To the Moon

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    Il prato era verde, di un colore tenue e spensierato, ricopriva la collina come velluto, accarezzato dal fresco sole dell'alba.
    Era composto da sottili steli destinati a crescere come fusti un domani, come radici di pietra, alte e fredde. Sembravano immersi nella pace quegli strani alberi dai profili levigati e le parole incise sulle cortecce grigie. Un grande senso di tranquillità s'insinuava tra i sentieri accurati della periferia Newyorkese. Del piccolo e privato cimitero.
    Aku non si lasciava ingannare dalle apparenze, l'uomo sapeva bene che nulla di quel passaggio corrispondeva alla vera Realtà della sua esistenza: quelle pietre non conservavano all'interno altro se non il dolore. L'intero luogo era originato esclusivamente dalla sofferenza.
    La sua pianta era posta in cima alla collinetta, decentrata rispetto alla sommità. L'ardesia si innalzava al cielo in dimensioni modeste, la lapide arrotondata non mostrava né decori né bassorilievi eleganti. L'aveva voluta così, sua moglie, come scritto in un testamento di cui Aku mai aveva sospettato l'esistenza prima che lei morisse. June desiderava un monumento chiaro e semplice, liscio e minuto come era stata lei in vita. Levigato, come se le acque di un fiume ne lambissero delicatamente la superficie ogni giorno sino alla fine del mondo, o più semplicemente del piccolo cimitero.

    Buongiorno, River

    Disse l'uomo dagli occhi di mandorla e la fronte alta. Si chinò alla base della lapide, afferrando i fiori appassiti portati lì da lui soltanto qualche giorno prima. Li sostituì con petali nuovi e delicati, dai colori chiari.
    Raddrizzò la schiena, scrutando il rosato colore che andava sbiadendosi dell'alba. Si calò sul viso degli occhiali da sole squadrati e rimase in piedi, senza effettuare il più minimo movimento.
    Te ne sei andata troppo presto. Pensò. Erano parole banali, constatazioni sciocche, che in un certo senso direbbe ognuno di noi in seguito ad un lutto. Questo le rendeva forse meno vere? Lei credeva davvero nei sogni del Professore... Mi chiedo cosa direbbe, ora, vedendomi così. Non lo avrebbe riconosciuto, concluse.
    Ripensò all'incontro insolito nella metropolitana avvenuto due giorni prima ed un brivido turbò la statica fermezza del suo corpo. Il profilo della mutante che lo aveva scaltramente approcciato si accostò all'immagine di un viso meno insidioso e dai lineamenti più comuni. June era stata una ragazza semplice, carina. Eppure le lentiggini sul suo naso lo avevano fatto perdutamente innamorare di lei, in giovinezza.
    Tu mi diresti di agire, lo so. Tu non avresti mai lasciato la...
    Non finì la frase, Aku, perché in quell'istante una donna ruppe il filo dei suoi pensieri: era alta, pallida e dagli occhi verdi come acqua di fiume. Ignis... Buffo come tutto di River avesse ricordato il fuoco: i capelli rossi, le lentiggini calde, gli occhi castano dorato. Buffo come tutto in Ignis gli ricordasse l'acqua: i capelli neri con sfumature blu acciaio e gli occhi limpidi.
    Buffo come l'una avesse controllato l'elemento opposto dell'altra.
    E ironico, anche, che fiamme ed onde fossero state intime amiche al tempo in cui tutti e tre loro erano stati studenti.
    Ma Aku aveva abbandonato tutto dietrò di sè quando sua moglie era morta. La scuola, le ideologie, persino gli amici. Erano passati anni dall'ultima volta in cui i due mutanti si erano incontrati. Cosa provava, Aku, alla vista di quel Fantasma?
    Il titolo si rifà ad un videogioco bellissimo dove un vedovo scrive come canzone alla moglie "For River". La metterò non appena salirò dal pc.
    Spero vada bene D:


    Edited by Lato-Tibby - 26/6/2016, 15:47
     
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    Alexis Price - IGNIS
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    Non voleva trovarsi lì.. quella città era stata casa sua per tredici anni ma non lo era più da molto tempo, troppo tempo perché la sua mente riuscisse a mettere a fuoco qualche ricordo felice dei genitori; del resto lei era la figlia dimenticata dei Price.
    Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra rosee mentre varcava il cancello di un piccolo cimitero di periferia.
    No, nemmeno in quel luogo avrebbe voluto trovarsi, tantomeno per far visita alla tomba di un’amica. Ma quella mattina, prima dell’alba, si era svegliata di soprassalto nel suo alloggio alla Xavier’s School e aveva sentito su di se tutto il peso degli accadimenti degli ultimi mesi. Come poteva fare quello che le avevano chiesto? Come poteva dirigere la scuola da sola, così, all’improvviso? Alexis era sempre stata una donna sicura,ma non quel giorno. Aveva chiuso gli occhi cedendo alla disperazione e lasciandosi andare tra le coltri, ancora tiepide di sogni tormentati.. Fu in quel momento che, chissà perché, le tornarono alla mente quegli occhi castano dorato. Non li avrebbe più rivisti.. e subito dopo altri occhi, a mandorla questa volta. Chissà che fine avevano fatto, chissà perché se ne erano andati anche quelli.
    C’erano stati anni in cui quegli occhi li aveva visti spesso, tutti i giorni, tra i banchi della Xavier’s School. Erano anni diversi, tempi diversi.
    La sua amicizia con June era sempre stata strana, tutto in lei ardeva come il fuoco anche se il suo elemento era l’acqua; contrapposizione che le aveva avvicinate e affascinate nel corso del tempo. Anche dopo il matrimonio di June erano sempre rimaste in contatto, trovando conforto e appoggio. Poi più niente, e quel niente iniziava ad essere troppo pesante da sostenere.
    Per questo camminava ora, con il suo tipico passo delicato e gli occhi bassi, tra le stradine battute, stringendo un piccolo mazzo di gigli bianchi.
    Procedeva lentamente cercando di scacciare dalla testa i pensieri, tra tutti quello che non avrebbe trovato alcun conforto in quel luogo di morte.
    La consapevolezza cresceva con l’incedere dei passi ma era arrivata fino ai piedi della piccola collina e non intendeva fermarsi. Ricordava il luogo esatto con chiarezza e lì si diresse, procedendo tra le lapidi di ardesia.
    Sollevò appena gli occhi verdi e lipidi alla ricerca di quella pietra, ma il suo sguardo incontrò qualcosa di totalmente inaspettato, che la fece bloccare a pochi passi dalla meta.
    Fu così strano che stentò a riconoscere l’uomo che le stava davanti. Gli occhi erano coperti da un paio di occhiali scuri ma non poteva essere che lui..
    Aku..
    Alexis sentì la sua voce sorpresa sussurrare quel nome, non si era nemmeno resa conto di avere pronunciato qualcosa.

     
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    La donna si avvicinava, non sembrava intenzionata ad evitare il loro incontro, non sembrava che vi fosse risentimento sul suo viso seppure, dalla morte di River, Aku l'avesse lasciata sola come altri, nel susseguirsi degli eventi. Se si era raggiunto un simile livello di rottura, ipotizzò l'uomo, forse era anche colpa sua. Colpa di tutti quelli che, come lui, semplicemente erano spariti dalla Xavier School preferendo loro stessi ai sogni del Professore. Sogni a cui, però, Aku non credeva. Non più, oramai... Ma June? Cosa avrebbe fatto lei, al suo posto?

    Ignis...

    Mormorò, guardandola attentamente da sotto gli occhiali scuri. La mutante era rimasta bella, come già da solo adolescente vantava di essere, ed il fisico allenato pareva non aver perso un colpo in tutto quel tempo, il suo collo era cosparso da un tatuaggio di cui non ricordava l'esistenza. Anche le mani mostravano all'hawaiano la vera età di una trentenne, la pelle indurita iniziava ad assortigliarsi, pur rimanendo elastica e attraente.
    Era sempre stata bella, Ignis. Di una bellezza che gli ricordava l'acciaio e le tecnologie dei nuovi giorni, mentre June aveva posseduto quei modi antichi, quasi anacronistici di gentilezza e caparbietà che la rendevano quasi "fumettistica".
    Caparbie, a modo loro ad Aku erano sembrate così entrambe le donne, ma si era sempre guardato dall'esprimere apertamente questo suo pensiero.

    Non pensavo altri venissero a farle visita oltre a me.

    Disse, accennando alla tomba con l'inclinazione del capo. June non aveva mai avuto una famiglia. Loro erano stati la sua, e avevano fatto di tutto per proteggerla, fino a che...
    Le mani si serrarono in pugni e tremarono impercettibilmente al ricordo del suo freddo corpo sul letto acciaio dell'obitorio. Guardò con asprezza Ignis, quella rabbia sedimentata che possedeva sin da bambino parve scoinvolgere il suo stesso, empio, spirito: quel tatuaggio, quegli occhi verdi come fiumi, quei capelli corti e decisi, eppure quel passo delicato... Tutto gli ricordava ciò che avevano perso, Tutto gli faceva ritornare alla mente sua moglie.
    Tutto di Alexis lo fece infuriare, senza che potesse fare nulla perché il dolore, tanto a lungo represso, improvvisamente lo inondasse togliendogli il fiato.
    Quanto può valere un uomo che non riesce a difendere ciò che ama?

    Non dovresti essere qui. Dovresti andartene

    Ribattè improvvisamente infastidito, dandole le spalle e tornando ad incurvarsi sulla tomba di June, come se la roccia potesse assorbire anche il suo corpo e far riposare finalmente il suo animo accanto alla ragazza che aveva amato.
    Non ce l'ha con Ignis, ma Ignis gli ricorda River T.T


    Edited by Lato-Tibby - 7/7/2016, 22:09
     
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    Alexis Price - IGNIS
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    Il suono della voce di lui le parve strano, come un suono proveniente dall’altro mondo, e forse era proprio lì che Aku avrebbe voluto trovarsi. In un altro mondo, con River.
    Non le sfuggì la durezza del suo tono, il fastidio con cui sembrava aver pronunciato il suo nome, come fosse una bestemmia, come se il suo essere viva fosse una colpa imperdonabile.
    Era evidente che il ragazzo e poi l’uomo che aveva imparato a conoscere, era morto con la sua amata moglie.
    Poteva comprendere il dolore per quella perdita, anche lei aveva sofferto e molto. Certo sapeva che non era paragonabile a ciò che aveva dovuto affrontare lui. Ora che lo guardava studiarla, al riparo dietro i suoi occhiali scuri, si sentì quasi tradita da quel comportamento freddo, del resto era lui che era sparito e aveva tagliato i ponti con tutti. Chiuso nel suo immenso dolore non le aveva dato nessuno spazio per piangere o ricordare June. Era stata una scelta sua, solo sua.

    Faceva parte della famiglia

    Era ovvio per lei, la considerava come una sorella. Lo sapeva anche lui ma forse, nell’oblio in cui era caduto, non conservava alcun ricordo di quello che avevano vissuto.
    Aveva condiviso molti momenti con June, belli e terribili, si conoscevano bene; il minimo che potesse fare era farle visita di tanto in tanto, anche se le faceva male pensarla intrappolata sotto quelle lastre di ardesia.
    Non le sfuggì il leggero tremito delle mani dell’uomo, strette a pugno come a voler trattenere una rabbia implacabile, la stessa che sapeva di trovare nei suoi occhi a mandorla nascosti dalle lenti scure.
    Era diretta a lei quella rabbia, la percepiva e non ne capiva il motivo, a dirla tutta non le interessava nemmeno.
    Il tono evidentemente spezzante con cui le disse di andarsene un tempo l’avrebbe ferita, ma lei era cambiata e lui non poteva saperlo. Tutto era cambiato.

    Non lo farò

    Tre parole pronunciate con lo stesso tono assente di lui. Poteva anche provare a spingerla giù dalla collina per quel che le importava. Lei non era lì per lui ma per River, contrariamente a quanto lui pensava, non era stata sempre e solo sua, anche Alexis aveva condiviso un pezzetto del suo breve cammino e ne era grata ancora oggi.
    Ignorando il fatto che lui le avesse dato le spalle, come se bastasse a congedarla definitivamente, Alexis si avvicinò alla tomba e depositò con cura i gigli che aveva portato, in un piccolo vaso vuoto e discreto, lontano dagli altri fiori presenti, probabilmente portati dall’uomo. Sapeva che a June sarebbero piaciuti.
    Quell’incontro la turbava, riportava a galla ferite che credeva di aver rimarginato ma non disse nulla. Il prato curato del cimitero non era il luogo adatto per quella conversazione.
    Rivolse così gli occhi limpidi come l’acqua alla pietra sotto la quale riposava River e pensò al suo sorriso luminoso.



    Alexis non è piena di tatuaggi, quella è solo la foto. L'unico tatuaggio che ha è dietro il collo sotto l'attaccatura dei capelli.
    é tutto scritto nella scheda pg alla sezione "segni particolari"
     
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    Famiglia, faceva parte della famiglia.
    Quelle parole rimbombarono dentro alla mente empia del mutante, la martellarono insistenti, col suono della voce delicata di Alexis, eppure insopportabili, quasi... prepotenti.
    Aku serrò impercettibilmente la mascella, forse un lampo di rabbia penetrò nel suo sguardo, ma questo era protetto dagli occhiali da sole squadrati, uno di quegli accessori che chissà perché, poi, sembrava ogni informatico dovesse a tutti i costi possedere. Così come il colore nero degli abiti, la valigetta col manico rigido o il soprabito lungo, molto "alla matrix", un blockbuster fantascientifico degli anni '90. In effetti le persone gli avevano sempre detto che assomigliava al protagonista, che scherzo ironico del destino: Realtà e finzione, anche quei film parlavano di questo, no? Come la sua vita. Faceva parte della...

    ...Famiglia, quale famiglia? Quella degli xmen?

    Domandò sarcastico, o probabilmente più che umoristica la sua voce era inasprita, svuotata di ogni sostanza, priva di ogni significato od emozione che sfuggissero a quelli oramai famigliari del rimorso. Forse Aku disse quelle parole per ferirla, dato che si ostinava a non volerlo lasciare solo su quella china, anzi, posava fiori lindi sul fazzoletto esiguo di terra bruna alla base della lapide.

    Dov'è Ciclope? - la incalzò. Sapeva che da diverso tempo il mutante era sparito dalla Scuola senza lasciare alcuna traccia. Non gli importava che Ignis gli ripetesse tale notizia, voleva solamente sondare le sue emozioni in merito alla vicenda. - Se ne è davvero andato come dicono?

    Quale famiglia, Ignis? Siamo soli, siamo tutti soli. Pensò, portandosi una mano al viso e passandola sopra, come se con quel gesto potesse lavar via la stanchezza e lo stress accumulati in quelle ultime, pensanti, opprimenti giornate.
    Chissà se Ignis conosceva quell'entità mutante in cui Aku si era imbattuto lungo la Quarantaduesima Strada. Forse Intrigo era stata un'allieva - od un allievo - della Xavier anche lei, magari le due donne si conoscevano e, così, Ignis avrebbe potuto in qualche modo rassicurarlo sulle intenzioni con cui l'altra mutante lo aveva ricattato. Ora come ora mi basterebbe la garanzia che non sia un criminale... Riflettè, messo con le spalle al muro.

    Mi hanno trovato, Ignis. Dopo tutti questi anni, non sono riuscito a nascondermi abbastanza bene, a quanto pare.

    Perdona, mi sono lasciata fuorviare dall'immagine: correggo!
    L'ultima frase del mio pg "mi hanno trovato" si riferisce al fatto che qualcuno ha scoperto la sua identità di mutante nonostante si fosse lasciato tutto e tutti alle spalle.
    L'ho messa come eventuale spunto di conv (;


    Edited by Lato-Tibby - 8/7/2016, 14:59
     
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    Alexis Price - IGNIS
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    Avvertì la sua tensione, era palpabile nonostante tentasse di nasconderla dietro gli occhiali scusi.

    ...Famiglia, quale famiglia? Quella degli x-men?

    Alexis trattenne a stento una risata amara.
    Possibile che avesse dimenticato il rapporto che la donna aveva avuto con June?
    No gli x-men non centravano proprio niente in quella faccenda.
    Certo avevano condiviso il tetto con loro ma quello era un discorso diverso.

    No Aku. La MIA famiglia.

    Forse la risposta uscì un po' troppo secca dalle labbra rosee della donna, ma lui avrebbe dovuto saperle quelle cose.
    June era stata come una sorella per lei ed era quella la famiglia alla quale si riferiva.
    La sola e unica che riconosceva ormai da molto tempo. Quella piccola cerchia di persone fidate con cui aveva condiviso l'adolescenza e i primi anni da adulta.
    ne aveva fatto parte anche lui anche se evidentemente se ne era dimenticato.

    Dov'è Ciclope?

    Quello era un argomento delicato per Alexis. Le azioni di Ciclope avevano avuto dirette conseguenze su di lei ma si trattenne dall'informare l'uomo.

    Non so dove sia in questo momento.

    Quella non era certo una menzogna. Non sapeva dove si trovava ne se era ancora vivo.
    Non poteva occuparsi anche di quello però.
    Ciclope aveva deciso di tentare qualcosa di folle, a suo giudizio.
    Missioni del genere erano destinate al fallimento se non ci si preoccupava di avere gli alleati giusti, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.

    Mi hanno trovato, Ignis.

    Non c'era bisogni che le spiegasse a chi si riferisse.
    Annuì leggermente.
    Anche in quel versante le cose stavano cambiando e molto in fretta.

    Questo non è più il momento di nascondersi Aku.
    E' il momento di scegliere come vuoi vivere.


    Probabilmente l'uomo non avrebbe condiviso quel pensiero. Non sarebbe fuggito via da tutti se lo avesse fatto.
    La donna però ne era fermamente convinta.
    In un momento così caotico e delicato starsene fermi al riparo tra le mura del castello, o isolarsi facendo finta che tutto fosse normale, era quantomai dannoso.

     
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    Aku Walker, già teso sin da quando aveva incontrato nuovamente la mutante dai capelli neri, con sfumature di ciocche fredde che gli ricordavano l'acciaio, si irrigidì ulteriormente al ribattere deciso di quest'ultima. Alexis aveva parlato con un tono secco, tagliente, tuttavia il mutante non poteva in qualche modo risentirsene perché, in fondo, lei aveva ragione.
    Egoista, acre uomo dagli occhi a mandorla. Non lo sai? River non esisteva solo per te, non è stata importante solo per te, River non era una tua proprietà, qualcosa che potessi nascondere da chiunque altro ingabbiandola. In un tempo passato mai hai voluto privarla delle sue libertà. E allora perché ora, che ti rimane solo un ricordo rosso di lei, vuoi impedire agli altri di piangerla?
    Non è mai stata solo tua, mutante hawaiano, e lo sai. È stata anche di Ignis, è stata la sorella che Alexis si è scelta. Come puoi negarle questo, in un momento di dolore simile?

    Scusa

    Mormorò chinando il capo sui nuovi, freschi fiori. Tenere lontano il suo passato non lo avrebbe aiutato ad andare avanti, lo sapeva. L'unica via per stare meglio era accettare ciò che era accaduto e costruire qualcosa di nuovo. Ma come si può andare avanti quando una parte di noi non desidera smettere di soffrire? Quando, testarda, si aggrappa ad un mondo di regole e proibizioni, solo per intensificare il dolore nel proprio corpo, punendosi costantemente?
    Aku era ingabbiato nella sua stessa volontà ferrea, una volontà che non delineava nell'avvenire alcun tipo di gioia, speranza o Nuovo Inizio per uno come lui.
    La risposta approssimativa di Alexis su Ciclope incuriosì Aku, che percepì una sorta di non-detto aleggiare sulla lapide della defunta moglie.

    Non sono River, ma credo di conoscerti abbastanza per pensare che la tua risposta sia troppo vaga... - le disse, stringendosi poi nelle ampie spalle - Ma non posso certo costringerti a fidarti di me.

    Levò lo sguardo al cielo terso, lontano e così sereno, imparziale, come se fosse inconsapevole delle vicende turbolente che, negli ultimi tempi, animavano la Terra avvolta in esso.
    Questo è il momento di scegliere come voglio vivere, mh. Si lasciò sfuggire una risata amara e bassa, scuotendo il capo in un diniego volto a schernire non le parole di Alexis, ma la sua stessa condizione, la prigionia costante in cui viveva: più cercava di allontanarsi dai conflitti, più incontrava persone intenzionate a costringerlo a prendere parte ad una o l'altra fazione. Come se fosse davvero una colpa voler essere la Svizzera durante la Guerra Fredda tra mutanti ed esseri umani.

    Voglio vivere nella tranquillità, è tanto immorale il mio desiderio? Perché tutti considerate la pace una non-vita? - le domandò, non con cattiveria o rabbia, ma genuina curiosità. Non aspettò che la donna replicasse, tuttavia, e, togliendosi gli occhiali da sole perché lei osservasse il suo vero sguardo, aggiunse: Io una scelta non ce l'ho più, Ignis. Sono stato ricattato e presto o tardi mi verranno a prendere; se non lo faranno loro, saranno gli uomini del Saint Stan.
    In ognuna delle due eventualità, almeno con te voglio essere sincero: questa non è libertà.

    Scusa il ritardo, ma gli esami/studio/impegni mi rendono impossibile essere più rapida di così ):
     
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