Corsa straordinaria

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    CASEY CALLAGHAN
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    Nuovamente alla guida del taxi. Stava correndo un rischio, uno di quelli grossi.

    Quando aveva fatto ritorno al deposito dei taxi dopo l'incontro alla base della Resistenza temeva che sarebbe finito nei guai. Il suo turno era finito da un pezzo e avrebbe dovuto riconsegnare quella carretta gialla prima dell'alba. Di solito nessuno si faceva domande, il traffico, Dio benedica New York City, era sempre una scusa valida di cui non solo Casey si avvaleva. Nessuno però, per quanto ne sapeva l'irlandese, doveva giustificare del tempo trascorso a tramare contro lo stramaledetto governo.
    Giunto al deposito aveva trovato il capo incazzato come il diavolo in persona. Rispondeva al nome di Sig. Wormwood, soprannominato senza affetto "Il Verme" dai suoi dipendenti, nome di battesimo non pervenuto. Era un uomo di mezza età e ormai incamminato di gran carriera verso la vecchiaia, altezza decisamente sotto la media e circonferenza ben al di sopra, tant'è che quando "il verme" stancava si poteva sempre riferirsi a lui come "16:9" e non c'era dipendente della ditta che non avrebbe capito.
    Il Verme stava sbraitando al telefono quando Casey era entrato nel suo ufficio per riconsegnare le chiavi del yello' cab in allegato a delle blande, generiche scuse per il ritardo in caso vi fosse stato costretto. All'altro capo della linea telefonica si trovava, a giudicare dagli insulti di stampo prevalentemente razziale e sportivo, quello che Callaghan conosceva solo come Rajesh, l'unico indiano tifoso dei New York Mets che l'irlandese avesse mai conosciuto.

    Rajesh non era un mutante, o almeno non ne dava l'impressione, ma era un immigrato dalla dubbia regolarità e un padre di famiglia e per questo si era ridotto a fare quello schifo di lavoro. Ma pareva che qualcosa fosse successo, forse si era rotto una gamba, e quel giorno Rajesh non sarebbe andato a lavorare, cosa che non aveva fatto piacere al Verme. Quando si era messo a strillare alla cornetta che se non avesse trovato qualcuno disposto a prendersi quel turno Rajesh avrebbe perso il lavoro, Casey aveva colto al volo l'occasione per scarabocchiare su un blocchetto per gli appunti un "Faccio io" e sventolarlo davanti al viso paonazzo del Verme. Il viscido datore di lavoro, colto alla sprovvista nel momento del furore, gli aveva afferrato la guancia ispida in una stretta unta e rabbiosa e gli aveva stampato sull'altra un bacio umido, rischiando di fargli volare via gli occhiali da sole, che l'irlandese aveva prontamente trattenuto.
    Poi il vecchio si era reso conto di cosa stesse facendo, aveva scansato Callaghan e aveva cercato di scacciarlo con un calcio negli stinchi, mancando puntualmente il bersaglio. Casey non s'era trattenuto oltre ed era balzato nuovamente nel taxi per ripercorrere in tutta fretta la strada verso la 42esima.

    Stavolta non sarebbe stato solo e non poteva contare sulla velocità dei suoi compagni, quindi aveva abbandonato il mezzo appena fuori dalla metropolitana ed era corso a recuperare il resto della squadra.

    Pieno orario di lavoro, alla guida di un taxi pieno di mutanti diretti verso la scuola di Xavier per via di un complotto antigovernativo. Un grosso, grosso rischio.
    I trasporti illegali erano stati il pane quotidiano di Callaghan per anni, mentre ora lo era scarrozzare gente da un punto all'altro della Grande Mela.
    Al volante della vecchia auto gialla dai sedili smangiati, gli occhiali scuri inforcati come sempre a nascondere i fari luciferini degli occhi, Casey si destreggiava abilmente nel traffico della mattina, sfruttando ogni occasione e ogni varco per guadagnare metri preziosi: togliersi al volo dalla strada, prima regola, come sempre.
    All'angolo della sua bocca pendeva una sigaretta accesa il cui fumo chiaro si diffondeva nell'abitacolo, incurante non meno di quanto lo fosse l'irlandese del fastidio che avrebbe potuto provocare in qualcuno dei presenti.
    La temperatura piacevole e il meteo promettente, l'autoradio era accesa e sintonizzata su una piccola stazione amatoriale dal palinsesto musicale non troppo aggiornato, ma il più delle volte perfettamente in linea con i gusti dell'irlandese. Il volume era basso, affinché si riuscisse a parlare senza alzare la voce, ma sufficientemente udibile perché si potesse apprezzare la trasmissione.





    "Se avete una scorciatoia parlate, che il tassametro gira e dobbiamo fare alla svelta. Per me è orario di lavoro, ragazzi."
    avvisò l'irlandese, confidando che i suoi colleghi della Resistenza comprendessero la sua necessità di dissimulare quel trasporto del tutto eccezionale come normale amministrazione.



     
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  2. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL
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    « Non sbattere la testa contro al Muro. »

    Robert era in piedi, fermo con tutta la sua stazza a poche decine di metri da quello che era il quartier generale della Resistenza Mutante, la sera prima avevano avuto l'incarico per quella missione, e adesso la U.K. Division mutante doveva entrare per la prima volta in azione, da quando era stata così battezzata da quell'Irlandese simpatico.

    Robert amava le persone schiette, e con Casey sentiva di potersi fidare, mentre ancora doveva entrare più in sintonia con Harvey, certo quest'ultimo si era guadagnato la fiducia di Intrigo per quella missione e per quello il gigante non dubitava, sicuramente sarebbe stato u diplomatico migliore di lui e dell'Irlandese.

    Mentre aspettava il mezzo di Casey Robert non faceva a meno di pensare, pensare a quella missione così importante, ovvero presentarsi alla Xsvier School per tentare di convincerli ad unirsi a loro nel prossimo attacco al carcere di massima sicurezza Saint Stan, un impresa quasi impossibile, d'altronde la scuola del Professore, dove lui era stato per quasi vent'anni, era molto resti ad alzare le mani ed il loro potenziale contro gli umani, anche in situazioni simili riponevano la fiducia in quella parte di umani che non apprezzava le manovre governative. Tuttavia lui, contrariamente a molti altri della Resistenza, non considerava dei codardi o degli smidollati quelli della Xavier, sapeva bene di cosa potevano essere capaci, pertanto era di vitale importanza che fossero dalla loro parte.

    Robert indossava i soliti jeans e stivali, tuttavia portava la sua camicia a scacchi dentro i pantaloni ed aperta sul petto, lasciando intravedere parte del petto, mentre le maniche della camicia erano tirate su, lasciando scoperti gli avambracci, nella mano destra teneva un sigaro che fumava lentamente, i suoi occhi scuri poi individuarono il taxi di Casey e, quando quest'ultimo si fu fermato, salì con tutta calma nel sedile posteriore, come se fosse un normale cliente, e si accomodò con tutta la sua imponente stazza, facendo un segno di saluto all'Irlandese.

    La musica della radio era piacevole, e quando Casey chiese di eventuali scorciatoie il gigante si voltò verso Harvey alzando le spalle Credo che l'importante sia evitare troppo il centro, non amo il traffico disse con la sua voce calma e profonda, la realtà era che non amava il centro perché fin troppo presidiato, e di certo non voleva dare spettacolo ne cadere in imboscate, dopotutto la loro missione doveva essere il più segreta possibile.

    Detto ciò si voltò verso Harvey, in attesa di sapere se aveva indicazioni particolari per il trasporto.

     
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    L'isola del capitano Flint!

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    Harvey Foster - Time Lapse
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    « Keep calm and take the time control. »


    42nd Street Shuttle, era lì che ero diretto mentre procedevo a piedi dopo aver lasciato l'ennesimo taxi. Un passo dietro l'altro e sempre più man mano mi perdevo nei miei pensieri, era come se sentissi che la pace non sarebbe durata ancora per molto, non che non avessi mai ricevuto strane occhiate ma ultimamente, specialmente nella palazzina in cui si trovava il mio appartamento, mi sembrava che il tutto fosse aumentato molto di più. E quasi quasi temevo che ci fosse di mezzo lo zampino di quella vecchia pettegola. Sbuffai. "Forza Harvey, hai una missione da compiere." Mi dissi con un fare che era una via di mezzo tra uno stanco-seccato e l'ironico. Scherzi a parte però avevo comunque un ruolo importante da svolgere, visto che sarebbe toccato a me fare le veci di Intrigo alla Xavier's School. Una volta arrivato a pochi metri
    dal quartier generale della Resistenza non mi fu difficile notare Wall visto la sua imponente stazza. Mi avvicinai a l'altro Mutante, cercando di evitare il fumo del sigaro che stava fumando, e lo salutai con un silenzioso cenno del capo. Rimasi li ad attendere con lui l'arrivo di Casey, ogni tanto mi guardai attorno, almeno finchè non seguii lo sguardo dello scozzese individuare un taxi. Eh sì, perchè lo strambo irlandese a quanto pareva faceva il tassista. Una volta che il veicolo si fu fermato ci avvicinammo ad esso e salimmò entrambi con calma come dei
    semplice clienti. "Maddai Casey, guidi i taxi?" Affermai con fare divertito prima di chiudere la portiera. "Strano che non ci siamo mai incontrati prima, i taxi sono la mia salvezza insieme ai mezzi pubblici e le mie gambe." Aggiunsi poi stavolta con un pò più d'ironia, anche se era vero. Non avevo un auto e non sapevo guidare, al massimo se propio avessi dovuto guidare qualcosa la mia unica scelta sarebbe potuta ricadere su una bicicletta o un cavallo. Eravamo tre mutanti in un taxi, tre mutanti, uno irlandese e due britannici, in un malridotto taxi giallo che se ne andavano a spasso per le strade trafficate di New York. Era qualcosa che detto così pareva quasi una barzelletta, eppure era in tutto e per tutto uno dei miei ennessimi rischi. Mi mossi una mano davanti la faccia per scacciare il fumo e poi rifilare una occhiataccia storta al nostro tassista.
    "Ti sembra il luogo adatto per fumare?" Avrei voluto dire all'irlandese, ma mi limitai a sbuffare infastidito e abbassare il finestrino.
    A quel punto mi affaccia fuori e per un momento mi venne da chiedermi se fosse stato peggio lo smog della metropoli o il fumo della sigaretta di Casey. Alzai gli occhi al cielo, estereffatto. Giuro, appena avrei potuto mi sarei preso una lunga vacanza in una campagna inglese
    dispersa nel nulla."Purtroppo non sono abbastanza Sherlock Holmes da ricordarmi le strade a memoria, però a primo impatto
    direi di evitare le strade troppe trafficate. Anche se forse, da una parte, potremo dare meno nell'occhio in quelle. Insomma, in giro
    è pieno di taxi come questo, chi mai potrebbe sospettare qualcosa?"
    Affermai passando lo sguardo prima da Wall e poi a Casey
    intento a guidare. "Oh, comunque in caso ci fossero problemi. Casey, spero che te la cavi bene con gli inseguimenti."
    Aggiunsi poi perchè, beh, non si poteva mai sapere. Ma da come guidava e dal tipo di carattere che aveva era abbastanza ovvio che quello strambo irlandese non avrebbe avuto problemi a fare pazzie con quel povero taxi.



    Io sto seguendo la cronologia delle mie role e tecnicamente tra la riunione e questa role ci sarebbe in mezzo almeno un giorno. Anche perchè l'incontro che ho avuto con Shax potrebbe avere diverse scuse interessanti per farci attaccare. E' tutta colpa di Harvey, forse! XD
     
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  4. INTRIGO
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    Jacob Torres
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    Sudava. Da quando aveva indossato per la prima volta quella soffocante divisa, Jacob non sembrava mai aver smesso di sudare. Era imbarazzante, soprattutto quando gli altri lo guardavano dalla testa ai piedi giudicandolo per il suo strano comportamento. Come aveva fatto un trentenne senza arte ne parte e con la paura per la sua stessa ombra a finire in polizia? Facile quando hai un cognome famoso tra gli agenti. L'assunzione di Jabob era stato l'ultimo desiderio di suo padre, l'eroe Armando Torres Commissario capo della polizia con alle spalle cinquanta anni di servizio. Tutti conoscevano suo figlio e nessuno lo voleva in squadra.

    Aveva avuto la sfortuna di dover coprire il posto di uno dei spietati delle pattuglia di strada. Spietati perché erano quelli che facevano controlli a tappeto senza lasciarsi sfuggire nulla. Avevano spedito al Saint Stan quasi la metà dei mutanti che lo ospitavano ed erano famosi per la loro poca pazienza. A guardare gli altri, l'agente Torres, tremava pensando a come si erano procurati quelle cicatrici sui volti. Lui invece aveva la pelle chiara immacolata come quella di un bambino.

    Si trovavano in mezzo alla strada dopo una curva coperta da un enorme e antico palazzo. Era un posto di blocco tattico per quando volevano fermare le macchine perché loro riuscivano a rimanere nascosti finché ormai l'automobile non poteva più cambiare strada.
    Lui non riusciva a rimanere fermo, si girava in continuazione, era ansioso e sembrava non aver neanche fatto un giorno di addestramento per come teneva quel fucile. Sperava davvero di riuscir a sfuggire alle prese in giro dei suoi nuovi "compagni"

     
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    Samuel Shark
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    Altro giro, altra corsa. Venghino Mutanti, venghino!
    Era abituato ormai a quella routine. Non era il massimo del lavoro, certo.
    Sempre meglio però che far spaccare la testa a qualche studentello ribelle. Sì, il Governo commissionava anche quelle cosucce.
    Lui era stato un Agitatore. Presente quelli che inneggiano la folla per poi far creare i disordini? Ecco, loro.
    Era quasi un sollievo aver cambiato lavoro. Ora rischiava di più ma aveva anche la coscienza più pulita, forse.
    Shark si volse verso destra per poi notare quello nuovo, il fucile gli tremava tra le mani.
    Poveraccio. Non era luogo per lui, quello.
    Non sapeva molto, troppo disinteressato al resto del mondo, se non che fosse il figlio di un vecchio capoccia.
    Ma l'abito non fa il Monaco, dicevano.
    Neanche i padri i figli, nel suo caso.

    Tranquillo, Torres.
    La tuta è fatta apposta.


    Non c'era presa in giro nel suo tono...
    Certo però che un po' di Lexotan poteva pure mandarlo giù, il cocco di papà.
    I loro psicologi, per i casi estremi, facevano le prescrizioni.

     
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    barzellette.

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    Un due tre, un due tre...
    Conta, nella distorta mente colorata di verde pistacchio, facendo oscillare le gambe sottili, un sorriso serafico sugli occhi turchesi avidi di follia.
    Aspetta, paziente, il Segugio del Saint Stan, privo di attrezzature speciali, nessuno teaser, nessuna armatura od elemetto con visiera trasparente.
    È vestito di variopinti colori sconnessi, e la sua pelle è bianca più di un cero. Sorride, mormorando una lieve cantilena macabra dalle labbra attraenti, seppur spettrali.
    Scar Jones è uscito di prigione, signori! Questa è l'ora di giocare, fiutare ed inseguire la preda. Questa è l'ora d'aria per il mutante "mandingo", il traditore che caccia i suoi simili, la feccia che volta faccia alla sua stessa feccia preferendo quella d'altri.
    Un due tre, un due tre... Conta, il mutante omega, mentre si gode la luce del sole, ma più di questo l'odore d'asfalto di quella larga curva dietro all'alto palazzone. Festeggia il riposo dai neon verdi della prigione che lo opprimono. Chi vorrà giocare con me questa volta? Si domanda, tenendosi a distanza dalle forze speciali umane, che lo guardano con disprezzo, lo sa, ma a lui non importa molto.
    Dopotutto fiuta la loro paura, e questo lo diverte: Scar Jones non ha mai provato timore di niente. C'è che dice che solo i pazzi siano impavidi, ma cos'era il mondo senza un po' di folle illusione?
    Un posto noioso.
    Così se ne sta accovacciato sul marciapiede, in attesa di uno scontro che per lui sarà solo un giochetto mentale divertente: avrebbe osservato l'azione dei polizziotti, avrebbe indagato sui mutanti incontrati, ma nessuno tra i suoi affilati diti si sarebbe mosso ad ingaggiare la lotta; non era il suo compito.
    Scar Jones prendeva solo i pesci grossi. E li tagliava a pezzettini. Li feriva con le sue lame. Li assaporava con la sua lingua lunga e appuntita.
    Era un pazzo guidato da altrettanti pazzi.
    Intercettò lo sguardo del novellino, ecco da dove arriva la puzza, pensò, sgranando gli occhi con fare aggressivo e sorridendogli, giusto per instillare in quell'essere ancora più ribrezzo e paura.
    Certe volte bastava una smorfia per creare la più potente delle Illusioni; e al Prestigiatore del Saint Stan piacevano tanto le linguacce.
    Scusate il ritardo
     
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    Prima dell'alba avrete un post, non temete
     
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    CASEY CALLAGHAN
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    "Aye, taxi, orari infami e poche domande. Aaah, l'America, la terra delle opportunità, giusto?" commentò sarcastico l'irlandese in risposta ad Harvey, per poi aggiungere dapprima in piatto tono didascalico tirando una boccata di fumo, poi con una risatina roca:
    "Di solito prendo i turni di notte, quindi se ci siamo già beccati, dico, tu eri troppo al buio per farti vedere in faccia. E troppo sbronzo per ricordarti del vecchio Casey, dico bene?"
    No, figurarsi se quel damerino era tipo da sbronze notturne.
    "Magari lo ero pure io, eh?" aggiunse sorridendo di sghimbescio allo specchietto retrovisore, con la sigaretta fumante che pendeva dalla bocca.

    La luce brillante del sole filtrava tra le sommità dei palazzoni di New York striando l'ombra delle strade, quell'inimmaginabile canyon urbano che lo aveva spaventato un po' quando vi si era trovato in mezzo per la prima volta, ormai anni prima.
    Percorrendo le strade principali in attesa di una svolta più sicura che fosse anche ragionevolmente pratica per raggiungere la loro meta, il taxi fu costretto a rallentare brevemente a causa di un semaforo proprio mentre passava davanti a uno dei suoi pub preferiti. Si trovò a domandarsi distrattamente quanto sarebbe stata inopportuna una piccola sosta, giusto per salutare qualche faccia amica.

    Stava già per aprire bocca a riguardo, rivolgendo un mezzo sguardo dietro gli occhiali scuri a Wall per interpellarlo, quando allo scattare del verde i suoi riflessi decisero per lui, lanciandolo attraverso l'incrocio come una molla pienamente carica, strombazzando d'istinto quando un macinino che doveva risalire almeno al 2010 diede segni d'incertezza. Alla guida del veicolo, un uomo anziano trasalì, sterzando bruscamente per spostarsi dalla traiettoria del taxi.
    "Che fai, dormi?!", ruggì Casey girando solo leggermente la testa nell'approssimativa direzione dell'altro utente della strada mentre teneva gli occhi fiammeggianti fissi davanti a sé. Aveva parlato a un tono di voce solo leggermente più alto del normale, lasciando intendere che il suo fosse più uno sfogo di nervosismo personale che un vero tentativo d'insultare qualcuno che non lo avrebbe di certo sentito.

    "Lì dietro -" commentò di nuovo calmo e gioviale una volta immessosi in una nuova strada abbastanza sgombra, indicando dietro di sé con un vago gesto del pollice destro, "- c'è un posto carino. Aria tranquilla, gente apposto, si beve bene."

    In fondo a quella strada, le scelte erano essenzialmente due: svoltare a sinistra, dove la strada faceva angolo con un enorme, vecchio palazzo, oppure proseguire dritto.
    Procedendo in direzione del fatidico bivio, Casey ebbe giusto il tempo di concedersi qualche riflessione: svoltare poteva essere un'idea per trovare qualche via meno trafficata, benché fino a quel punto non avessero avuto problemi di sorta, fatta eccezione per qualche utente della strada un po' stordito. Proseguire dritto significava invece dirigersi più direttamente fuori città, ma su una strada molto più trafficata e con poche effluenti.
    Stava calcolando mentalmente il percorso quando, arrivato in prossimità dello snodo, scoprì che stavolta non avrebbe avuto l'onere della scelta. La strada che proseguiva dritta sembrava bloccata per dei lavori in corso, almeno per quel senso di marcia.

    "Merda!" sbottò, contrariato più per principio che per reale intralcio ai suoi piani. Come se non bastasse, sembrava che più in là sulla deviazione di sinistra il traffico fosse rallentato.
    Si era già immesso nella piccola fila che andava formandosi per il rallentamento quando decise di sporgersi dal finestrino, slacciandosi la cintura di sicurezza e uscendosene per buona parte del busto, per vedere di cosa si trattasse. "Stramerda!"
    Ritirandosi nell'abitacolo e riallacciandosi le cinture, Callaghan gettò nervosamente la sigaretta nel posacenere e si sistemò gli occhiali da sole.

    "Posto di blocco, cazzo!" sbottò ringhiando, le dita strette attorno al volante.



     
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  10. Robert Wallace
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    ROBERT WALLACE - THE WALL
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    La corsa con il taxi di Casey stava proseguendo abbastanza tranquillamente, le uniche note di colore della corsa erano le litigate che il focoso irlandese stava facendo con gli altri automobilisti della zona che avevano la colpa di non andare troppo veloce o di impallare la corsa del taxi.

    Robert era tranquillo appoggiato al suo sedile che guardava fuori con la sua solita aria al limite tra l'infastidito ed il burbero cronico, oramai era quella l'unica faccia che poteva mostrare alle persone, specialmente in quel periodo in cui non si sapeva mai cosa poteva capitare ed i tempi allegri per lui erano finiti da un pezzo. Così i suoi occhi scuri si spostavano da un palazzo all'altro senza aprire parola con gli altri per il momento, semplicemente si accarezzava la barba folta e scura con la mano destra.

    Al sentire le parole di Foster in merito ad eventuali inseguimenti fece un piccolo sbuffo spostando lo sguardo sull'Inglese Beh speriamo che non ne avremo bisogno di tutto ciò una piccola pausa per poi proseguire con la sua voce roca e profonda ragazzi, visto che lavoriamo insieme per questa volta, e non è escluso che lo faremo ancora vorrei sapere di più su di voi ed in particolare sui vostri poteri, in modo tale che quando sarà il momento sapremo contare meglio l'uno sull'altro, che mi dite? domandò spostando con calma il suo sguardo dal conducente all'altro passeggero, dopotutto per lui l'idea di fidarsi del suo gruppo per poter agire di concerto assieme e non ognuno per suo conto era di vitale importanza strategica.

    Dopodiché, pur sentendo le parole di Casey in merito ad un locale interessante, cosa per il quale Robert voltò lo scatto nella direzione indicata dall'irlandese, si fece più sospettoso della lunga fila di auto incolonnate che stavano ferme davanti al taxi, la città era notoriamente caotica ma quando Casey fece l'annuncio di un posto di blocco il gigante sospirò profondamente, stringendo i pugni prima di scuotere un poco la testa state tutti calmi ma pronti ad entrare in azione se necessario, sarà un controllo di routine e se invece mirano direttamente a noi vorrà dire solo una cosa affermò senza pronunciare l'ultima parola, ossia "Tradimento", qualcuno li aveva tenuti d'occhio? Oppure c'era qualcuno che parlava troppo.

    In ogni caso dovevano stare calmi e tranquilli per vedere come si sarebbe evoluta la cosa.

     
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    L'isola del capitano Flint!

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    Harvey Foster - Time Lapse
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    « Keep calm and take the time control. »



    Ancora non sapevo quanto avrei potuto fidarmi dei miei nuovi "compagni" ma, quando Wall chiese informazioni su di noi e i nostri poteri capii che non sarebbe stato furbo tenere nascosta a loro la verità. Eravamo tutti e tre mutanti e, in fondo, ormai soci a tutti gli effetti. Tral'altro dovevo ammettere che la compagnia di quei individui così diversi tra loro, e da me, in un qualche modo mi faceva piacere. "Tocchiamo argomenti delicati, eh?" Affermai con una tagliente ironia mentre ero ancora intento a guardare fuori dal finestrino. "Ma è giusto così anche se..." A quel punto mi girai e guardai un attimo all'interno della vettura. "...non credo che questo sia il luogo più adatto. Ma vabbè, dettagli." Continuai mantenendo la mia ironia generale per poi zittirmi con un sorrisetto sghembo sul volto. "Nato a Londra, rimasto in un orfanotrofio fino ai dieci anni, poi mi hanno etichettato come mostro e me ne sono scappato e ho fatto il borseggiatore per le strade. Almeno finchè Xavier non mi ha trovato e mi ha portato in America... anche se me lo sarei evitato volentieri." Dissi poi per primo dopo quella breve pausa e ritornando alla mia quieta serietà. L'ultima parte tuttavia la dissi con tono un pò seccato anche se all'epoca era stata un utile opportuntà, questo dovevo ammetterlo. Non amavo molto l'America, specialmente il lato urbano, anche se al momento era lì che si necessitava della mia presenza e questo chissà ancora per quanto. "Attualmente faccio il detective privato che ce la fa a malapena a pagare l'affitto. Che altro volete sapere? Ah sì, il potere. Ho il controllo del tempo." Aggiunsi poi riprendendo un pizzico d'ironia. "Il tempo fa tutto quello che voglio io. Avete presente i dvd, quando potete mandare avanti o indietro o direttamente stopparli, ecco è lo stesso solo con la realtà... e con la durata di un oggetto o essere vivente. Non a caso potete chiamarmi Time Lapse, perchè in fondo è quello ciò che faccio principalmente." Continuai poi rigirandomi un attimo a guardare qualche auto passarci affianco. "Anche se il mio corpo ha pur sempre limiti umani per un grande e rischioso potere come il mio. Un passo falso, un secondo di troppo e rischio di disintegrarmi in un istante. Una prospettiva per niente piacevole... e non credo di avere a disposizione la rigenerazione come un certo Dottore." Inevitabilmente non riuscii a trattenere una risatina con quella mia uscita. Mi dovevo chiamare Time Lord altro che Time Lapse e il mio fidato Tardis doveva essersi disperso chissà dove. Ma sì dai, ci volevano solo i Dalek e i Cybermen ed ero apposto. Scherzi a parte neanche i Signori del Tempo avevano i miei poteri, anche se io avevo a che fare solo col tempo e non con lo spazio. Eh sì, niente viaggi nello spazio-tempo con me. Il taxi intanto continuava la sua corsa, guidato dall'irlandese dagli occhi di brace, tra le trafficate strade new yorkesi mentre io attendevo di scoprire i qualcosa di più su quelli che sarebbero potuti diventare i miei nuovi amici. Che pensiero strano per un solitario come il sottoscritto anche se per una qualche speranza per la salvezza dei Mutanti c'èra da collaborare e su ciò non vi era alcun dubbio. Se solo la Xavier School avesse collaborato... non era tempo per litigare tra noi come non era più tempo per i loro inutili tentativi buonisti. Il mondo non era un posto buono. Le potenze, chi comanda, qualsiasi cosa dalla più grande e potente alla più piccola e insignificante come un semplice orfanotrofio al centro di Londra non erano buone. La bontà assoluta funzionava solo nelle utopie e la realtà un utopia non lo era. Non era più il tempo delle buone trattative, era l'ora delle maniere forti. Certo, potevo ignorare tutto, continuare a fare tranquillamente il mio lavoro come se nulla fosse e sperare che nessuno si accorgesse di me... oppure tentare di salvare i miei simili. E l'unico modo per farlo ormai era quello della Resistenza. Tral'altro il pensiero che forse avrei dovuto fare del male, uccidere, ogni tanto mi tornava alla mente ma non c'èra nulla da fare se c'è ne fosse stato il bisogno avrei dovuto farlo. Non avrei dovuto avere pietà perchè loro con me non l'avrebbero avuta, mi avrebbero buttato dentro una cella a marcire e chissà, magari qualche pazzo avrebbe pure potuto usarmi come cavia per tentare di capire qualcosa sul controllo del tempo. Eravamo in guerra ed era abbastanza ovvio chi fosse nel torto. Di certo non erano stati i Mutanti a creare una sorta di moderni campi di concentramento. La parlata irlandese di Casey però poi mi tirò
    improvvisamente fuori dai miei pensieri rendendomi conto che avesse lanciato un commento su un pub la vicino in cui doveva essere stato qualche volta. Mi sarei voluto sbattere una mano in faccia. "Casey, non mi pare il momento." Commentai freddo rifilando una veloce occhiata annoiata dietro, dove aveva indicato il tassista, in direzione del suddetto locale. "Bah, pub! Perchè andare in un caos del genere quando si può stare comodamente seduti sul divano a bere una calda tazza di tè davanti a una serie tv, un film o a un documentario?" Sembravo davvero una sorta di intelletualoide, cosa probabilmente vera, ma quando ero diventato così? Probabilmente man mano che avevo lasciato la via del ladruncolo ed avevo iniziato a farmi una vita mia. Ricominciando da capo, ma non dimenticando il passato, quello mai. Era in quello, solo in quello, che per del tempo avevo avuto una sorta di padre. In certe situazioni non è poi così strano che la solitudine diventi la propia migliore amica. Anche se dopotutto non mi dispiaceva, affatto. Ma c'èrano sempre quel paio di domande a ronzarmi a volte in testa: Chissà chi erano i miei genitori? Chissà come sarebbe stato averli dei genitori? Avevo investigato tanto sulla cosa ma senza mi trovare uno straccio di ipotesi o indizio. Ero solo un nessuno e per chissà per quanti nemmeno esistevo. Mi sistemai il nodo della cravatta quando Casey quasi non mi ci fece strozzare con quello che disse. "Un posto di blocco!?" Mi dissi con gli occhi leggermente sgranati e ancora le mani sul nodo della cravatta prima che allungassi lo sguardo e notare che sfortunatamente l'irlandese non ci stesse prendendo in giro. "Questa propio non ci voleva..." Affermai a bassa voce più a me stesso che agli altri mentre continuai a mantenere l'attenzione sul posto di blocco. C'èrano due uomini in particolari uniformi, sapevo che erano anti mutante, e questo non mi fece sentire meglio. "Potrei far tornare questa zona indietro di qualche minuto ma con quelle maledette divise servirebbe solo a farci scoprire... loro non dimenticherebbero e partirebbero a inseguirci. Perciò ormai non ci resta che fare finta di essere un normalissimo tassista con i suoi normalissimi clienti. E tu, Casey, vedi di tenere ben nascosti quegli occhi da Jack O'Lantern." Presi un bel respiro, c'èra da mantenere la calma. "Cercate di essere il più naturali possibile e non fate azioni o movimenti sospetti o avventati, chiaro? E se qualcuno fa domande scomode lasciate parlare me, senza offesa, ma credo di essere il migliore tra noi tre a mentire." Solo quando il taxi si fu avvicinato ulteriormente al posto di blocco però notai uno strano personaggio nascosto tra le ombre e che aveva un non so che di singolare e allo stesso tempo sinistramente inquietante. Non avrei saputo dire se fosse il modo in cui tentava di starsene nascosto relativamente vicino agli uomini del Governo, al suo bizarro aspetto o a una semplice sensazione... eppure qualcosa mi suggerì di stare attento. "Ragazzi, state attenti, occhi e orecchie ben aperte, non abbassate la guardia e ricordatevi quanto vi ho già detto. E siate educati, non intendo avere risse. Le forze ci serviranno per ben altri rischi." Dicendo ciò il mio sguardo cadde istintivamente su Casey il quale, inevitabilmente, pareva il più adeguato alle risse da pub.

     
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