HQ Resistence

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  1. Robert Wallace
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    Una nuova giornata per Robert si apriva, una nuova giornata in cui si trovava nel Quartier Generale della Resistenza Mutante, uno degli ultimi baluardi per la sopravvivenza della loro specie, assieme alla Xavier School, anche se questi non volevano ancora combattere la razza umana, nonostante tutto quello che avevano subito nel corso degli innumerevoli anni, fin da quando gli umani avevano capito che c'era qualcosa superiore a loro.

    Il gigantesco uomo fece il suo ingresso nel quartier generale, dove era ormai conosciuto dopo due anni passati a combattere con loro, a salvare altri Mutanti ed a sfidare il Governo negli ultimi tempi. Così superò alcune guardie all'ingresso della Metropolitana, dove i componenti della Resistenza si riunivano per progettare le prossime mosse, in quei vagoni oramai abbandonati, fuori dagli occhi del Governo e dei loro nemici, grazie a molte precauzioni, nonché grazie ad Intrigo, la loro giovane leader.

    Robert indossava semplici jeans, un paio di stivaletti neri, una camicia a scacchi blu aperta su una maglia scura che metteva in risalto la sua enorme stazza, mentre i suoi occhi si spostavano sui componenti delle Resistenza Mutante che era in quel momento presente, sempre troppo pochi rispetto alle forze che sarebbero servite per abbattere quel regime oppressivo.

    L'uomo fece uno sbuffo scuotendo il capo e strinse i pugni un poco infastidito e con quell'espressione dura sul volto che lo contraddistingueva sempre. Una volta fermatosi estrasse dalla tasca dei jeans un sigaro che accese, una volta portato alla bocca, con il suo fidato Zippo e buttò fuori dalla bocca una vampata di fumo grigio che parve ritemprarlo.

    Dopotutto era appena uscito dal turno notturno alla struttura di smaltimento dei metalli, poi una volta passatosi una delle sue grandi mani sul mento iniziò a parlare C'è Intrigo? domandò in modo diretto e schietto, senza troppi giri di parole come sempre, con la sua voce roca e bassa.
     
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  2. vadel
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    INTRIGO


    Non avevo chiuso occhio quella notte. In quel periodo facevo fatica a sgombrare la mente e prendere sonno. Il mio aspetto mostrava tutta la mia stanchezza e anche di più. Non avevo neanche voglia di nascondere le mie occhiaie con il trucco o con le mie illusioni. Passai parte della mattinata a sfogliare dei documenti che ero riuscita a prendere alla scuola del Professor X o quella che era sua una volta. Mi ero vestita svogliatamente: un paio di pantaloni mimetici infilati in un paio di comodi ma pesanti anfibi e una t-shirt nera slavata.
    Per quella giornata non avevo in programma nulla, avevo bisogno di un paio di giorni per riordinare le idee nella mia testa. Mi infilai come mio solito nella cabina del conducente all'interno di un treno dismesso a leggere le notizie sul giornale. Cercavo notizie sui mutanti, lo facevo da sempre, da quando ero bambina.
    "Certe abitudini non cambiano mai" Disse una voce di uomo che conoscevo fin troppo bene. Ormai quando mi trovavo da sola, ricreavo quasi istintivamente la figura di mio padre così come lo ricordavo, giovane e gentile. - Non è solo un'abitudine.. è una necessità - Dissi senza distogliere lo sguardo dal giornale, seduta sul posto del conducente, con le gambe appoggiate sui comandi della metro. Lo vedevo, vedevo mio padre con la coda dell'occhio e, anche se non era reale, era la mia illusione più bella di cui non riuscivo a fare a meno - Controllano il giornale, i media.. tutto.. ogni volta che leggo le notizie mi sale il veleno - dico a mio padre mentre sciolgo il pacchetto di sigarette che avevo chiuso nel risvolto della manica corta della maglietta. Anche il padre che mi ero creata non approvava questo mio vizio. Avevo iniziato a fumare a tredici anni ed ero anche riuscita a smettere con l'aiuto del Professor X quando studiavo nella sua scuola. Ripresi a fumare poco dopo essere entrata nella resistenza. Misi una sigaretta tra le mie labbra e cercai senza risultato un accendino.
     
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  3. :Thwle:
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    Nuke

    CASEY CALLAGHAN



    Il bello di quel centro operativo, sosteneva Casey, non era la sicurezza, né tantomeno la discrezione. Secondo l'irlandese il vero punto di forza era il parcheggio: era già stato lì una volta o due, e allora come quella mattina aveva trovato un parcheggio quasi vuoto non lontano dalla stazione della metropolitana incriminata. Certo, avrebbe potuto lasciare il taxi in uno dei posteggi dirimpetto l'ingresso della stazione abbandonata, ma il suo buonsenso gli aveva suggerito che avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualche curioso, che era esattamente ciò che la Resistenza voleva evitare. E a buona ragione, certo, nessun mutante aveva intenzione di finire al Saint Stan più di quanto non l'avesse Casey. Quindi la mattina presto, dopo il turno di notte, invece di filare subito al deposito e lasciare là il taxi andava dalle parti della vecchia metropolitana, non una parola con nessuno, e lo posteggiava in un piccolo parcheggio seminascosto tra i vecchi palazzi, abitati perlopiù da immigrati e gente che conosceva il valore della discrezione, soprattutto con la polizia.
    Per quelle strade non c'era nessuno, specie a quell'ora del mattino, ma la prudenza non era mai troppa e per quanto inquieto si sforzava di tenere un passo disinvolto, o quantomeno umano: solo ogni tanto, quando era assolutamente certo che nessuno lo vedesse, si concedeva un piccolo scatto. Era la prima regola del ricercato dopotutto, togliersi dalla strada il prima possibile.
    Quel giorno indossava pantaloni di tela verdi e una leggera maglietta bianca a maniche lunghe con un osceno scollo a V aperto sullo scarno petto irsuto dell'irlandese, e ovviamente i suoi immancabili occhiali da sole. Ai piedi, delle semplici scarpe da ginnastica nere, curiosamente marcate "sony" per un'evidente svista della fabbrica thailandese che le aveva prodotte.

    Quando si presentò al Quartier Generale con i capelli scompigliati e le maglietta scomposta, era chiaro che avesse corso.
    C'erano altri di loro, come al solito, ed erano sempre pochi da fare schifo. Alcuni ricoprivano il ruolo di guardie della base, e di solito lasciavano entrare solo facce conosciute o qualcuno il cui arrivo fosse strettamente previsto. Casey Callaghan bazzicava quel particolare "giro" da poco e in pochi avevano avuto modo di fare la sua conoscenza, ancora meno ricordavano già la sua faccia. Ma il brutto irlandese aveva una sorta di lasciapassare, una prova inequivocabile della sua pertinenza in quel luogo: gli bastava abbassare gli occhiali e fare in modo che gli addetti opportunamente occultati, come tutto il resto, roba che solo sapendo già dove cercare ci saresti arrivato e anche in quel caso avresti fatto più che fatica, vedessero per un attimo il bagliore rosso dei suoi occhi brucianti d'energia, perché nessuno dubitasse della sua natura. Il problema, ovviamente, è che lo stesso valeva per la gente "normale".

    Quanto ai presenti, da chi non aveva già conosciuto tendeva a guardarsi con attenzione, a meno che non attirassero in qualche modo la sua attenzione, come nel caso del gigante con la camicia a scacchi che sostava fumando davanti a una porta sorvegliata. La porta conduceva, si sapeva, all'ufficio di Intrigo, la lama che dirigeva la baracca.
    Lama, nello slang di Maynooth, indicava una bella ragazza, specie se pericolosa, oltre naturalmente al pezzo di metallo affilato. E quella Intrigo era una lama di quelle affilate.
    A catturare il suo interesse non era però tanto l'omone, quanto il fumo grigio che sputava come una ciminiera, e aveva tutte le dimensioni per rendere onore al paragone.

    "Scusa, socio, hai da accendere?"
    esordì con pesante accento irlandese dal fianco destro del gigante, sollevando leggermente davanti al volto una sigaretta da lui stesso confezionata, in un gesto dimostrativo di cosa dovesse accendere.
    Nonostante l'intenzione di sorridere cortesemente, la prima espressione che lampeggiò sul volto di Casey fu sospettosa e interrogativa.
    Trattenendosi da un ipocrita paragone con un mastino che mastica una vespa, giacché lui stesso non era una gran bellezza, incalzò con quello che ritenne il giusto tono interrogatorio, abbassando leggermente gli occhiali scuri con l'indice sinistro, rivelando gli occhi di brace:
    "Sei mica scozzese, socio?"





    Edited by :Thwle: - 23/6/2016, 16:42
     
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  4. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL



    Robert rimaneva fuori dal vagone di testa della vecchia linea metropolitana, continuava a fumare in tutta tranquillità il suo sigaro emettendo delle ampie nuovole di fumo grigio dalla bocca, per il momento non aveva intenzione di disturbare troppo Intrigo, dopotutto con tutti i problemi che aveva quella giovane ragazza si meritava del riposo, anche se la loro causa non poteva beneficiare di troppo tempo lasciato al caso, ogni minuto era un vantaggio per i loro nemici che approfittavano della superiorità in quasi tutti i campi della società, dovevano far sentire la loro voce in qualche modo.

    Così, con una mano in tasca e l'altra al sigaro rimase immobile, con le spalle all'ingresso del loro covo, almeno fino a quando sentì una voce molto vicina a lui che gli chiedeva da accendere. L'uomo si voltò lentamente facendo uno sbuffo di fumo dalla bocca e posò i suoi occhi scuri sulla figura che aveva davanti, ossia un uomo vestito in modo tranquillo simile a lui, con un paio di occhiali ed una sigaretta in mano.

    Passò qualche secondo così immobile a studiarlo per bene, non gli pareva di averlo mai visto in zona, e la sua espressione dubbiosa lo esprimeva benissimo, corrugando la fronte e aggrottando le sopracciglia, tuttavia dalla tasca dei pantaloni estrasse il suo Zippo e lo accese senza dire una parola, con il braccio teso verso di lui in modo tale che potesse accendersi la sigaretta.

    Nel sentire la domanda in merito alle sue origini si fece ancora più sospettoso, forse qualcuno gli aveva parlato di lui, oppure poteva trattarsi di un sospetto, ma non aveva modo di saperlo, pertanto restò sul vago già sono scozzese disse semplicemente con la sua voce roca prima di proseguire ed a sentirti parlare mi sembri Irlandese vero? domandò con un certo interesse, interesse che si accentuò quando l'uomo si abbassò gli occhiali rivelando degli occhi color del fuoco, sicuramente era uno di loro, un mutante, ma la natura del gigante lo portava sempre a sospettare di tutto.

    Così, una volta riposto l'accendino in tasca portò la mano chiusa a pugno contro le porte del vagone dove sospettava si trovasse Intrigo e bussò un paio di volte, senza certo voler attivare il suo potere di creare un terremoto sotto terra, del resto Intrigo avrebbe chiarito tutti i suoi dubbi su quella nuova persona.

    Riportata la sua attenzione sul Mutante davanti a lui riprese a parlare Sei nuovo di qui? domandò con maggiore interesse, pur rimanendo sempre di poche parole come suo solito.
     
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  5. vadel
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    INTRIGO


    Ero nervosa, così nervosa che era quasi palpabile per quanto fossi seria. Non trovavo l'accendino e nella mia testa cercavo di ricordare dove lo avevo lasciato l'ultima volta che mi ero accesa una sigaretta. Il vagone del treno in cui mi trovavo, il primo o l'ultimo dipende dai punti di vista, era solo ed esclusivamente mio. Gli altri condividevano gli spazi e, i ragazzi che non avevano altro luogo dove stare dormivano anche nello stesso ambiente. Io no. Quel posto era il mio ufficio e per quanto ricevevo spesso visite, gli alleati come entravano dovevano uscire. Era da una settimana che mi ero trasferita al nostro quartier generale. Il palazzo dove vivevo si trovava in un quartiere dove avevano cominciato a fare dei controlli per scovare i mutanti e io non avevo altra scelta.

    Quando sentii bussare la figura di mio padre svanì all'istante ed i miei occhi tornarono del loro grigio naturale. Mi alzai da quella posizione tutt'altro che composta ed uscii in breve tempo dalla cabina del conducente per raggiungere il vagone - Avanti - Dissi svogliatamente mentre i miei occhi saettavano per tutto il mio "ufficio". Da un lato, quello più vicino al posto di guida, era occupato da una scrivania, al centro c'era uno spazio vuoto adibito ad ingresso dove c'erano l'uniche porte scorrevoli che ancora si aprivano. Parte dei posti a sedere erano stati smontati per fare spazio ed all'estremo opposto alla scrivania c'era un materasso buttato a terra. Wall mi aveva aiutato a portare alcune cose dal mio appartamento alla metro, per questo forse quel posto aveva un aspetto piuttosto rozzo. In realtà non avevo alcun bisogno di rendere il vagone accogliente, ovunque si spargevano carte, penne, bottiglie di alcolici con qualche altro vizio che mi teneva attiva a lungo, posacenere e pacchetti di sigarette… ma mai un cazzo di accendino. Mi passai una mano tra i capelli per cercare di essere il più presentabile possibile.. ecco cosa mancava, uno specchio per potermi dare un tono, non potevo continuare a specchiarmi con la fotocamera del telefono. Ero così presa dalla mia ricerca del fuoco che nemmeno mi resi conto di non avere in dosso i miei guanti. Le mie mani dunque risultavano nere come la pece, dalle punte delle dita fino ai polsi dove lo scuro andava sfumando


     
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  6. :Thwle:
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    CASEY CALLAGHAN



    Appena il gigante tirò fuori l'accendino e ne fece scaturire una fiamma che avvicinò a Casey, questi lo ringraziò silenziosamente con uno dei suoi sorrisi, più simili a ghigni diabolici per come gli assottigliavano le labbra e gli scoprivano la dentatura feroce. Dopodiché si infilò la sigaretta tra le labbra e così reggendola la avvicinò con cautela alla fiammella.
    Quando la sigaretta si accese, Casey si ritrasse e nascose le mani nelle tasche dei pantaloni.
    Il gigante dall'aria burbera, intanto, confermò ciò che Callaghan sospettava.

    "Ah, c'ho preso! Te l'ho letto in faccia, Sir, ho un certo occhio per quelli della Vecchia "
    sbottò entusiasta, per poi rispondere con un altro sogghigno furbesco
    "Aye, di Maynooth! Fa sempre piacere trovare qualcuno della Vecchia, anche scozzese, in questo covo di yankees...senza offesa!"
    concluse rivolto a una delle "guardie" lì presenti, mentre traeva boccate di fumo che andava a incorniciargli il volto luciferino.

    L'omaccione scozzese bussò alla porta del vagone di testa, assestando un paio di colpi misurati ma lo stesso poderosi. Qualunque fosse la sua peculiarità, rifletté Casey, di certo non aveva necessità di sbandierarla ai quattro venti per cavarsela quando si veniva alle mani.
    Il gigante voleva evidentemente parlare con Intrigo, ma nell'attesa sembrava essere disposto a fare due chiacchiere e Callaghan non avrebbe certo rifiutato la compagnia dell'uomo, la cui aria schietta gli andava decisamente a genio.

    "Aye, nuovo, anche se tutta questa storia di nuovo non ha nulla. Era così anche prima, la situazione, dico, solo che adesso hanno alzato il culo flaccido che si ritrovano. Perché non si ricordano la sensazione dello stivale. "
    ringhiò con disprezzo sputando fumo e facendo lampeggiare gli occhi di rubino.
    "E noi, socio..."
    sorrise malizioso allo scozzese, mentre con un gesto circolare dell'indice raggruppava idealmente
    tutti i presenti
    "...noi siamo lo stivale!"

    Proprio in quel momento la bussata del colosso sembrò sortire effetto, perché dall'altra parte della porta dello scompartimento giunse una voce femminile che invitava ad entrare.
    Casey si sfilò immediatamente gli occhiali in modo da usare le lenti come specchio mentre si risistemava il ciuffo di capelli castani e ritraeva le labbra per assicurarsi di non avere pezzi di cibo incastrati tra i denti.

    "Come vado?" domandò distrattamente allo scozzese, continuando ad esaminare il suo riflesso con aria truce, come per collaudare la sua gamma di espressioni più gravi.
    Quando ebbe finito, trovandosi tutto sommato soddisfatto dell'ispezione a giudicare dall'espressione da "poteva andare peggio", inforcò nuovamente gli occhiali.


     
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  7. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL



    La conversazione con il suo nuovo commilitone a quanto pare stava andando bene, era un Irlandese fiero come tutti delle proprie origini, e pareva una persona schietta e diretta proprio come piacevano a lui, pertanto il gigante rimase a fumare il suo sigaro con tutta calma tenendo la mano destra nella tasca dei pantaloni e gli occhi diretti sul Mutante davanti a lui.

    Solo dopo qualche momento si concesse una smorfia che poteva passare come un sorriso prima di continuare Quello è vero, fa piacere trovare qualcuno con dei valori così radicati con la madre patria, anche se sinceramente l'ultima volta che ci sono stato saranno stati quarant'anni fa ammise semplicemente con la sua voce bassa pensando all'ultima volta che aveva visitato la Scozia da bambino, quando ancora le cose erano semplici.

    Nel venire a parlare della situazione attuale dei Mutanti, Robert vide come il suo nuovo compagno si accendesse molto, sicuramente non era una persona che sarebbe stato facile frenare, anche se in quel momento poteva essere un buon supporto alla causa mutante, dopotutto erano in uno svantaggio micidiale, la maggior parte di coloro che si salvavano dai rastrellamenti erano adulti con esperienza nella gestione dei propri poteri, ma vi erano centinaia di giovani sbandati la fuori che venivano catturati tutte le settimane e portati in quel carcere che si era ripromesso di distruggere con le sue mani.

    Dopo l'ennesima boccata di fumo Robert riprese parola su questo ti do ragione, la situazione è sempre la stessa, cercano sempre di controllarci ed in questi anni ci stanno riuscendo, ma presto si renderanno conto che hanno fatto un grosso sbaglio, hanno radicalizzato anche i più tranquilli tra noi, è questo ha un prezzo affermò con convinzione e aggrottando le sopracciglia. Dopotutto era vero, l'ondata di repressione, arresti e pattugliamento contro i mutanti avevano fatto in modo di fermarne molti, ma d'altro canto erano anche riusciti a portare molti mutanti con idee di dialogo a voler combattere per la sopravvivenza della specie.

    Dall'interno del vagone sentì la voce familiare di Intrigo, quella ragazza che conosceva da diversi anni e che considerava come una buona amica oltre che come capo della Resistenza, così allungò la sua mano in modo tale da azionare il comando delle porte a scorrimento in modo da poter entrare nel vagone destinato a ufficio di Intrigo e che, in parte, aveva aiutato ad arredare.

    Nel vedere il commilitone darsi una sistemata prima di entrare e chiedere come stava alzò le spalle poderose Bah si limitò a proferire parola per poi riprendere ad ogni modo il mio nome è Robert, ma puoi chiamarmi Wall se vuoi un primo spiraglio di confidenza verso il nuovo venuto, per poi tornare a farsi silenzioso come sempre mentre si faceva largo all'interno del vagone.

    L'ufficio di Intrigo era molto molto semplice, una scrivania, un materasso e poco altro, tanti pacchetti di sigarette e bottiglie sparse, oltre a molti fogli, una volta entrato Robert continuò a fumare il suo sigaro fino a quando non scorse la figura di Intrigo, quella piccola ragazza bruna alla quale il gigante fece uno dei suoi rari sorrisi tra la barba folta, per poi proseguire Ciao Intrigo, tutto bene? domandò subito osservandola con occhio critico, come a voler capire se c'era qualcosa di nuovo che la turbava.

    I suoi occhi infine si spostarono per un secondo sulle sue mani senza guanti, che le mostravano completamente scure, ma non ci diede peso. Così il gigante si mosse da parte in modo da dare spazio anche al nuovo venuto ed incrociò le braccia sull'ampio torace, spostando il suo sguardo dalla figura di Intrigo a quella dell'Irlandese.
     
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    Harvey Foster - Time Lapse
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    Avevo deciso, sarei entrato nella Resistenza perchè il Governo aveva davvero raggiunto il limite e fatto irritare anche una persona tranquilla come il sottoscritto. Nel frattempo che il taxi percorreva le strade della città mi limitai a guardare attentamente ogni movimento all'esterno del finestrino. Sapevo le cordinate del Quartier Generale, dovrebbe essere stato nascosto in una metropolitana, e seppur fosse la prima volta che ci andassi sperai che non avrei avuto troppi problemi a trovarlo. "Certo che quei mutanti sono propio una seccatura. Lei che ne pensa?" Chiesi con fare pacato mentre continuavo a guardare fuori dal finestrino stavolta con uno sguardo lievemente più distratto. Il mio aspetto era così nella norma che nessuno avrebbe mai potuto sospettare di me a meno che non mi avesse visto all'opera e ciò era molto utile per fare quel tipo di doppio gioco. Fingere di essere quel che non si era per ottenere informazioni. "Perchè ne parlano tutti? Sono pericolosi, no? E il governo sta facendo un ottimo lavoro." Si limitò a rispondere l'uomo con un tono che voleva apparire sicuro anche se era fin troppo evidente una traccia di paura nella sua voce. "Assolutamente. Ci penserà il Governo a dargli ciò che si meritano." Finsi di dargli ragione con tono deciso e convinto. L'avevo detto io che il vecchio Fitz Forster, colui da cui avevo preso spunto per il mio attuale cognome, fosse stato un eccezione. Ma il grosso della popolazione, oh beh, era propio tutto il contrario e il Saint Stan non appariva molto diverso dalla stanza dell'orfanotrofio in cui ero stato rinchiuso anni prima. Era la stessa, identica, cosa solo più grande e meglio attrezzata per evitare fughe. Che schifo. "Mi lasci pure qui." Dissi in modo freddo facendo fermare la vettura vicino a un locale per depistare l'attenzione. Pagai e poi scesi. Mi guardai attorno, il luogo che stavo cercando non doveva essere troppo distante. Avrei volentieri voluto correre per arrivare prima visto che era copletamente impensabile usare il mio potere, forse avrei potuto fermare il tempo ma era comunque pericoloso e qualcuno all'esterno dell'area presa dalla mia mira avrebbe potuto vedere. Assolutamente no, era fuori discussione. Era troppo rischioso girare lì fuori, così mi limitai a camminare tranquillamente per non destare eventuali sospetti fino a quando non notai quella che doveva essere la mia meta. Una volta arrivato nei pressi della vecchia metropolitana notai dei tipi di guardia che si misero a guardarmi in cagnesco oltre ad avere tutta l'aria di potermi fare qualunque cosa da un momento all'altro. "State calmi, sono dei vostri." Mi limitai a dire mantenendo le mani ben in vista e per poi lanciare il berretto e bloccarlo lì a mezz'aria. "Sono Foster, dovreste saperlo che dovevo venire oggi." Continuai poi con serietà mentre riprendevo in una mano il berretto con nonchalance. "Posso parlare con Intrigo? Oppure i nuovi non possono avere questo onore?" Chiesi con una lieve vena di ironia per poi venire scortato per qualche passo verso uno dei vagoni dismessi. A quel punto mi lasciarono andare da solo verso il vagone in testa nel quale notai che la porta fosse rimasta accostata. Bussai. "E' permesso?" Domandai calmo per poi aprire lentamente la porta e ritrovarmi davanti tre individui: la ragazza doveva essere Intrigo mentre l'identita degli altri mi era totalmente ignota, comunque sia i due uomini erano praticamente l'uno l'opposto del'altro, uno grosso e massiccio mentre l'altro particolarmente magro. "Mi scusi per il disturbo, sono Harvey Foster." Mi presentai rivolto all'unica donna lì presente senz'altro senza poter nascondere il mio naturale accento londinese mentre ancora tenevo stretto in una mano il berretto dalla forma schiacciata.

     
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  9. vadel
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    Alaska Jones - INTRIGO
    B#1
    « The only limit is your imagination »



    Con un calcio spostai una scatola piena di libri che non capivo come poteva sempre finirmi tra i piedi, tenevo il mio ufficio disordinato come se non mi importasse di vivere in un posto decente. In effetti era quasi invivibile. In quei momenti mi veniva voglia di abbandonare la metro per tornare al mio appartamento. Quello sì che lo tenevo in ordine. Ma come potevo essere ordinata quando nella mia testa non ero tranquilla?

    Mi avvicinai all'ingresso proprio mentre la porta si stava aprendo, trovandomi di fronte quei quadri enormi della camicia di Robert. L'odore del sigaro mi aveva avvertito del suo arrivo ancor prima della sua pesante e cadenzata bussata. - Sto benissimo - Dissi stringendo tra le labbra la sigaretta ancora spenta. Adoravo il modo in cui Wall mi sorrideva, non credo di averlo mai visto sorridere ad altri in mia presenza. Per me lui era un punto di riferimento, una persona di cui mi potevo davvero fidare. Un luccichio alle spalle del mio amico mi distrasse per qualche istante. Era Casey con i suoi occhiali da sole sebbene lì sotto terra non ci fosse poi tanta luce, ma non era per quello che li portava ed io lo sapevo bene. - Già fatte le presentazioni? - Dissi facendo cenno al tipo secco di entrare. In quel momento mi accorsi del nero sulle mie mani. Non ero abituata a mostrare il mio vero aspetto e non avevo alcuna voglia di cominciare proprio da lui che non lo conoscevo poi più di tanto.

    L'odore del sigaro di Robert mi infastidiva ma allo stesso tempo riusciva a calmarmi. Non glielo avevo mai detto credo, lui aveva i suoi vizi e io i miei, ero fiduciosa del fatto che nessuno di noi due si giudicasse. Un'altro odore forse sfilò sotto le mie narici, un odore più attraente.
    Era Casey che stava fumando. Potevo chiedergli l'accendino o meglio avrei potuto chiedere a Wall il suo zippo ma mi piaceva molto divertirmi con i Miei ragazzi. Mi avvicinai al ragazzo irlandese portandomi proprio di fronte a lui, così vicino da poter aspirare direttamente il fumo che stava sputando. Alzai la mano destra e provai a prendere la sigaretta dalle sue labbra. - Posso? - Dissi quasi a bassa voce fissando i suoi occhiali a goccia con i miei occhi naturalmente grigi. Non avevo un ragazzo e non stavo con un uomo da più di un anno, non solo perché la Resistenza occupava il 100% delle mie giornate ma perché il mio potere mi impediva di avere un rapporto normale. Per questo quando potevo, il mio lato femminile mi spingeva a flirtare un po'.

    Sentii un'altra voce unirsi a noi, una voce che non ricordavo aver già sentito. Foster, Harvey Foster quello nuovo. Spostai gli occhi su di lui con un leggero sorriso tra le labbra - Benvenuto, accomodati pure dove preferisci -

     
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  10. :Thwle:
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    Nuke

    CASEY CALLAGHAN



    "Bah, il punto non è quando ci sei stato, sono le budella, aye!"
    lo rassicurò energico Casey, sorridendo complice e strattonandosi lievemente la maglia per rafforzare il concetto.
    "Radicalizzano i calmi, figurati un bastardo irlandese! Casey, comunque, piacere di conoscerti, Sir."
    ridacchiò nasale puntandosi il pollice contro il petto come a dire "sì, si parla proprio di me", restando alle calcagna di Wall mentre questi incedeva verso il vagone-ufficio e ne apriva la porta, per poi farsi subito da parte, conscio che se fosse rimasto in mezzo Casey non avrebbe visto un accidente.
    Alla soglia della porta, Intrigo, la ragazza stranamente responsabile di quell'assembramento. Non che Casey avesse qualcosa contro la direzione femminile, anzi, se c'era una cosa di cui nessuno avrebbe mai sentito l'irlandese lamentarsi era proprio l'eccesso di belle donne: tuttavia era davvero insolito trovare una lama del genere che rivestisse quel genere di ruolo.

    "Ci siamo conosciuti, aye" confermò prelevando dalla bocca la sigaretta con le dita, "...e ti dico che abbiamo abbastanza scozzese da rispedirli tutti a casa a calci'n culo. Due volte!" proclamò trionfale e sanguigno abbassando di un centimetro le lenti da sole per strizzare un occhio incandescente a Robert, mentre muoveva qualche passo nell'ufficio come indicatogli dalla padrona di casa e infilava nuovamente la sigaretta tra le labbra, aspirando profondamente.
    Il gesto d'invito attirò l'attenzione di Casey sulle mani nere della ragazza. Non erano certo un mistero, e se qualcuno poteva esserne disturbato non era certo "occhi-di-brace" Callaghan. Si poteva anzi dire che le trovasse confortanti, come del resto valeva per qualunque segno evidente di mutazione.
    L'irlandese non era certo tipo da lanciarsi in melodrammatiche dissertazioni sulla condizione di quelli che come loro erano costretti a nascondersi, ma nei primi anni era arrivato talvolta a sentirsi davvero "solo", nel senso più radicato del termine, inforcando gli occhiali da sole per uscire in piena notte.

    L'ingresso andava rapidamente riempiendosi del fumo prodotto dagli sforzi congiunti di Casey e Wall, e a giudicare dai pacchetti di sigarette sparsi sul pavimento sarebbe stato facile intuire, anche per chi non lo sapesse, che la stessa Intrigo avrebbe felicemente offerto il suo contributo.
    Come a confermare l'evidenza, la ragazza si avvicinò con passo fatale all'irlandese, arrestandoglisi quasi a ridosso, tanto vicina che il fumo che uscì dalla bocca di Casey le andò a incorniciare il volto mentre gli occhi grigi di lei inchiodavano quelli rubino di lui attraverso le lenti scure.
    Una delle nere mani stregate di Intrigo salirono alla sigaretta tra le labbra di Callaghan, al ché la ragazza chiese se potesse averla. Conscia della sola risposta possibile, questo era chiaro.

    Gli occhi del generatore umano sfolgorarono al punto che la luce fu chiaramente visibile anche attraverso le lenti oscurate, mentre gli angoli della bocca gli si incurvavano nel ghigno furbesco suo marchio di fabbrica. Dischiuse le labbra quanto bastasse al capo della Resistenza per prelevare la sigaretta, soffiandole delicatamente sotto il naso un'ultima boccata di fumo.
    Quanto a lame, donne, Casey non ne aveva avute molte di recente a causa dell'isteria anti-mutante, e gli 8 anni di prigione non avevano certo contribuito.

    E quella era una lama, si diceva, affilatissima.

    A turbare quel momento perfetto fu un bussare alla porta appena accostata, seguito dal lento aprirsi della stessa a rivelare un nuovo arrivato.
    Questo era un giovane uomo, Casey non avrebbe saputo dire con certezza quanto più giovane di lui, un belloccio tirato a lucido, che educatamente si scusava per il disturbo con un accento che l'orecchio allenato di Casey non faticò a identificare come inglese, facilmente di londra o dintorni.

    "Ah! Non ci credo, adesso ci manca solo un gallese!"
    esclamò accogliendo il giovinastro col suo miglior ghigno diabolico, mentre i suoi occhi ancora bruciavano con eccitata intensità dietro gli occhiali scuri, si sperava (non che lo sperasse Casey, a lui non importava) deviando l'attenzione dei presenti da qualunque altra evidente reazione fisica a quel piccolo momento di tensione.


     
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  11. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL



    Robert una volta entrato nella stanza si diresse verso la parete opposta all'ingresso, poggiando la sua schiena contro il metallo del vagone della metropolitana, ed incrociando le braccia sul petto, in modo anche da poter fumare meglio. E da quella posizione stette a vedere Intrigo e il modo in cui gli aveva risposto, per lui era come una specie di figlia da proteggere, nonostante non ce ne fosse assolutamente bisogno, ma avrebbe fatto di tutto per lei e per proteggerla.

    Così alle sue parole si limitò ad annuire, per poi seguire il suo fare con Casey l'Irlandese ed il modo in cui era riuscita a flirtare con lui, probabilmente per gioco e per prendersi la sigaretta, l'unica reazione di Robert fu l'ennesimo sbuffo di fumo e un breve borbottio, che poteva passare per un lieve divertimento, nonostante la sua espressione dura non fosse mutata.

    Le parole di Casey in merito al suo essere scozzese, oltre all'apprezzamento nei suoi confronti gli fecero guadagnare un cenno del capo, in segno ringraziamento, da parte del gigante nei confronti dell'Irlandese Anche l'Irlandese mi pare agguerrito si limitò ad affermare con la voce rauca e spostando una delle sue grandi gambe mettendo la pianta dello stivaletto contro la parete metallica che risuonò, grazie al contatto con il cuoio ed alla mole dell'uomo.

    Certo i giochetti di Intrigo erano sempre carini, ma per il carattere dell'uomo si doveva tornare a lavoro dopotutto, difatti stava per proferire parola nei confronti della ragazza, quando all'improvviso la porta si aprì e fece il suo ingresso un altro giovane ragazzo. La prima reazione di Robert fu quella di staccarsi dalla parete in modo tale da poter contrastare eventuali minacce, data la sua posizione davanti alla porta, il movimento fu effettuato con estrema calma.

    Mentre si muoveva approfittava per scrutare da capo a piedi il nuovo giunto, sembrava una ragazzo abbastanza giovane questo Harvey Foster, per pura precauzione il gigante strinse i pugni tenendosi pronto, ma fu solo questione di un momento, dato che Intrigo tranquillizzò tutti accogliendolo con tranquillità, probabilmente avendolo reclutato lei stessa, alla fine riuscì a fare anche una breve smorfia di apprezzamento alla battuta di Casey in merito alla possibile provenienza di Harvey.

    Robert così poté continuare a dare le ultime boccate al sigaro prima di spegnerlo in un vicino posacenere, poi si avvicinò al nuovo arrivato e cercò di dargli una pacca sulla spalla, con la sua espressione dura Sono Wall, benvenuto poche parole ed essenziali, il suo nome da battaglia, ed il suo benvenuto nella Resistenza, non era un oratore, non era un Leader carismatico, era un soldato e tanto bastava al momento.

    Poi si rivolse finalmente ad Intrigo Ti sei data da fare amica mia, molte facce nuove commentò rivolgendosi a lei con una voce più amichevole per poi continuare qualcosa in ballo? domandò infine curioso di sapere se quei nuovi membri della Resistenza erano stati reclutati per una missione specifica, oltre al fatto di riunirli sotto un'unica bandiera.
     
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    Harvey Foster - Time Lapse
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    Una volta dentro non potei evitare di notare la prima reazione dell'omaccione il quale si staccò dalla parete contro cui era appoggiato per rivolgersi verso di me. Certo con estrema calma, ma questo non mi impedì di capire che probabilmente egli si fosse istintivamente spostato per contrastare un eventuale minaccia. Rimasi a fissarlo impassibilmente mentre quello mi scrutò da capo a piedi, rimase lì fermo e strinse i pugni almeno finchè la voce di Intrigo non tranquillizzò quella lievissima, seppur ben giustificata, tensione. Mica ci si poteva fidare a primo impatto delle facce nuove visti i tempi che correvano. L'esclamazione del tipo magro dallo spiccato accento irlandese non potè che spostare poi la mia attenzione su di lui, portava degli occhiali da sole da cui dietro notai provenire un bagliore rosso mentre quello mi rifilò un ghigno diabolico. Alzai un attimo un sopracciglio con fare interrogativo rimanendo a fissare quel singolare individuo. "Ah, si? Ne deduco quindi che lui" A quel punto diedi una veloce occhiata al tizio grosso, poichè di certo non poteva essere la donna l'elemento mancante. "sia scozzese." Dissi con la mia solita pacatezza seppur non nascosi una lieve nota divertita. "Cosa siamo, tipo la divisione UK?" Aggiunsi poi con evidente ironia vista quella curiosa situazione. Insomma, eravamo in America mica era così comune ritrovare in uno stesso luogo al primo colpo gente dei paesi limitrofi al propio. L'omaccione nel frattempo si era spento il suo sigaro in un vicino posacenere, perchè pareva che lì dentro fossero tutti fumatori incalliti, e poi si era avvicinato a me per darmi una pacca su una spalla mantenendo un espressione dura e presentandosi come Wall. "Senza dubbio un soprannome azzeccato visto la stazza." Commentai sempre con una piccola punta di ironia. Dopodichè mi mossi con qualche calmo passo osservando quello che doveva fungere come ufficio di Intrigo mentre mantenni attentamente l'udito per ascoltare ciò che l'uomo ebbe da dire all'attuale capo della Resistenza. "Già, come sta messa la Resistanza in quanto a piani? E le priorità quali sono?" Chiesi riprendendo la mia serietà in seguito alla domanda di Wall. Sperai vivamente che fossero ben organizzati perchè di certo non ero venuto lì per perdere tempo.

     
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  13. vadel
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    Alaska Jones - INTRIGO
    B#1
    « The only limit is your imagination »



    La reazione di Robert all'ingresso dell'inglese mi fece sorridere in sua direzione. Non avevo mai avuto una persona che tenesse a me in quel modo, senza nulla di particolare in cambio. Lo amavo. A modo mio ma lo amavo come un fratello maggiore. Questo perché un padre lo avevo e me lo ricreavo ogni giorno sebbene non potesse proteggermi dagli altri ma solo da me stessa, dalla mia follia. Dovevo molto alla Resistenza e per questo gli stavo dedicando i miei migliori anni.
    - Se volete posso lasciarvi qui da soli a bere il tè con il latte e i biscottini - Dissi in risposta alle loro battute

    Sfilai la sigaretta dalle labbra di Casey e togliendo la mia, che ancora tenevo spenta in bocca, tirai il fumo per trattenerlo quanto bastava nei miei polmoni. Sostenni il suo sguardo rosso e lo imitai per qualche secondo creando l'illusione di avere anche io il suo energico potere. Non avevo intenzione di rubargli al sigaretta anche se sapevo benissimo che me l'avrebbe ceduta volentieri… e non perché ero il capo della Resistenza.
    Riportai la mia di sigaretta alla bocca ed usai l'estremità di quella dell'irlandese per accendere la mia. - Grazie - Dissi con un sorriso ed un'occhiolino restituendogli la sigaretta, ora che avevo la mia.

    Mi spostai poi verso la mia scrivania lentamente. Una pila di fogli esagerata era sporcata con evidenziatore e appunti scritti da me, circondata da almeno due posacenere con diversi pacchetti di sigarette, dollari di carta e una carta di credito. Mi stavo sedendo sul tavolo mentre rispondevo a Robert - e ne arriveranno altri.. abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile - Come le guardie infami umane, anche io stavo rastrellando la città per reclutare tutti i mutanti che trovavo. Stavo per rispondere a Robert mentre le domande del curioso Foster mi riportarono a porre l'attenzione su di lui. Era nuovo, fresco di giornata, non poteva sapere molto sui nostri "piani" - Credo che converrai con me, Signor Foster, che uno dei nostri obiettivi primari ora sia liberare i ragazzi del Saint Stan - E dovevamo essere NOI a farlo.. ma questo non lo dissi ad alta voce. Parlavo con la sigaretta tra le labbra che ondeggiava ad ogni movimento della bocca. La spostai solo per ciccare nel posacenere - Se avessimo avuto abbastanza uomini saremmo già a buon punto ma.. Credo che quello che sto per chiederti non ti piacerà ma ho bisogno che tu - Diedi un'occhiata a Robert - ed altri andiate alla scuola di Xavier per controllare che sia un posto sicuro. So che non sei un diplomatico quindi.. - Spostai l'attenzione su Foster e Casey - Volontari?

     
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  14. :Thwle:
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    CASEY CALLAGHAN

    Casey sogghignò per l'espressione interrogativa che l'inglese gli rivolse, e poi ridacchiò udibilmente sentendolo parlare. Al ragazzo non mancava certo lo spirito e più di questo Callaghan non avrebbe potuto chiedere.
    Quanto a Wall, quando quel Mr. Foster aveva infilato il muso nell'ufficio lui era scattato sull'attenti, e l'irlandese non aveva dubbi che se solo il nuovo arrivato avesse fatto qualche cazzata si sarebbe trovato a guardarsi alle spalle da un collo torto, neanche il tempo di un fugace "Dio salvi la Regina".
    Oh, di certo lo scozzese non aveva accantonato il suo fare calmo, ma Casey aveva imparato con l'esperienza che quando puoi contare su una certa velocità di movimento cominci a fare l'occhio a tutte le avvisaglie di tensione, perché correre come un treno non ti salva la pellaccia se non capisci al volo quando devi portarla via.
    Ma subito Intrigo aveva fatto intendere che fosse tutto apposto, il londinese non aveva fatto nulla per contrariare Wall e questo era tornato il bonario gigante dall'aria seria, dando persino il suo burbero benvenuto al giovanotto inglese.

    Casey, da eterno adolescente, non riuscì a trattenere del tutto una sciocca risatina maliziosa quando Wall suggerì che il capo della Resistenza si fosse "data da fare", ma gli riuscì quantomeno di affettarla e soffocarla subito.
    Nel mentre, Intrigo era andata a sedersi sulla scrivania, come il resto inghiottita dal disordine di lavoro accumulato e vizi mantenuti, e rispondendo agli interrogativi di Mr. Foster tirò finalmente fuori il reale motivo della loro presenza lì, flirt e battutine a parte.
    Amenità che Casey apprezzava, alcune decisamente più di altre, ma ogni secondo che passavano senza guadagnare vantaggio era un piccolo passo verso le celle del Saint Stan, senza contare che non era buona norma tenere impegnato il taxi troppo a lungo oltre il proprio turno. Perché a questo genere di cazzate seguivano sempre delle domande.

    "Non fargli domande sciocche, sciocchi scherzi non ti farà" gli aveva detto una volta un suo amico, se così si poteva definire, un ragazzo di Ashford appassionato di eroina e di Stephen King. Poiché sicuramente non stava citando qualche saggio ed eminente tossico, quelle dovevano essere parole di King.
    Circa le domande del proprietario della compagnia in caso il taxi non fosse tornato per un'ora ragionevole, si poteva prevedere che si facessero sciocche alla svelta, specialmente se la tensione avesse tradito l'irlandese facendo sì che la luce rubino dei suoi occhi baluginasse attraverso le lenti scure. E a quel punto, col rischio di una denuncia e un biglietto di sola andata per Saint Stan, lo "scherzo" che Casey si sarebbe trovato a giocare al capo della compagnia sarebbe stato ben più che sciocco.

    Ma come si diceva, era arrivato per fortuna il momento di parlare di lavoro, e pareva che i presenti fossero chiamati a svolgerlo gomito a gomito benché interpellati come "volontari" a supporto di Wall. Nessun dubbio sulla scarsità di alternative a disposizione di Intrigo, Casey non si sarebbe opposto nemmeno in caso contrario.
    Ognuno a modo proprio i due gli avevano fatto da subito una buona impressione, e che una cosa del genere accadesse due volte nello stesso giorno, oltretutto con frequenza tanto serrata, era una rarità più eccezionale di qualunque mutazione bizzarra i suoi nuovi colleghi potessero nascondere dietro il loro aspetto, se non ordinario, comunque perfettamente normale.
    Quanto al compito da portare a termine, Casey accusò una piccola fitta di delusione, tradotta nel linguaggio del corpo con un sopracciglio inarcato dal dubbio. Non che si aspettasse di fare irruzione quel giorno stesso al Saint Stan, ma contava di poter almeno dare al nemico un assaggio della furia dell'Homo Superior, che si facesse un'idea della misura del proverbiale stivale il cui principio aveva illustrato poco prima al gigante scozzese.
    Quello che il capo della Resistenza proponeva sembrava un sopralluogo da ispettori della sicurezza, oltretutto in territorio non amico, forse non esattamente alleato, ma se non altro fratello.
    Sì, così si sarebbe potuta definire la scuola di Xavier dal punto di vista della Resistenza, o più correttamente di Casey Callaghan: un fratellino impaurito che era restato a poppare alla tetta della mamma, finché la mamma non era scomparsa nel nulla in compagnia dello zio scapolo, e che ora si rifiutava di crescere lasciando al fratellone il lavoro sporco. E poco importava che la "mamma" in questione fosse un telepate paralitico, la metafora, secondo l'immodesto parere di Casey, filava liscia come il whiskey.
    Ma non poteva essere un caso che, tra tutti i mutanti in circolazione, proprio quella piccola lama tagliente fosse a capo dell'ultima speranza dell'Homo Superior, cuore pulsante e testa pensante di quel metaforico, agguerrito figlio di buona donna del "fratello maggiore".

    "Casey Callaghan al tuo servizio, Miss!" sentenziò l'irlandese con un sorriso luciferino dipinto sul volto e gli occhiali abbassati quel tanto che bastava per mostrare gli occhi sfolgoranti dietro di essi.


     
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  15. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL
    IMMAGINE PG
    « Non sbattere la testa contro al Muro. »

    Alla fine vi erano state molte battute e molta ironia, specie da parte dei nuovi arrivati, Robert non criticava troppo quelle cose, dopotutto non erano stinchi di santo o soldati, ma lo sarebbero dovuto diventare, avrebbero dovuto avere rispetto e fiducia l'uno nell'altro se volevano avere qualche speranza di poter affrontare un vero e reale combattimento.

    La Resistenza aveva bisogno di uomini forti e pronti a battersi, ed i nuovi arrivati, seppur con le loro abissali differenze sembravano persone affidabili. Così si limitò a fare una breve smorfia di apprezzamento nei confronti di Harvey alla battuta sulla divisione UK, dopotutto non aveva torto, un Inglese, un Irlandese ed uno Scozzese poteva essere l'inizio di una barzelletta.

    In merito all'apprezzamento sulla stazza il gigante si fermò ad osservare intensamente Harvey con i suoi occhi scuri per qualche secondo, senza dire una parola e tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni per poi fare un cenno con la testa in segno di approvazione, dopodiché si limitò a seguire Intrigo vicino alla sua scrivania e ad ascoltare quanto aveva da dire il capo della Resistenza.

    Alle parole sul Saint Stan Robert dovette trattenere la sua rabbia facendo un sospiro molto nervoso ed accentuato, aveva giurato a se stesso che avrebbe distrutto la struttura con le sue mani, quel carcere rappresentava secoli di odio contro i Mutanti ed in particolare contro ragazzi innocenti, ma sperava che presto potessero sperimentare cosa potevano fare i non innocenti.

    Tuttavia, concordava con Intrigo che erano ancora troppo pochi per poter fare qualcosa di serio, ma quando sentì la missione di andare alla Xavier il gigante chinò il capo. Aveva passato tanti anni in quella scuola, aveva imparato ad utilizzare i suoi poteri, aveva fatto amicizia per quanto possibile con altre persone ed aveva anche insegnato per un breve tempo, ma poi alla fine dopo la partenza del Professore, nonché per via di quello che aveva iniziato a fare il Governo, aveva deciso di fare qualcosa di più per la sua causa, di più efficace.

    Però ancora adesso non sopportava chi riteneva le persone della Xavier deboli, erano altamente preparati e potenti, solamente avevano una visione diversa di come potevano convivere i Mutanti e gli Umani, una visione che in questi tempi difficili era complicato portare avanti, perché non c'era dialogo con il Governo.

    Dopo qualche secondo alzò nuovamente la testa, Intrigo aveva riconosciuto che lui non era un diplomatico e aveva chiesto chi potesse accompagnarlo e subito l'Irlandese aveva risposto all'appello Grazie Casey, sicuramente tu parlerai meglio di me affermò con un cenno del capo a segno di intesa con l'Irlandese.

    Ma la sua attenzione si portò sempre su Intrigo Non ti nego che tornare lì apra qualche ferita, tuttavia per il bene della Resistenza non mi tirerò certo indietro, anzi dovrei avere ancora qualche conoscenza dentro, spero che possa servire. affermò con la sua voce roca per poi prendere dalla tasca un altro sigaro ma senza accenderlo, lo tenne tra le dita della sua mano destra prima di riprendere Devo sapere però cosa dobbiamo dire, vuoi che sia un posto sicuro perché vuoi andare a parlare con Ignis personalmente? oppure hai altro in mente? domandò con tutta calma a Intrigo prima di riportare l'attenzione sui due nuovi giunti, se la ragazza avesse voluto parlare da solo con lui non sarebbe stato un problema di sicuro visti anche i suoi poteri.

     
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20 replies since 22/6/2016, 18:31   358 views
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