Posts written by Ignis-

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    Alexis Price - IGNIS
    Lexie#1
    « Through the Fire and Flames »



    Non hanno capito proprio nulla. Hanno perso una persona tanto speciale senza rendersene conto.

    Aveva sofferto molto in passato. Il rapporto con la famiglia era improvvisamente diventato un incubo fino a scomparire del tutto.
    Fino a costringerla a fuggire.
    La stessa sorte era toccata anni dopo al fratello, anzi no. A lui era andata decisamente peggio.
    In qualche modo Alexis aveva trovato un'altra famiglia, un luogo sicuro in cui molti condividevano storie simili alla sua.
    Ci aveva messo un po' di tempo però ad accettare tutto.
    A convincersi di non essere un mostro o uno strano scherzo della natura.
    In quel lento processo Gehirt aveva avuto un ruolo importante.

    Grazie.
    Penso che alla fine sia stato meglio così.


    Avrebbe desiderato una vita diversa, certo.
    Ma se quella era la vera natura di August e Charlotte Price, era un bene che lei l'avesse scoperta.

    Certo, e per quanto sei sexy in costume da bagno.

    Udendo la leggera risata dell'uomo il sorriso di Lexie si allargò.
    Era così bello e così raro sentirlo ridere.
    Quel suono la riportò indietro nel tempo, sulle spiagge assolate dove si erano goduti la compagnia l'uno dell'altra.

    Sì, ustionata in bikini sono davvero irresistibile

    Le uscì spontanea una risata.
    Era la prima volta in vita sua che si era bruciata, il che per lei era abbastanza ridicolo essendo abituata a maneggiare le fiamme.
    Il primo incontro tra la sua pelle nivea e il sole di Santo Domingo non era stato dei più felici, fortunatamente dopo era andata molto meglio.



    Avvertì il solito calore mentre la baciava.
    Accadeva poco purtroppo ma, forse proprio per questo, ogni volta era come una sorpresa nuova.
    Alexis andò ad accarezzare dolcemente la guancia di Lui finchè non venne di nuovo attirata tra le sue braccia.
    Nessuna esitazione questa volta, non fece cenno di volersi ritrarre.
    Se lui avesse percepito ancora i suoi pensieri non le sarebbe importato.
    La sua testa e il suo cuore non avevano segreti per Lui, e non era a causa del Suo potere, semplicemente la conosceva meglio di chiunque altro.

    Ti amo..

    Non glielo diceva troppo spesso.
    Aveva sempre fatto una gran fatica ad esternare i sentimenti, ma anche questo Lui lo sapeva bene.
    Si appoggiò a lui con naturalezza, godendosi quel calore e le lievi note del suo inconfondibile profumo.
    Dopo tanto tempo ebbe la certezza di essere a casa.

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    Alexis Price - IGNIS
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    Al suo sospiro le venne spontaneo riportare gli occhi chiari su di lui.
    Probabilmente era inutile chiedergli di non preoccuparsi per lei, se lui le avesse rivolto la stessa richiesta l'avrebbe trovata del tutto irragionevole.
    Preoccuparsi per le persone care era inevitabile, soprattutto nella situazione in cui erano costretti a vivere.

    Sì, sei sempre stata una tosta.

    Sospirò anche lei a quella considerazione, accennando appena un sorriso.
    Probabilmente sarebbe stata così anche se il mondo attorno a loro fosse stato diverso, ma non ne era poi così sicura.

    Non credo di aver avuto alternative..

    Una piccola alzata di spalle accompagnò le parole di Lexie.
    Era sempre più convinta che essere tosti fosse l'unico modo per sopravvivere in quel mondo assurdo.

    Anche grazie a questo... mi sono innamorato di te.

    Pensavo fosse per la mia infinita dolcezza..

    Un velo di ironia passò nelle iridi limpide della donna, come ai vecchi tempi, accompagnato da una leggera risata.
    Gehirt le sollevò con delicatezza il mento e lei glielo lasciò fare.
    Il sorriso genuino di Lui la ricompensò di tutti quei mesi d'attesa.
    L'espressione di Lexie si addolcì all'istante a quella vista, lo osservò qualche istante prima di abbassare lentamente le palpebre avvertendo il contatto con le sue labbra fini.
    Alexis resistette alla tentazione di tornare a stringersi a Lui.
    Voleva sentire solo quel contatto leggero, quasi sfiorato.
    Quel bacio lento e delicato parlava di loro, non servivano altri discorsi.
    Potevano passare mesi senza vedersi passando il tempo a fingere di ignorare l'esistenza l'uno dell'altra eppure, quando erano insieme, la loro complicità tornava all'istante, quasi come non si fossero mai lasciati.
    Era anche per questo che si era innamorata di lui.



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    Alexis Price - IGNIS
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    Avvertì la sua tensione, era palpabile nonostante tentasse di nasconderla dietro gli occhiali scusi.

    ...Famiglia, quale famiglia? Quella degli x-men?

    Alexis trattenne a stento una risata amara.
    Possibile che avesse dimenticato il rapporto che la donna aveva avuto con June?
    No gli x-men non centravano proprio niente in quella faccenda.
    Certo avevano condiviso il tetto con loro ma quello era un discorso diverso.

    No Aku. La MIA famiglia.

    Forse la risposta uscì un po' troppo secca dalle labbra rosee della donna, ma lui avrebbe dovuto saperle quelle cose.
    June era stata come una sorella per lei ed era quella la famiglia alla quale si riferiva.
    La sola e unica che riconosceva ormai da molto tempo. Quella piccola cerchia di persone fidate con cui aveva condiviso l'adolescenza e i primi anni da adulta.
    ne aveva fatto parte anche lui anche se evidentemente se ne era dimenticato.

    Dov'è Ciclope?

    Quello era un argomento delicato per Alexis. Le azioni di Ciclope avevano avuto dirette conseguenze su di lei ma si trattenne dall'informare l'uomo.

    Non so dove sia in questo momento.

    Quella non era certo una menzogna. Non sapeva dove si trovava ne se era ancora vivo.
    Non poteva occuparsi anche di quello però.
    Ciclope aveva deciso di tentare qualcosa di folle, a suo giudizio.
    Missioni del genere erano destinate al fallimento se non ci si preoccupava di avere gli alleati giusti, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.

    Mi hanno trovato, Ignis.

    Non c'era bisogni che le spiegasse a chi si riferisse.
    Annuì leggermente.
    Anche in quel versante le cose stavano cambiando e molto in fretta.

    Questo non è più il momento di nascondersi Aku.
    E' il momento di scegliere come vuoi vivere.


    Probabilmente l'uomo non avrebbe condiviso quel pensiero. Non sarebbe fuggito via da tutti se lo avesse fatto.
    La donna però ne era fermamente convinta.
    In un momento così caotico e delicato starsene fermi al riparo tra le mura del castello, o isolarsi facendo finta che tutto fosse normale, era quantomai dannoso.

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    Alexis Price - IGNIS
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    Alexis avvolse la mela nel tovagliolo, non aveva alcuna intenzione di mangiarla.

    ricordati che non hai ne più ne meno responsabilità di ognuno di noi.

    Sollevò gli occhi chiari verso l'uomo, sapeva che la sua intenzione era quella di rassicurarla ma non poteva credere a quelle parole.
    Lei aveva responsabilità ben maggiori di quelle che lui credeva.
    In primis mantenere fede ad uno dei folli e segreti piani di Xaviers, e poi c'era la Resistenza, quella era un'altra faccenda alla quale non poteva non pensare.
    Quelle responsabilità sarebbero cadute su di lei ed era giusto così.

    se ti servo sai dove trovarmi

    Annuì con il capo.

    Si, ti ringrazio.
    Ci aggiorneremo presto.


    Rivolse un ultimo sorriso all'uomo che ormai le dava le spalle.
    Chiuse gli occhi ancora qualche attimo godendo dell'ombra e dell'aria che sapeva di pino, quindi si alzò.
    Era ora di tornare al lavoro.

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    Alexis Price - IGNIS
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    Di certo aveva immaginato altro per il loro incontro.
    Era molto tempo che non si vedevano e non aveva in programma nulla di tutto ciò.
    Ma faceva tutto parte del gioco in fondo.
    Lui la lasciò scivolare via senza ribattere ne commentare, segno che a Lui stava bene così.
    Si limitò ad alzare le spalle e a serrare le palpebre sulle iridi scure, segno inequivocabile che l'argomento era chiuso.
    Lo conosceva, lo conosceva fin troppo bene.
    Forse, in fin dei conti, non le conveniva affatto togliere la sua armatura.

    E' già arrivato il momento, Ignis.
    Ora, mettiamo pure da parte il marmocchio... ma qualcuno la fuori si sta già muovendo.


    Il suo tono brusco la irritò ma fece finta di niente.
    Con tutte le responsabilità che aveva dovuto assumersi nell'ultimo periodo e il lavoro fatto, non poteva certo permettersi di perdere la calma per cose del genere.

    Lo so perfettamente.
    Intendevo semplicemente dire che non ho intenzione di fare colpi di testa.


    Non era mai stata il tipo da azioni avventate, meno che mai in quel momento.
    Non prendeva le cose alla leggera, non stava sottovalutando niente; se era questo che Gehirt pensava di lei poteva dormire sonni tranquilli.

    Scusami. Voglio solo che tu sia pronta, tutto qui.
    Gli Altri iniziano a scalpitare.


    So che verranno e spero lo facciano presto.
    A costo di andare io stessa a cercarli.
    Ho le idee più chiare di quello che pensi.


    Che le piacesse o meno la realtà era quella ed era suo compito prendere delle decisioni.
    Sapeva che probabilmente qualcuno nella scuola non avrebbe approvato, ma del resto non avrebbero approvato nemmeno quell'incontro.
    Il punto era che gli abitanti di quel castello non sapevano un bel niente della realtà dei fatti.
    Quanto agli Altri ci aveva riflettuto parecchio e aveva le sue idee in proposito, idee che non aveva intenzione di condividere, non fino a che non avesse sentito cosa aveva in mente la Resistenza.
    Erano in guerra in fin dei conti, in quel clima di caos il confine tra amico e nemico si faceva sempre più labile.

    Cerca di non preoccuparti troppo.
    Sono in grado di cavarmela.


    Ci aveva messo un po' a convincersene, a dirla tutta, ma ora lo sapeva.
    Non aveva mai arretrato davanti alla sfide, era il suo carattere testardo e sicuro
    Non lo avrebbe fatto nemmeno in quella occasione, qualunque fosse il prezzo delle sue scelte.

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    Alexis Price - IGNIS
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    A volte dimenticava quale fosse il suo potere.
    Certo in alcuni momenti era il solo flebile modo che avevano per tenersi in contatto, ma quando udì il commento di Lui ai suoi pensieri muti non poté farci nulla.
    Probabilmente nemmeno lui dato che erano così vicini.
    Con lui non si aveva mai la garanzia che restasse tutto, il ché le andava anche bene, la maggior parte delle volte.
    Allentò la presa sui suoi vestiti e si sciolse lentamente dal suo abbraccio.

    Non mi entrare nella testa.

    Forse le uscì un po' troppo perentorio.
    Stava veramente cambiando, probabilmente la persona di cui Lui si era innamorato stava morendo, proprio come accadeva a Lui sotto quelle maledette lampade al neon.
    Singolare segno di un destino che li avrebbe legati comunque, in ogni caso.
    Lui portava una maschera ogni giorno e lei, ogni giorno, da qualche mese a questa parte, aveva iniziato ad indossare un'armatura.
    Sperava di poterla togliere, almeno lì, almeno con Lui.

    Sono abbastanza egoista da sapere quando accettare o meno certi compiti.
    Lo sai benissimo, tesoro.


    Si Alexis lo sapeva, lo conosceva bene.
    Sapeva tutto del suo carattere, spesso difficile e duro.
    E si, sapeva anche che poteva essere molto egoista. Ovviamente non si sarebbe mai fatto convincere a fare qualcosa se anche Lui non lo avesse voluto, ma nel cuore di Lexie questo faceva ben poca differenza.

    Ti conosco, lo so chi sei.

    Conosceva anche un'altra parte di Lui, una di cui probabilmente Gehirt non si era mai accorto, infatti non fu sorpresa quando non accettò il suo complimento.
    Da qualche parte, sotto quella maschera, si nascondeva anche un uomo che sapeva dimostrarsi amorevole e gentile, lei lo aveva visto chiaramente in quei giorni lontani in cui erano fuggiti da tutto.
    Testimone di questo, il sorriso dolce che le aveva rivolto poco prima.
    Il compito di Alexis era anche quello di ricordargli che c'era anche quell'uomo accanto all'egoista.
    Chissà come, lei li amava tutti e due.
    Non glielo disse, sapeva che avrebbe percepito anche quello, la conosceva troppo bene.

    Tre settimane fa il tuo Pupillo ha quasi strozzato una Guardia con il cinturino dell'orologio.
    Con atteggiamenti simili non mi stupirei se te lo ritrovassi nella Resistenza, una volta uscito di lì.


    Aveva sempre poche notizie di B.
    Pian piano si rendeva conto del suo caratterino. Sapeva il fatto suo quel ragazzino.
    Si rammaricava di non averlo potuto conoscere decentemente, ma le circostanze non lo avevano permesso.

    Non lo conosco così bene da prevedere quello che accadrà.
    Comunque probabilmente hai ragione tu.


    Avrebbe voluto uscire da quella stanza e andarlo a prendere subito, ma era conscia di non poterlo fare, non in quel modo.
    Sarebbe stato estremamente stupido da parte sua e Lexie riteneva che nella sua famiglia in quanto a stupidità fosse sufficiente quella di sua madre.

    Ci penserò quando verrà il momento.

    Ci sarebbe stato tempo per pensare a quello e a tutto il resto.
    E il momento sarebbe arrivato, con un po' di fortuna.
    Tagliò corto sull'argomento, del resto lo vedeva così poco..



    Edited by Ignis- - 7/7/2016, 19:05
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    Alexis si sentiva in colpa.
    Forse era la prima volta che osava ammetterlo a sé stessa ma quella era la dolorosa verità.
    Continuò a guardarlo, a osservarne i lineamenti marcati, le piccole rughe di espressione segnate dalle preoccupazioni e seppe con certezza che era così, era stata lei.
    Probabilmente non si sarebbe mai perdonata per averlo convinto ad abbandonare la loro bolla felice, per quanto illusoria fosse almeno là lui era al sicuro.
    Invece no, si era ostinata, come al solito, e lo aveva convinto a tornare ma non aveva fatto i conti con la scomparsa del Professore, né tantomento con il suo piano.
    Quello era il risultato.
    Non lo avrebbe mai detto a Gehirt, ma era così che si sentiva.


    Sto bene... Stanco, ma bene


    Poteva capire la sua stanchezza, la percepiva.
    Aveva solo una vaga idea di quello che costava all'uomo il lavoro che faceva.
    Gli sorrise appena, almeno stava bene. In fin dei conti lui era perfettamente in grado di cavarsela.
    Gli occhi scuri di Gehirt catturarono le sue iridi verdi, aveva sempre avuto quel potere su di lei; incapace di muoversi lo vide avvicinarsi.
    La abbracciò esitante, prima di stringerla.
    Anche lei esitò qualche attimo, come se quelle braccia non le fossero più familiari, ma durò solo un istante.
    Le parve di ricominciare a respirare quando avvertì le note del suo profumo, come se fino a quel momento fosse rimasta in un'apnea inconsapevole.
    Le sue mani calde passarono dietro la schiena dell'uomo e le dita minute strinsero la stoffa della sua maglia.
    Dio quanto le era mancato!

    Non mi guardare in quel modo... lo so, sto invecchiando.

    Il tono era scherzoso ma sapevano tutti e due che quella frase conteneva elementi di verità.
    Quello a cui si sottoponeva ogni giorno aveva delle conseguenze. Alexis averebbe voluto che smettesse, voleva tornare al tempo in cui non avevano pensieri e potevano stare insieme liberamente, ma sapeva che non aveva nessun diritto di chiederglielo.

    Smettila, sei perfetto così

    Questo no, non era uno scherzo. Era vero, stava invecchiando prima del tempo ma l'aspetto non le importava.
    Per lei rimaneva sempre lo stesso.
    Fece accenno ai ragazzi e Alexis annuì leggermente.

    Sì, hai ragione. Ci sono molte cose che dovremo affrontare.

    Stavano cambiando molte cose in quel periodo e Lexie ora aveva l'autorità per muoversi di più e prendere decisioni.
    Avrebbero dovuto stare molto attenti.

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    Si era già calate nel ruolo? Probabilmente era vero, o quantomeno era quello il suo piano, non aveva altra scelta.
    Ricambiò lo sguardo diretto di Bryce, su una cosa aveva certamente ragione, avevano perfettamente idea entrambi di quello che i giovani stavano affrontando.
    Certo lei e l'uomo avevano storie molto diverse, le loro famiglie erano diverse ma condividevano un dolore simile. Lo stesso che provavano parecchi mutanti. Quello pareva essere un triste destino comune.

    Forse è vero, ma è mia responsabilità farlo.

    Doveva assumere la guida di quel luogo e di quelli che vi cercavano rifugio e lo avrebbe fatto al meglio.
    Di sicuro non avrebbe accontentato tutti ma poteva quantomeno garantire che le scelte che inevitabilmente la attendevano, sarebbero state frutto di lunga ponderazione e che nessuna sarebbe stata presa alla leggera o per interesse diverso da quello della scuola.
    Osservò l'uomo alzarsi e sgranchirsi, era conscia dei suoi metodi e questo contribuiva notevolmente a farle dormire sonni tranquilli, almeno su quel frangente.

    Non sono ancora diventata un topo da biblioteca, non mi si addice per niente!

    Aveva avuto decisamente poco tempo per allenarsi negli ultimi tempi, presa come era a mettersi in pari con le incombenze.
    Questa era una delle cose che contribuivano a seccarla, odiava stare ferma.

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    Continuò a mangiare tranquillamente il suo tramezzino improvvisato. Quella pausa ci voleva proprio.
    Rise all'affermazione dell'uomo. Era quasi certa di aver messo nel panino cose quantomeno commestibili, se non altro il gusto era decente.
    Osservò il frutto rosso e succoso,ancora posato sul tovagliolo.
    Lo guardò un istante con aria sorpresa! Lei odiava le mele! Perchè mai ne aveva presa una dalla dispensa.
    Venne distratta da quel futile pensiero dall'incoraggiamento di Bryce.

    Grazie per la fiducia. Cercherò di meritarla.

    Era fermamente convinta che tutta la sua forza, l'organizzazione, la propensione all'ordine e al controllo e la sua proverbiale testardaggine fossero tutte parti della solida corazza che si era costruita negli anni. Un po' troppo rigida forse, ma che non era ancora pronta ad abbandonare.
    Era certa che ci fossero altri molto ben qualificati a ricoprire la carica di direttore ma il destino aveva deciso così.
    Accolse con un cenno di assenso l'aiuto dell'uomo. Avrebbe di sicuro delegato alcune incombenze ad altri, non poteva certo fare le ragnatele in ufficio!
    Per fortuna, abitando al castello da molti anni erano pochi quelli che non la conoscessero già, l'unica eccezione erano i nuovi arrivati, con i quali non aveva ancora avuto modo di rapportarsi.

    Ogni mutante ha i propri tempi, non si può forzare qualcuno a diventare ciò che non è.

    Era a conoscenza del fatto che alcuni mutanti con poteri incredibili non fossero disposti a svilupparli, e esplorarli in tutte le sfaccettature possibili. Anche lei aveva avuto questo rifiuto, un rifiuto totale. Non aveva voluto sentir ragioni, aveva abbandonato il suo potere per almeno un anno, facendo finta che non esistesse.
    Probabilmente l'atteggiamento della sua famiglia aveva largamente contribuito alla sua negazione.
    Poi aveva capito, ma le era servito tempo e molta pazienza.
    Alexis era convinta che ognuno dovesse tener fede alla propria strada e che, al momento giusto e con un po' di aiuto, le cose sarebbero andate come dovevano.
    Purtroppo i tempi in cui vivevano li costringevano a sviluppare sia forme di attacco che di difesa, molto preso, tutti avrebbero dovuto fare i conti con la dura realtà, in gioco c'era la loro sopravvivenza.

    Ti avviserò. Ma cerca di essere cauto.

    Alexis conosceva le intenzioni dell'uomo e sapeva che erano buone. Tuttavia pensava che in situazioni del genere la prudenza fosse d'obbligo.
    Non voleva che il castello diventasse una sorta di centro in cui si etichettavano i poteri e si cercava di sfruttarli con ogni mezzo.
    Una cosa che avrebbe introdotto in quel mondo isolato era senza dubbio il rigore, e lo avrebbe preteso da tutti.

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    Lo guardò ridacchiando mentre osservava perplesso il tramezzino che teneva tra le dita

    Su coraggio, la mia cucina non ha mai avvelenato nessuno!

    Sempre che si potesse parlare di "cucina" dato che aveva raccattato qualcosa in frigo e lo aveva semplicemente adagiato tra due fette di pane.
    Imitò il gesto dell'uomo e addentò l'altra metà del panino improvvisato, del resto doveva pur mangiare!
    Annuì alle parole incoraggianti che lui le rivolse.
    Sapeva che doveva farcela, del resto se era stata scelta voleva dire che qualcuno aveva avuto fiducia in lei e non poteva certo deluderli.

    Si, è solo questione di pratica. Niente che non possa superare.

    Sempre che fosse riuscita ad uscire da quel mare di scartoffie che la attendeva sulla sua scrivania!
    Fece un rapido gesto di assenso con il capo quando l'uomo le offrì il suo aiuto.
    Alexis non aveva mai pensato, nemmeno per un attimo, di fare tutto da sola, di chiudersi nel ruolo assegnatole come fosse una corazza dimenticando tutto il resto. Certo non disprezzava la solitudine ma capiva che in certi frangenti la collaborazione era più che consigliabile.
    Fu felice di sapere che l'uomo stava bene e che, nonostante tutto, continuava a sentire il castello casa sua.
    Ascoltò interessata i suoi propositi.

    Ultimamente sono stata piuttosto scombussolata. Non ho avuto occasione di girare liberamente per la scuola e parlare con gli studenti.
    Rimedierò appena ne avrò la possibilità.


    Quella era una mancanza e lo sapeva bene, tuttavia pensava fosse giustificata da tutta la mole di lavoro che si era sobbarcata.
    Restava comunque tranquilla, conosceva l'uomo che le sedeva accanto e sapeva quali erano gli obbiettivi che cercava di raggiungere con gli studenti.

    Nel frattempo continua come hai sempre fatto. So che quella è la strada giusta.

    Condivideva la preoccupazione di Bryce. Poteva capire lo spaesamento di alcuni ragazzi e il rifiuto del loro potere, lo aveva provato sulla propria pelle molti anni prima.
    Il loro compito però era proprio quello, cercare di guidarli come altri avano guidato loro, in quel cammino così complesso e arduo.

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    Il sorriso rassicurante di Bryce era quasi contagioso.
    Si conoscevano da molti anni e sapevano interpretare abbastanza agevolmente le espressioni l'uno dell'altra. Quella era quasi una naturale conseguenza della convivenza alla Xavier's School, in un modo o nell'altro si diventava una famiglia.
    Attese che l'uomo si sedette sulla panchina e rise alla sua domanda sul pranzo.
    Il professore non perdeva la sua proverbiale spontaneità.
    Per un breve attimo Alexis si sorprese di udire il suono della sua risata, era così raro di quei tempi che quasi non lo riconobbe!

    Temo che ti vada male.
    Ci sono due tramezzini fatti a caso ed una mela. Ma se ti accontenti..

    Erano decisamente lontani i tempi in cui si divertivano insieme nelle cucine del castello o nel prato, quando Lexie faceva ridere i più piccoli arrostendo marshmallow con piccole fiammelle.
    Ora non aveva tempo per nulla e forse nemmeno la voglia.

    come sta andando direttrice?

    La donna sospirò a quella domanda. Guardò dritto davanti a sé per un lungo attimo.
    Non riusciva proprio ad abituarsi a quell'appellativo.

    Più lentamente di quel che speravo. Ci sono tante cose da gestire e altrettanti documenti da leggere.
    Andrà meglio.


    Decise di tacere il fatto che in pratica viveva reclusa nel suo ufficio. Troppo spesso accadeva che si svegliasse di soprassalto rendendosi conto di essersi addormentata sulla scrivania.
    Probabilmente quel trambusto era frutto fisiologico di una transizione improvvisa e che nessuno si sarebbe immaginato mesi prima.
    Un sorriso sincero le salì alle labbra quando l'uomo le chiese come stava. Aveva usato il suo nome, quando la chiamavano così le faceva sempre piacere. Alexis stava cambiando, forse troppo in fretta.

    Sono stanca, ma sto bene.

    Era la verità in fin dei conti. Certo era scossa ma lo erano tutti e non solo al castello.
    L'impressione che aveva era che tutto il mondo fosse scosso da tutto quello che era accaduto e da quello che stava ancora accadendo.

    E tu professore? Come stai?

    Alexis era sinceramente interessata al parere dell'uomo che le sedeva accanto.
    Conosceva la sua indole socievole e sapeva che il suo intento era stabilire un legame di fiducia con tutti gli studenti.
    Quello era forse uno degli aspetti che più ammirava in Bryce.
    Ricordava perfettamente lo smarrimento e la paura provati al suo arrivo alla Xavier's School e per questo riteneva che l'opera del professore fosse così importante.

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    Il vento leggero muoveva le vaste fronde verdi del pino lasciando filtrare di tanto in tanto un raggio di sole che le scaldava la pelle nivea.
    Lì trovava la sua pace.
    Le braccia, lasciate scoperte da una maglietta color petrolio, morbidamente adagiate sullo schienale, si godevano il fresco contatto con la superficie di pietra.
    Respirando quella fragranza intensa e legnosa Alexis lasciò vagare i pensieri.
    Molte immagini si sovrapposero sotto le palpebre chiuse.
    Vide suo fratello, non avevano mai avuto la possibilità di conoscersi bene. Il volto di sua madre si frappose tra loro e istintivamente si accigliò. Una piccola increspature le comparve tra le sopracciglia e una smorfia fece capolino sulle labbra sottili e rosee.
    No, non l'avrebbe mai perdonata.
    Non solo si era rivelata una donna priva di spina dorsale e totalmente succube di un marito importante.
    Non era stata in grado di fare l'unica cosa che in fin dei conti si richiede ad una madre, amare i propri figli, nonostante tutto. Col tempo Alexis aveva cercato di accettare il fatto che i suoi si fossero dimenticati di lei, arrivando a negare la sua stessa esistenza ma non poteva dimenticare il gesto avventato di quella donna ignobile che aveva condotto il suo fratellino al Saint Stan.
    Scacciò velocemente quel pensiero, non era il momento di dedicarsi al dolore e alla collera. Chissà forse sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe potuto liberarsi di qual peso e riversarlo tutto su quelle persone che un tempo erano state la sua famiglia.
    Ma non era quello il giorno e ora la sua famiglia era un'altra.
    Alcuni condividevano quel castello, altri erano scomparsi, altri ancora si trovavano in un limbo, come sospesi tra mondi che non sapevano più comunicare.
    Improvvisamente la sua mente fu catturata da due occhi scuri e profondi..
    Mentre indugiava in quell'immagine segreta una voce familiare la riportò alla realtà.
    Accennò un sorriso ancora prima di aprire gli occhi.

    Non se più prevedibile di me temo

    Con un movimento fluido si fece scivolare al lato della panchina di pietra, lasciandone libera metà per il nuovo arrivato.
    Inutile dire che sapeva esattamente dove trovarla, in quello sì Alexis era piuttosto prevedibile.
    Fece vagare lo sguardo sull'uomo e ghignò vedendo i suoi piedi nudi. Era quasi rassicurante notare che, in quel mondo di confusione e follia, si trovavano ancora piccole abitudini immutabili.
    Aprì il tovagliolo contenente il pranzo che aveva portato con se e che non aveva ancora toccato. Lo posò sulla pietra accanto a sé.

    Vuoi favorire?

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    Quel giorno aveva caldo, decisamente troppo caldo anche per i suoi gusti, il che risultava quasi ridicolo considerando che era abituata a maneggiare il fuoco.
    Le sembrava che le spesse pareti del castello le si chiudessero addosso fino a soffocarla.
    Nella mente di Alexis prese forma il pensiero che tutto quello stato di agitazione, così insolito per lei, era dovuto allo stress del nuovo ruolo assunto. Pensiero decisamente fondato dato che era solita prendere qualsivoglia responsabilità molto seriamente.
    Seccata abbandonò sulla scrivania l’ennesimo incartamento che stava esaminando e si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle.
    Scese le scale e senza nemmeno accorgersene si ritrovò a vagare per la cucina, il suo stomaco le suggeriva che era ora di pranzo. Non aveva alcuna intenzione di rintanarsi nella grande sala in cui pranzavano tutti. No, era fuori discussione.
    Aprì il grande frigorifero cercando di concentrarsi almeno sul misero compito di mettere insieme qualcosa di commestibile.
    Dieci minuti dopo uscì nel cortile, tra le mani un tovagliolo piegato contenente un tramezzino ed una mela.
    Appena il sole estivo la avvolse tra i suoi raggi si sentì meglio, una leggera brezza rendeva piacevole la permanenza all'aria aperta.
    Senza nemmeno pensarci si diresse verso una panchina posta all'ombra di un grande pino bianco.
    Si sedeva sempre lì da ragazza, era sempre stato uno dei suoi luoghi prediletti. Fin dai primi anni di permanenza alla Xavier’s School le era sembrato che quelle fronde sempre verdi riuscissero a proteggerla. Era un pensiero illusorio, ne era consapevole, ma per chi come lei era stata rifiutata dal suo stesso sangue ogni tanto era indispensabile lasciarsi cullare da quei pensieri magici. Così stagione dopo stagione, quella panchina e quell'albero erano diventati il suo posto speciale. Chi la conosceva bene sapeva che avrebbe potuto trovarla lì..
    Si sedette sulla pietra fresca e chiuse gli occhi respirando l’intenso odore di resina.
    Come fare ad affrontare tutte le difficoltà che la attendevano?
    Come essere degna di quel castello che le aveva fatto da casa?
    Non poteva permettersi il lusso di arrendersi proprio ora. Era sempre stata una persona sicura di sé e delle proprie capacità. Doveva solo dimostrarlo una volta di più e a se stessa prima che a ogni altro.

  14. .

    Alexis Price - IGNIS
    Lexie#1
    « Through the Fire and Flames »



    Rivederlo era strano.
    Forse perché accadeva così di rado, forse perché dovevano sempre usare mille precauzioni, forse perché da qualche mese, molte cose erano cambiate e tutti quegli accadimenti minacciavano di cambiare anche lei.
    Forse per sempre, forse irrimediabilmente.
    Lo vide voltarsi lentamente e subito ne cercò gli occhi, lo sguardo penetrante. Almeno quello non era cambiato.
    Sulle labbra di lui un mezzo sorriso. Era come una piccola crepa nella maschera che indossava ogni giorno, in ogni istante, così ben costruita che Alexis a volte si chiedeva quale fosse il suo vero volto.

    Gehirt..

    Iniziava ad odiarli quei nomi, anche se erano il riflesso della loro anima. Se da giovani erano stati usati allegramente, quasi con spensieratezza, ora racchiudevano un significato diverso. Per lei erano un’imposizione, un peso insopportabile, solo un’altra catena, l’ennesima della loro esistenza.
    Quello era un momento particolare della vita della giovane donna, la sua nuova posizione le aveva imposto una lucidità diversa. Molti argomenti che in passato le erano sembrati convincenti avevano perso ogni logica ai suoi occhi e altri che parevano insignificanti, avevano assunto rilevanza.

    Mi sei mancata

    Si concesse anche lei un mezzo sorriso a quella affermazione. Probabilmente era vero.
    Alla mancanza e all’abbandono aveva pensato spesso nell’ultimo mese e i pensieri che si erano affacciati alla sua mente non le piacevano affatto. Aveva cercato di respingerli e lo fece anche in quel momento, appena l’immagine di lei e dell’uomo da giovani fece capolino nella sua testa.

    Come stai?

    Forse quella domanda non aveva nemmeno senso ma la fece lo stesso. Come un piccolo segno di affetto, retaggio di una normalità che ormai era solo un lontano miraggio.

  15. .

    Alexis Price - IGNIS
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    Il suono della voce di lui le parve strano, come un suono proveniente dall’altro mondo, e forse era proprio lì che Aku avrebbe voluto trovarsi. In un altro mondo, con River.
    Non le sfuggì la durezza del suo tono, il fastidio con cui sembrava aver pronunciato il suo nome, come fosse una bestemmia, come se il suo essere viva fosse una colpa imperdonabile.
    Era evidente che il ragazzo e poi l’uomo che aveva imparato a conoscere, era morto con la sua amata moglie.
    Poteva comprendere il dolore per quella perdita, anche lei aveva sofferto e molto. Certo sapeva che non era paragonabile a ciò che aveva dovuto affrontare lui. Ora che lo guardava studiarla, al riparo dietro i suoi occhiali scuri, si sentì quasi tradita da quel comportamento freddo, del resto era lui che era sparito e aveva tagliato i ponti con tutti. Chiuso nel suo immenso dolore non le aveva dato nessuno spazio per piangere o ricordare June. Era stata una scelta sua, solo sua.

    Faceva parte della famiglia

    Era ovvio per lei, la considerava come una sorella. Lo sapeva anche lui ma forse, nell’oblio in cui era caduto, non conservava alcun ricordo di quello che avevano vissuto.
    Aveva condiviso molti momenti con June, belli e terribili, si conoscevano bene; il minimo che potesse fare era farle visita di tanto in tanto, anche se le faceva male pensarla intrappolata sotto quelle lastre di ardesia.
    Non le sfuggì il leggero tremito delle mani dell’uomo, strette a pugno come a voler trattenere una rabbia implacabile, la stessa che sapeva di trovare nei suoi occhi a mandorla nascosti dalle lenti scure.
    Era diretta a lei quella rabbia, la percepiva e non ne capiva il motivo, a dirla tutta non le interessava nemmeno.
    Il tono evidentemente spezzante con cui le disse di andarsene un tempo l’avrebbe ferita, ma lei era cambiata e lui non poteva saperlo. Tutto era cambiato.

    Non lo farò

    Tre parole pronunciate con lo stesso tono assente di lui. Poteva anche provare a spingerla giù dalla collina per quel che le importava. Lei non era lì per lui ma per River, contrariamente a quanto lui pensava, non era stata sempre e solo sua, anche Alexis aveva condiviso un pezzetto del suo breve cammino e ne era grata ancora oggi.
    Ignorando il fatto che lui le avesse dato le spalle, come se bastasse a congedarla definitivamente, Alexis si avvicinò alla tomba e depositò con cura i gigli che aveva portato, in un piccolo vaso vuoto e discreto, lontano dagli altri fiori presenti, probabilmente portati dall’uomo. Sapeva che a June sarebbero piaciuti.
    Quell’incontro la turbava, riportava a galla ferite che credeva di aver rimarginato ma non disse nulla. Il prato curato del cimitero non era il luogo adatto per quella conversazione.
    Rivolse così gli occhi limpidi come l’acqua alla pietra sotto la quale riposava River e pensò al suo sorriso luminoso.



    Alexis non è piena di tatuaggi, quella è solo la foto. L'unico tatuaggio che ha è dietro il collo sotto l'attaccatura dei capelli.
    é tutto scritto nella scheda pg alla sezione "segni particolari"
30 replies since 19/2/2013
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