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  1. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira
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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »

    Era un sollievo sentire la brezza calda di quella sera estiva sferzarmi il volto e scompigliarmi i capelli. Sempre più spesso, dal giorno della scomparsa del Professor Xavier, mi sentivo soffocare, reclusa com'ero tra le mura della scuola. Le pareti mi si stringevano attorno, minacciando di schiacciarmi e di seppellirmi senza lasciare alcuna traccia di me.
    Diveniva allora un bisogno impellente, quasi fisico, abbandonare il letto che, a fine giornata, aveva accolto le mie stanche membra sin da quando avevo fatto il mio ingresso nell'istituto, e uscire all'esterno. Le strade di New York erano attraversate da una fiumana di gente, anche in quei tempi oscuri: centinaia di persone incolonnate, indifferenti e distratte, scivolavano e fluivano intorno a me, come le acque stanche di un placido corso d'acqua. Nessuno sguardo si soffermava sulla mia figura troppo a lungo: l'esperienza mi aveva aiutata ad acquisire l'abilità - a me estremamente utile - di passare inosservata.
    Sondavo, non vista, le menti di coloro che mi circondavano e che si trascinavano senza meta e senza energia, alla ricerca di qualcosa che potesse catturare la mia attenzione: ma i monotoni pensieri di sempre risuonavano all'interno della mia testa.
    Gli esseri umani sapevano essere indescrivibilmente prevedibili, quasi noiosi.
    Ma restava comunque un sollievo poter respirare liberamente e dimenticarsi per un istante, per un istante solo, della reclusione forzata nella quale tutti noi vivevamo, paralizzati dal terrore, immersi in un'ansia malsana.
    Non sopportavo quella situazione. Mi sembrava di essere stata catapultata indietro nel tempo, a quel periodo della mia infanzia che mi aveva vista prigioniera nella mia stessa casa, celata agli occhi del mondo per essere sottratta alla vergogna e all'umiliazione che la mia diversità avrebbe generato. Scossi il capo lentamente, nel tentativo di allontanare quelle riflessioni.
    Alzando sulla testa il cappuccio della maglia che indossavo sotto la giacca di jeans, in modo tale da nascondere il mio insolito colore di capelli, per evitare appunto di destare sospetti, mi azzardai ad entrare in una tabaccheria sulla strada del ritorno. Cauta e all'erta, indagavo mentalmente i dintorni: sapevo che la Resistenza stava reclutando in modo massiccio, specialmente nell'ultimo periodo. Mi chiesi, quasi involontariamente, come avrei reagito qualora avessero cercato di fare sposare a me la causa in nome della quale combattevano.
    Al di là dell'affetto, della gratitudine e del rispetto che mi legavano alla figura del Professore in fondo non avevo reali motivi per rimanere alla Scuola. Che cosa avevano fatto per me gli umani? Sarei stata capace di tradire la memoria di Charles? Di prendere una posizione tanto definita ed estrema?
    Gli interrogativi si susseguivano nella mia testa, affollandola. Gettai un rapido sguardo all'orologio che indossavo: era decisamente tardi.
    Mi avviai dunque a piedi verso la scuola: quando intravidi il profilo dell'edificio stagliarsi contro il cielo scuro, illuminato esclusivamente dalla fioca luce della luna e dal tenue bagliore emanato dai lampioni, avvertii un peso gravare improvvisamente sul mio petto. Cercai di ignorarlo, mentre varcavo la soglia della porta e mi sfilavo le sneakers per non produrre alcun rumore a contatto con il pregiato parquet.
    Sebbene fosse vietato fumare all'interno dei locali, mi accesi comunque una sigaretta, afferrando con l'altra mano un vaso, con la precisa intenzione di utilizzarlo come posacenere.
    Fu un attimo. Quando ero entrata, avevo commesso il banale errore di non controllare se ci fosse qualcuno sveglio, nonostante l'ora lo rendesse altamente improbabile. In quel momento, tuttavia, percepii distintamente dei pensieri carichi di disappunto. Mi voltai sorpresa verso una sagoma seduta, nascosta nell'ombra, che non tardai ad identificare.

     
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  2. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    « METTO A NUDO IL MIO ESSERE OGNI GIORNO »

    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.



    La sera è l'unico momento in cui i passi sul pavimento in legno, non mi sembrano tanto cupi, perchè appare silenziosa come in passato la scuola, quando il professore monitorava tutto con diligenza, senza mancar mai di tatto nei confronti di chi per un cambiamento drastico abbandona la quiete di una vita umana per scoprire il potere immenso celato nel proprio dna, senza tenerlo a bada molte volte. Mi guardo attorno senza poter in quell'attimo rado di solitudine notturna, senza riuscire ne mascherare quella malinconia che mi passa nello sguardo. Mi regalo uno sguardo al vestiario, quasi per sorriderci l'attimo dopo, sovrappensiero. Vestito con un semplice pantalone di una tuta grigio chiaro e quella maglia verde scuro dopo tutto sono comodi e mi regalano nella loro semplicità, quel confort che vorrei poter saggiare tutto il giorno. In realtà ogni scelta che faccio mi rendo conto che non fa che ricalcare le orme di Charles, cammino a piedi nudi per la scuola, apparentemente cercando relax anche ai miei piedi, ma in fondo solo io posso sapere che sfrutto quel contatto col pavimento per tener sotto controllo gli studenti che si nascondono come topolini nella scuola, in attesa di scegliere ora o in futuro forse da che parte stare realmente. Fra gli animali che mi vengono spesso in mente per sfruttare il mio potere, non è la lucertola quella che più mi si addice di più, ma uno vale l'altro quando si vuole percepire onde subsoniche provenienti dal pavimento. Questo è solo uno degli escamotage per capire se qualcuno oltre me si aggira per l'edificio. La mia sensibilità in quegli attimi è maggiore visto che devo sfruttare questa sensazione che mi fa vibrare il sistema nervoso dai piedi, salendo sino al cervello. Ogni passo avverto le mie proprie conde, quasi avverto il torpore che ti da l'idromassaggio se ti ci immergi. Ma poi qualcosa la avverto, flebile provenire dall'esterno c'è di certo qualcuno che sta rientrando a quest'ora della notte. Ho nelle mani la mia tazza di tisana fumante in mano, a cui ancora non sono riuscito a rubare nemmeno un sorso per la temperatura così elevata, chissà poi perchè mi ostino a farla bollire se poi devo attendere per berla. Sono cocciuto e spesso ripercorro i mieri errori, forse anche l'ostinarmi a proteggere i principi di Xavier e questa scuola sono solo degli errori che ripercorro. Il tempo saprà darmene conferma o torto. Comunque mi siedo sul bordo di una finestra per attendere in silenzio di capire con chi ho a che fare, per questo poso la mia tisana con uno sguardo seccato, sul mobiletto alla mia destra, che sostiene un mezzo busto del mio caro professor x. Intreccio le braccia, posando soltanto le natiche contro quel davanzalino e già accigliato, forse più per la tisana che per il rientro a notte fonda di chi che sia, mi preparo a rompere le scatole a chiunque sia. Perchè sicuramente nessun malvivente o nessuno appartenente alla resistenza sarebbe così idiota da attaccarci dalla porta principale. Serrando le labbra cerco il sapore di quel sorso che ancora non ho dato alla mia tisana ai mirtilli per poi vederla entrare, con quella sigaretta che forse vorrà spegnere il posacenere di fortuna, beh la cosa non la gradisco davvero molto e non appena sto per aprire bocca si volta, si accorge di me e mi rende stonato l'intervento a sorpresa. Ma non demordo e con un tono comunque basso la guardo fisso negli occhi, ormai concentrato su questo ho smesso di utilizzare il mio potere per sentir nella scuola cosa accade. <tutto bene lì fuori? Non hai corso pericoli vero?> non dico molto è vero, ma a volte le mie espressioni dicono più di quanto vorrei. Non ci conosciamo, la guardo soppesando i suoi movimenti e sguardi, per capire come la prenderà la paternale, ma comunque ormai mi hai rovinato la tisana nottuna e quindi ti prendi tutto il pacchetto. La guardo serio, ma senza esser troppo pesante nel parlare o agitarmi, il tono è duro ma non aggressivo, sembro più un fratello maggiore che cerca di consigliare la piccola di casa. Quel che voglio trasmetterle forse è chiaro <ti prego soltanto di non fumare qui dentro, perchè mi scoppia una tremenda emicrania se respiro del fumo. Quindi ti pregherei soltanto di avere rispetto di questo, per ora>e quel "per ora" è emblematico in una ramanzina, poi mi scosto dalla finestra andandole incontro, ben eretto sulla schiena e quando sono a pochi passi da lei la guardo da cima a fondo e stringendo appena gli occhi sembro interrogativo <mi sono scordato di te o hai il potere di cambiare volto?> chiedo privo di qualunque sarcasmo, visto che lì dentro in passato ne ha viste di tutti i colori e non scordiamoci che anche lui ha insegnato a giovani "talenti" per così dire.

    Edited by Shaxmire - 26/6/2016, 14:22
     
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  3. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »

    Immobilizzata dalla sorpresa - condizione che non ero solita sperimentare, a causa della mia particolare abilità - sondavo con attenzione la mente dell'uomo, indagando i suoi pensieri nel tentativo di prevedere cosa sarebbe avvenuto di lì a poco.
    Lo guardai quindi, muovendomi con una certa cautela, mentre lui mi studiava a sua volta.
    Greyson. Uno dei favoriti di Xavier e, certamente, uno dei mutanti maggiormente dotati tra quelli ancora presenti all'interno dell'istituto. Aveva fatto parte del corpo docente per un certo periodo, ma non avevo mai avuto modo di assistere ad una delle lezioni da lui tenute alla Scuola: non ero più una bambina quando Shaxmire - come si faceva chiamare - si era rifugiato da noi e allora Charles, i cui poteri erano tanto affini ai miei, aveva già deciso di istruirmi personalmente affinando le mie abilità.
    Quando la voce del mio interlocutore giunse alle mie orecchie ero così assorta nell'esplorazione delle sue riflessioni che mi inducevano a ricordare, a mia volta, tempi ben diversi da quelli che stavamo vivendo, da sussultare appena. Sbattei le palpebre un paio di volte, mentre tornavo alla realtà. In qualche modo, rischiavo sempre di perdermi nei meandri delle menti altrui, e forse negli anfratti più reconditi del mio stesso animo, che vibrava all'unisono con quello che scandagliavo meticolosamente.
    Riuscivo a percepire una certa insofferenza da parte di Greyson, ma l'espressione del volto e la postura rilassata delle spalle tradivano la sua intenzione di mantenere il tono posato con cui mi si era rivolto.
    Obbedii silenziosamente a quanto mi aveva chiesto, spegnendo la sigaretta nel vaso che stringevo in una mano. Dubitavo che avrebbe apprezzato, comunque.
    Non risposi alla sua prima domanda: cercavo di prendere tempo. Avrei potuto proiettare nella sua mente un'immagine illusoria e sgattaiolare in camera, ma mi sembrava scorretto. E , d'altronde, ormai mi aveva notata.
    Quando si fu alzato dalla sua postazione mi venne incontro, fermandosi a pochi passi da me e squadrandomi incuriosito. Non mi riconobbe. Come biasimarlo? Silenziosa e riservata non era raro che cercassi volontariamente l'isolamento. Un'emarginata.
    Indossavo ancora il cappuccio della felpa: lo lasciai scivolare sulle spalle, mostrando i miei capelli blu, corti e scompigliati, tra i quali passai una mano come a cercare di imporre loro un po' di ordine, invano.
    "Sono Saphira. So passare inosservata ... di solito." mormorai, stringendomi nelle spalle.
    "Senti, mi ... mi dispiace. Non succederà più. Non riuscivo a dormire."
    Non si trattava di una giustificazione, certo. E omisi consapevolmente i dettagli riguardo alla frequenza con cui mi ero concessa quelle uscite.
    Ma ero sicura di saper badare a me stessa, lo avevo sempre fatto.

     
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  4. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    « METTO A NUDO IL MIO ESSERE OGNI GIORNO »

    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.



    Se una cosa Xavier l'aveva insegnata a tutti noi, era sicuramente che l'amore reciproco fa l'unione. Fare una predica furibonda non sarebbe servito a nulla con chi di propria iniziativa aveva già manifestato un animo ribelle. Al gesto di spegnere la sigaretta nel vaso osserva le sue mani e poi guarda verso i suoi occhi ancora una volta, stirando le labbra in un sorriso appena accennato, col mio solito sguardo sereno e compiaciuto. A detta di molti mi prenderebbero a calci per questa mia espressione, a detta di altra mi coprirebbero di baci. Mai contraddire il pensiero popolare. <saphira> commenta lento quasi per saggiare il nome di quella ragazza scostante che si trova a cogliere in flagranza di reato. <beh io sono Bryce....> mentre formulo la propria presentazione ne scorgo meglio i tratti ora che quel cappuccio le scivola via dalla testa, quella capigliatura me la ricordo eccome, infatti interrompo quel che stavo dicendo e sollevo le spalle <ora mi ricordo di te!> e lo faccio con un tono quasi canzonatorio, forse eccedendo un pò in quanto a sarcasmo, perchè volevo capire meglio chi avevo di fronte. Una cosa che Charles gli ripeteva spesso era proprio di porsi con chi era in quella scuola nel modo più sincero possibile, forse io esagero tal volta, però cerco proprio di mettere a loro agio le persone anche se magari non risulto sempre simpatico per questo. <se vuoi prendermi per il culo, almeno potresti evitare di farlo con questa nonchalance?> beh chi si scuserebbe con questa rapidità, solo poco dopo esser rincasata a quest'ora della notte, come se fosse la prima volta che lo facesse, la mancanza di paura nel suo comportamento parlava per lei. Le do le spalle solo per recuperare con un pò di sonno la mia tazza di tisana che ora sarà finalmente tiepida, e la porto alle labbra, mentre mi riavvicino a lei. <vogliamo andare in cucina così che bevi anche tu qualcosa oppure ormai dopo avermi svegliato pensi di lasciarmi così in preda alla mia insonnia?> e lo sguardo è diretto a lei ancora una volta con quel modo di fare bonario che potrebbe sembrare un pò una presa per il culo, mantengo sempre la schiena eretta e lo ripeto a me stesso, perchè la vita desidera piegarmi, ma io non glielo permetterò, mi dirigo verso la cucina, sempre scalso e sempre con quel potere attivo che mi lascia rimbombare nel corpo quelle onde subsoniche, così che io possa avvertire se a qualcuno, Saphira compresa, venga in mente di lanciarmi qualcosa o corrermi incontro. Mi piace dopo tutto sentire la sensazione che da il legno sotto i piedi. Mi avolge l'oscurità man mano che mi dirigo verso la cucina, dopo tutto quella scuola la conosco a mena dito, perchè disturbare gli altri accendendo le luci. Mi volto a controllar la decisione presa da lei, ma agendo per conto mio, così che capisca che è libera di far la scelta che desidera senza costrizioni. Eh si! Charles mi manchi davvero tanto. Il silenzio di quel luogo a quell'ora mi culla troppo nella nostalgia. Mi ha anche insegnato a tener sotto controllo i pensieri più privati per evitar che qualche ficcanaso ci frughi dentro, non scherzavo quando dicevo di ricordarmi di Saphira.
     
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  5. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    "Se vuoi prendermi per il culo, almeno potresti evitare di farlo con questa nonchalance?"
    Touché Saphira, touché. Chinai il capo con fare colpevole mentre mi stringevo nelle spalle. Bryce non era uno sprovveduto, avrei dovuto intuirlo.
    "Hai ragione." gli concessi, sprofondando le mani nelle tasche della giacca di jeans sgualcita che indossavo.
    Lui mi diede le spalle per afferrare una tazza che aveva lasciato sul bordo della finestra prima di avvicinarsi a me, dopodiché mi sorprese nuovamente invitandomi a seguirlo in cucina e a bere qualcosa in sua compagnia.
    Non attese la mia risposta. Semplicemente mi precedette, mentre io indugiavo, confusa da quel comportamento: vivevo all'interno dell'X-Mansion da quasi sette anni e, a parte qualche rara eccezione, non si poteva certo affermare che avessi legato con gli altri studenti o che mi fossi integrata particolarmente bene. Il ricordo di Charles era tutto ciò che mi teneva ancorata a quel posto.
    Greyson, intanto, era scomparso, avvolto dalle tenebre in cui erano immersi i corridoi eleganti. Mi mossi nella direzione in cui era sparito, quasi correndo per rimediare alla distanza che aveva messo tra noi.
    Charles. Anche i pensieri del mutante che camminava davanti a me, quando si soffermavano sulla figura del Professore, trasudavano affetto e nostalgia.
    Ricordavo quando, molto tempo prima, mi aveva raccolta dalla strada e portata con sé, in quell'istituto: sin dal principio mi ero mostrata cauta e diffidente, timorosa che potesse trattarsi di un'altra prigione, di una sorta di ghetto nel quale i mutanti si rintanavano come animali braccati.
    In effetti, lo era diventato.
    Quasi non mi accorsi di essere arrivata in cucina. Le lampadine della cappa - sempre accese nel caso in cui qualcuno avesse avuto bisogno di un bicchiere d'acqua nel cuore della notte - emettevano un fioco bagliore che andava ad illuminare pigramente il bel volto di Bryce. Senza proferire parola mi avviai verso il frigorifero, afferrai una bottiglia di birra ed infine mi sedetti.
    "Mi risulta difficile restare chiusa tra quattro mura tanto a lungo. Ho bisogno d'aria." spiegai sincera, senza osare guardarlo negli occhi. Bevvi una lunga sorsata di birra, assaporando per un istante, in silenzio, quella piacevole sensazione di frescura.
    Faceva caldo, ma non osavo togliere la giacca per non esporre le cicatrici che mi deturpavano la pelle bianca in prossimità dei polsi.
    "Non intendevo fare incazzare nessuno. So essere prudente. Posso confodermi facilmente tra la folla. Ma ho bisogno di uscire." ripetei dunque, con maggiore enfasi, nella speranza che quell'incontro non rappresentasse la fine delle mie evasioni.


     
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  6. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.




    Lei come ogni mutante che avevo conosciuto lì dentro appena arrivati presentava ancora i tipici segni della
    diffidenza da umani. Quei passi che mi condussero in cucina mi permisero di sentire chiaramente il ticchettare dei piedi di Saphira che alle mie spalle mi seguiva, prima normalmente e poi più rapida. Riflettendo sul suo comportamente ora posso dire che forse l'avevo trattata come avrei voluto essere trattato io, per la sua reazione immediata non me ne resi nemmeno conto subito, ma un bel sorriso spontaneo aveva allargato le mie labbra come un tempo, nulla di calcolato, ma soltanto la gioia di poter passare del tempo con un mio simile, senza pensare troppo a fare il professore.

    Arrivai in cucina in pochi attimi e posai la tisana sul tavolo. Ormai era abbastanza freddina e quindi la versai nel lavandino, avrei pensato l'indomani a pulire il bicchiere. Sentivo Saphira che si muoveva alle mie spalle nel medesimo ambiente, senza avvicinarsi troppo e poco dopo sentii il rumore del frigo, aveva preso una birra. Forse per questo mi nacque il desiderio di farle compagnia e dopo che lei si era accomodata, mi diressi a prenderne una anche io, guardando la lampadina della cappa che come sempre era accesa.

    Ogni parola di Saphira dimostravano quanto viveva questa sua vita come una prigioniera, ma prigioniera poi di cosa? del suo potere? della scuola? della scelta che aveva fatto o avrebbe fatto? Prendendo una birra richiusi il frigo guardandola negli occhi. <ti capisco, penso che tutti noi stiamo vivendo in questa medesima situazione purtroppo. Ogni nostra azione è limitata dal caos che stiamo vivendo e ci sentiamo come in trappola> il tono colloquiale e spontaneo speravo che avrebbe fatto sentire più a suo agio la giovane mutante.

    A quel punto lascia per una attimo perdere le mie manie di controllo, lasciando che la sedia mi accogliesse e interruppi quella concentrazione che mi permetteva di usare il mio istinto animale per cogliere qualche personaggio losco entrare nella scuola. Almeno per qualche oretta potremmo stare in pace si spera. Dopo tutto io non sono il professore e non devo necessariamente prendere il suo posto, me lo devo ripetere ogni tanto. Ma il mio difetto è anche questa protettività non richiesta. <chi avresti irritato uscendo?> quell'affermazione mi portò ad aggrottare le sopracciglia negando col capo, interrogativo nell'espressione per capire meglio.

    <se posso darti un consiglio, la prossima volta chiedi a qualcuno di uscire con te oppure non rientrare tanto tardi. Se dormiamo non possiamo difenderci a vicenda> e le strizzai l'occhiolino per farle capire quanto fosse importante coi tempi che correvano, più di prima, che ci fosse coesione e fiducia tra noi. <anche se è difficile da fare e meno a dirsi, dobbiamo vivere la scuola e i suoi componenti come una famiglia che ci permetta di difenderci da quel che c'è là fuori> e non cito volontariamente la resistanza, non trovo loro il vero problema.

    <mi spiacerebbe perdere altri compagni> e il sorriso che ne derivò era più consapevole e serio mentre la guardavo nel suo atteggiamento così attento a qualunque cosa mi dicesse. <saphira hai detto? Beh quando vuoi uscire anche in pieno giorno sappi che sono un gran passeggiatore e chiacchierone> sorridevo perchè camuffavo quei consigli da qualcos'altro, cercavo di essere un amico per gli altri mutanti non un padre <...ma so ascoltare anche molto> e quel secondo sorso più profondo mi bagnava le labbra ridandomi quel senso di liberatà immediato e piacevole, che solo una birra sapeva regalarmi nel caldo di questo periodo.
     
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  7. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    Ascoltai attentamente le parole di Bryce: esse rivelavano una buona dose di saggezza e di buonsenso, sebbene fosse facile intuire che Greyson non dovesse poi essere molto più vecchio di me. Certo, ignoravo la sua reale età, tuttavia su quel volto dall'espressione affabile riuscivo a cogliere comunque il contrasto tra la freschezza di un sorriso giovane e fiducioso e quello che mi parve un velo di malinconia ad offuscare uno sguardo ormai esperto del mondo.
    Per un istante mi parve di riconoscere in lui alcuni degli atteggiamenti che avevano sempre contraddistinto il Professore. Provavo vergogna alla sola idea di condividere a voce alta quell'impressione, ma si era trattato di un pensiero immediato, sorto spontaneamente nella mia testa: era così evidente ... Il mutante che sedeva di fronte a me somigliava molto a Charles e la conversazione che stavamo intrattenendo in quel momento mi ricordava i lunghi colloqui che avevano coinvolto me e Xavier in passato. Esitai brevemente prima di decidere di proiettare quella sensazione nella mente del mio interlocutore, arrossendo appena.
    "Mi manca molto." sospirai, dopodiché mi ricomposi, prendendo un'altra sorsata di birra fresca e restando per un istante in ascolto del lieve rumore prodotto dal vetro della bottiglia nel momento in cui la posai facendone scontrare il fondo con la solida superficie del tavolo.
    "In effetti non credo che molti, a parte te, sarebbero disposti ad accompagnarmi nelle mie uscite. Io sono qui solo per Charles." confessai in risposta a quanto mi aveva consigliato, mentre indossavo nuovamente la mia maschera di imperturbabilità.
    Proseguii riflettendo a voce alta, impassibile.
    "Credi che finirà mai? Insomma ... anche quando le cose andavano bene, in realtà, nulla è mai stato facile per noi. Credi che un giorno lo diventerà? Il Professore nutriva un'incorruttibile speranza per il futuro ... Non credo di essere capace dello stesso ottimismo."
    Quelli della Resistenza sbagliavano a combattere per affermare con la forza il proprio posto all'interno di quella folle società che ci odiava tutti, indistintamente? Davvero erano da condannare? Io ... sarei mai riuscita a tornare a casa? Ad innamorarmi, a vivere in mezzo alle stesse persone che spiavo durante le notti insonni trascorse in mezzo alla strada?
    Rimasi in ascolto della voce e dei pensieri di Bryce: non ero solita concedere agli altri di sbirciare il mio cuore. Ero io ad intrufolarmi nelle loro menti, non viceversa. Ma, complice forse anche la malinconia dovuta all'ora tarda e la straordinaria affinità di Greyson con Xavier, ero decisa a compiere un'eccezione.



     
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  8. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.




    Dopo tante discussioni, girare l'angolo di un quartiere con la costante paura di trovarmi davanti ad uno scontro con le forze governative o contro i miei stessi simili, era piacevole conversare di cose più semplici con una persona che comprendevo nei suoi disagi. Lo sguardo è attento su di lei, perchè dopo tutto cara Saphira il mio lato umano deve ingegnarsi per comprendere cose che a te grazie alle tue doti, sono più che spontanee capire. Apparentemente sembra a suo agio la ragazza. Avverto quella sensazione che si crea, quella strana atmosfera che viene plasmata dai pensieri di lei, riguardo al conoscere xavier entrambi. O almeno averlo conosciuto.

    E a quel punto che la sua confessione mi rende serio, ma non incupito e la guardo con comprensione e sorrido appena < manca a chiunque l'abbia conosciuto...purtroppo> e il sospiro che mi esce spontaneo tra le labbra quasi serrate è chiaro segno dei miei pensieri. <sai anche io arrivato qui non riuscivo a capacitarmi di come potevo accostarmi a persone che comunque non vivevano i miei poteri, si ok! mutanti, ma non per questo potevano vivere i miei disagi, ogni potere è a sè> e lo ripeto come mille volte l'ho ripetuto nella mia mente che a quel tempo non vedeva altri punti di vista, con lo stesso entusiasmo stufo di ribadirsi quello stesso concetto.

    <se non ti da fastidio puoi dirmi quale abilità ti appartiene? Sai non conosciamo un potere intimamente finche non ci viene spiegato> e lui lo sa bene, lui che attinge sapere e conoscenza dagli animali, esseri puri che però vivono di istinti, lo vive tutto il giorno. Ognuno di essi gli entra dentro, viaggia sotto l'epidermide e lo coinvolge coi propri istinti. Ogni momento deve dividere l'istinto e quella che è la sua personalità. <prova a conoscere gli altri, tramite i loro poteri, ti dirà molto delle loro difficoltà e così potranno sembrarti più vicini. Così facendo troverai sicuramente qualche amico in più> e inclino il capo di lato, sorriso sempre come se fosse il primo consiglio che le do, mascherato da opinione e poi <e poi ci sono passato!>. Il tranquillo respiro manifesta la sincerità di quanto dice.

    <se non ti annoio posso comunque esserci quando lo desideri> un sorso di birra ghiacciata mi zittisce, ascolto ancora e comprendo cose nuove che mi dicono tanto di lei, stringo lo sguardo, soppeso i pensieri espressi in parola da lei, guardo ora un punto indefinito del soffitto, mentre rispondo placando, spero , qualche suo dubbio. <io sono sicuro che un giorno migliore arriverà, ma dobbiamo pazientare. Forse non arriverà mai per noi?> e la guardo facendo spallucce <non faremo in tempo a vedere la normalità di questa situazione, però potremo di certo creare un futuro migliore per gli altri come noi> lo pensa e lo ripete a sè stesso, dura per tutti questa vita al momento

    <lui era ottimista, non era facile nemmeno per lui, però credo che ognuno di noi ha una scelta importante da fare> ovvio che mi riferisca alla scelta del ruolo da rivestire in tutto questo, resistenza o no? <sai cosa penso, nella mia testolina> e lo dico ruotando l'indice accanto alla tempia destra <i nostri fratelli mutanti avranno una loro motivazione per appartenere alla resistenza, ma ci sono altre vie> torno a guardarla per darle convinzione in quel che penso <tu come ognuno di noi puoi scegliere, dovrai farlo e nessuno lo può fare per te, per noI> serio ma quietonell'animo spiego

    <però la nostra scelta potrebbe migliorare o peggiorare la violenza di questo mondo. Alcuni di noi sono letali oltre modo, altri hanno poteri di guarigioche che fanno impallidire i medici. Tu che uso vorrai fare di questo potere? Charles questo mi diceva e io ho scelto, perchè lascio che i miei poteri siano guidati da principi, da una morale. Se perdessimo questo diverremmo animali potenti senza senso di esistere, così com'è per gli umani. Chi si impegna nella propria vita per fare del bene e chi imbizzarrito va in guerra e uccide i propri simili>

    attendo fiducioso quella risposta che non verrà probabilmente espressa ne ora, ma forse nemmeno quando avrà deciso lei stessa. <in tutto questo non voglio influenzarti, ma posso farti riflettere>



    Scusa ma sono sempre più logorroico quando la giocata mi prende :3
     
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  9. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    "Se non ti dà fastidio puoi dirmi quale abilità ti appartiene? Sai non conosciamo un potere intimamente finchè non ci viene spiegato."
    Sorrisi di fronte alla curiosità che trapelava dalle parole gentili di Bryce: la sua domanda lasciava intuire un interesse sincero ma non invadente, privo di costrizioni. Non potevo non rimanere colpita da una delicatezza che, se non altro, mi era nuova. Decisi pertanto di offrire al mio interlocutore una dimostrazione pratica - breve ma efficace - del mio potere di telepate, .
    Finii la birra che avevo di fronte, quindi mi alzai dalla sedia sulla quale mi ero precedentemente accomodata e mi portai lentamente davanti a lui, tendendo un braccio nella sua direzione.
    "Posso prenderti la mano?" domandai timidamente, invitandolo con un gesto ad abbandonare la sua postazione. In effetti, non avevo bisogno del contatto fisico perchè la proiezione nelle menti altrui di immagini da me elaborate risultasse efficace: mi sarebbe bastato mantenere quello visivo. Ciononostante si trattava di un'operazione complessa e faticosa, che era facilitata dalla riduzione della distanza: perchè l'illusione fosse credibile era infatti necessario inserire elementi sensoriali sufficientemente dettagliati a conferire alla visione una consistenza quanto più possibile reale. Inoltre, dal momento che supponevo che Bryce non fosse abituato alla mia abilità, reputai prudente fornirgli un appiglio, un particolare che gli ricordasse di restare ancorato alla realtà e di non perdersi in quanto avrebbe visto e sentito di lì a poco.
    Così, nell'istante esatto in cui i nostri palmi si sfiorarono, il paesaggio intorno a noi mutò: non eravamo più all'interno dell'X-mansion, bensì nel Munster, in Irlanda. Non ci ero mai stata personalmente, ma i documentari che avevo visto alla televisione e la mia immaginazione bastarono a rendere l'immagine estremamente verosimile. Inoltre, sapevo che lui era originario di quei luoghi.

    munster-1



    Sentii Shaxmire sussultare al mio fianco, mentre entrambi ci affacciavamo apparentemente dall'orlo di una scogliera. Davanti a noi, l'oceano; sotto, il vuoto. Intrecciai le mie dita alle sue.
    "Non è reale!" gli ricordai, euforica, mentre il vento sferzava le nostre guance portandoci alle nari l'odore di salsedine e di terra bagnata. Il cielo plumbeo che avevo scelto di impiegare in quella proiezione pareva minacciare l'arrivo imminente di una tempesta, mentre qualche gabbiano si attardava sopra le nostre teste invece di cercare riparo dal cattivo tempo.
    Durò qualche istante, dopodiché ci trovammo nuovamente tra le mura familiari della scuola, nella cucina avvolta dalla penombra spezzata solo dal fioco bagliore delle luci della cappa. Non era cambiato nulla: le birre sulla superficie del tavolo, le sedie appena scostate.
    Sorrisi.
    "Sono una telepate: posso leggere i pensieri altrui ... e proiettare i miei nelle menti di chi mi circonda." spiegai dunque, in attesa di una reazione da parte di Greyson.
    "E sì, forse hai ragione riguardo al futuro che ci attende. Charles avrebbe usato le stesse parole." aggiunsi, in un soffio.


     
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  10. Shaxmire
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    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.





    Lei sorrise con una dolcezza che forse aveva mostrato di rado, lo si capiva forse dallo sguardo che mi mostrava e dalla timidezza che mi trasmise. Guardavo la sua mano ora che si era alzaa per avvicinarsi, chiaro segnale che un poco l'avevo compresa se si era tanto spinta ad avere una vicinanza maggiore. Le labbra erano appena socchiuse, mentre il mio sguardo azzurro chiarissimo, per via dell'attivazione del mio potere, si spegneva lentamente nelle mie pupille, lasciando posto al mio tranquillo azzurro intenso e più naturale.

    Le prendo la mano e mi trovo catapiltato dalla cucina della scuola ad una rupe in un paesaggio magnifico. Nell'attimo in cui tutto è cambiato ho deglutito e socchiuso gli occhi un breve istante per riprendermi da quello smarrimento che mi provocava ogni volta che la mia mente veniva sfiorata da un telepate. L'avevo capito appena mi ha preso la mano, visto che ho provato sensazioni a me ben note, anche mia moglie era solita mostrarmi paesaggi similari. Ma mentre riaprivo gli occhi, mi vennero in mente ricordi di quei luoghi, non ero mai stato lì sopra da bambino, o quanto meno non lo ricoprdavo, però era di certo la mia cara Irlanda quella.

    Il mutismo che mi sopraffece, mi permise di guardare attorno a noi e poi tornare su di lei. Un sorriso appena lieve nacque suelle mie labbra e quell'istinto animale inizio a scalciare in me, quasi per protezione o perchè aveva rievocato in me qualcosa di brusco, i miei occhi si riaccesero di quel colore che annunciava i miei poteri. Spalancai gli occhi e poi una volta tornati alla realtà li strinsi di colpo, lasciando la sua mano, ma riuscendo a non esser maleducato o brusco nel farlo, la lascia semplicemente afferrando ad occhi chiusi il tavolo, quasi per trovare qualcosa a cui appigliarmi che non fosse la mano di un telepate. Ma in poco tempo mi ritrovai a riaprirli, accorgendomi che lei poteva vedere con occhi diversie più smarriti quel mio comportamento.

    Aperti gli occhi stavo guardando verso il lato opposto al suo e immobile riuscì a placare i miei istinti animali, che si erano attivati dopo tanto tempo per via di quella situazione, erano anni che non cadevo in questo mio sbaglio. Era di nuovo tutto sotto controllo e un soffio di sospiro mi riportò a lei, la guardai con gli occhi tornati alla normalità, in qualche secondo di silenzio imbarazzante. Quel De javù lo sbloccai sorridendo come al solito, e balbettai <gran....grandioso, erano anni che non facevo un'esperienza simile. Ricordami di non spaventarmi la prossima volta> il mio tentativo risultava goffo forse, ma lasciava trasparire che qualcosa mi aveva turbato positivamente.

    E poi con un sorriso che ricreo il silenzio dovuto <grazie, non torno nella mia patria da anni e mi ha fatto piacere rivederla> sono spontaneo nel dirle come sempre ciò che penso, un segreto che Xavier mi ha insegnato a caro prezzo, con un telepate non puoi mentire. Rimani quindi sincero sin dall'inizio. Alla sua affermazione finale annui appena con un cenno del capo senza aggiungere nulla. <scusami ma ora devo mangiare qualcosa, tu hai fame?> e la così creai la circostanza per darle le spalle e mascherarle quanto meno la mia espressione sorpresa, mentre dal frigo recuperavo maionese e tacchino affettato per portarli sulla credenza opposta a dove eravamo.

    Purtroppo quel poco controllo dimostrato poco fa, mi aveva scatenato i poteri a mia insaputa e questo mi richiedeva un grande dispendio di calorie. Poi dopo trenta secondi di quiete aggiunsi <immagino sia difficile avere attorno persone che non possono nasconderti ciò che sono realmente? A me fa male scoprire la falsità di certi individui e ironia della sorte, tu la vivi in diretta> il tono è rammaricato, perchè dalle delusioni non siamo esenti, in quella scuola siamo tutti come bimbi sperduti in cui il nostro lato infantile e giovane rimane ancorato per sempre a quei nostri poteri. <tacchino e maionese che ne pensi?> e le mostro il coltello sporco di maionese che sto per strofinare sul pane in cassetta ai cereali che ho nell'altra mano.
     
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  11. Giulia96
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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    Percepii il turbamento di Bryce nel momento in cui la sua mano lasciò la presa sulla mia per aggrapparsi al tavolo, alla disperata ricerca di un appiglio che gli permettesse di ancorarsi saldamente alla realtà: un'insolita inquietudine si fece dunque largo strisciando nella mia mente, ma non era altro che una pallida eco dei pensieri di Greyson, sconvolti da un'apprensione della quale riuscivo a carpire soltanto pochi frammenti.
    Abbassai lo sguardo sulle mie dita pallide, leggermente tremanti per lo sforzo mentale compiuto e per il dolore che i ricordi che mi assalirono in quel momento inevitabilmente evocavano.

    Le voci. Molteplici, insistenti, insopportabili dentro la mia testa. Lunghi corridoi, stanze asettiche, camici bianchi. Dottori che odoravano di medicinali. La diagnosi di schizofrenia infantile.
    La vergogna dei miei genitori, la reclusione, i farmaci.
    E poi ...
    Tredici anni e il desiderio di uscire, di evadere da quella prigione che era la mia casa. Mi affacciavo alla finestra della mia camera e guardavo Meg giocare con gli altri bambini del quartiere, mentre io rimanevo celata agli occhi del mondo.
    I giorni si susseguivano tutti uguali, fluivano lenti e monotoni verso una meta dai contorni vaghi, sfumavano l'uno nell'altro ... fino all'ultimo.

    Un'altra immagine, vivida come se fosse reale.

    Mia madre e mio padre accasciati a terra, agonizzanti. Le loro menti soggiogate dalla mia.
    La fuga. La strada. La miseria.


    Scossi impercettibilmente il capo, impedendo a me stessa di indugiare oltre in quelle riflessioni.
    Nonostante le parole di ammirazione che mi rivolse, non potei fare a meno di scusarmi con Shaxmire.
    "Perdonami. Sono stata un po' brusca." mormorai, sprofondando le mani nelle tasche della giacca, come se nasconderle potesse bastare a rendermi innocua, normale. Umana.
    Accettai di buon grado il sandwich che Bryce si offrì di prepararmi: in effetti ero piuttosto affamata.
    "Con gli anni ho imparato ad escludere dalla mia testa i pensieri di chi mi circonda ... ma è un'operazione che mi risulta, non so ... innaturale, capisci?" cercai di spiegare, mentre addentavo il panino che l'uomo aveva allungato nella mia direzione, "È come se fossi costretta ad imbrigliare perennemente le infinite possibilità della mia mente con il solo scopo di controllarla, quando è tanto più semplice, per me, lasciare che corra liberamente sondando l'animo altrui. Ma rischierei di impazzire."
    Sorrisi appena.
    "Il problema non sono soltanto le voci qui dentro ... " nel pronunciare quelle parole mi picchiettai la fronte con il dito indice, " Sento ciò che sentono le persone intorno a me. Rabbia, dolore, frustrazione ... ogni emozione altrui si riverbera nel mio corpo. È quantomeno sfiancante."
    Mi presi qualche istante per masticare in silenzio.
    Sua moglie. Non sapevo che fosse sposato, ma non mi sembrava opportuno indagare: temevo di turbarlo nuovamente.
    "Sono una curiosa osservatrice della natura umana ... ma sì, spesso rimango delusa. Non ci sono segreti che io non possa conoscere. È utile, ma spesso terribile per me quanto per coloro che ascolto."




     
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  12. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    « METTO A NUDO IL MIO ESSERE OGNI GIORNO »

    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.



    Il cuore l'avevo ancora in gola, quelle visioni semplici avevano comunque dato uno scossone ai miei ricordi più segreti, ma per fortuna ero stato allenato per questo da Charles. Il respiro era forzatamente normale, anche se ad ogni respiro dovevo frenare un sospiro che strisciava tra i denti silenzioso.

    Non la guardavo per il momento <no tranquilla Saphira non è colpa tua. Soltanto sono scosso perchè erano ormai anni che nessuno mi coglieva di sorpresa con un potere tanto simile a quello di Charles> lo chiamava per nome, traspariva l'affetto in quel semplice confienziale nome. Le passava quel panino, così come addentava il suo andandosi a posare con le natiche contro il lavandino della cucina. Annuiva a quelle affermazioni sul controllo, ne sapeva qualcosa anche lui, che col tempo ha imparato ad amare il proprio potere, ma che lo aveva portato a toccare il fondo dell'abbisso prima di riuscirci.

    <ti capisco, per me è lo stesso ogni secondo della mia vita> il tono pacato e quel cenno del capo affermativo, mostravano comprensione e sembrava apparentemente privo di timore, ma dentro il cuore solo rimorso nasceva a quelle affermazioni.

    DOpo un morso mandato giù col dovuto tempo <credo che oltre il rischio di impazzire, io valuterei per come sono caratterialmente, se sia giusto sapere tutto degli altri, non permettendo loro di riporre fiducia in me tanto da confidarsi. Cioè voglio dire, sapere tutto di getto è come esser costretto ad avere continui confidenti, che però si sentono traditi dal solo fatto di conoscere in seguito qual'è il tuo potere> una semplice constatazione, non voleva renderla nervosa o farle la predica, era chiaro dal tono, ma era anche vero che la sua proverbiale sincerità lo portava a fare quei ragionamenti a voce alta.

    Il pensiero cupo che si concentrò nel suo cuore e nella propria mente era comunque messo a tacere dalla decisione presa con Charles di non farsi conoscere sotto quel profilo mai e poi mai. Solo Charles sapeva. <capisco anche che rischi di vivere situazioni felici con sentimenti negativi e viceversa se non controlli il tuo potere, inflienzata non da ciò che provi ma da quel che altri ti impongono> una attimo di silenzio, quasi riflessivo prima di dirle ancora <mi spiace tanto, è un potere che condanna eccessivamente il proprio portatore, ma col tempo lo potrai apprezzare e capire a pieno come fece lui, ne sono certo!> disse rivolgendo quel pensiero a Xavier, era ovvio.

    Da come si esprimeva l'altra non sembrava turbata dal deludere gli altri, ma solo da quel che poteva succedere a sè nell'utilizzo di quel potere <concentrati di più su quel che altri possono provare nell'esser derubati di una privacy emotiva e di memoria pratica, questo potrebbe esser il segreto per capire quali limiti importi e quali no> un consiglio, un ennessimo consiglio privo di condanna per la ragazza, tentava di lasciarle lo spazio necessario per sentirsi libera di esprimersi.

    Poi intrecciò le braccia sotto al petto terminando il panino per poi guardarla nuovamente <credo che ogni potere, per quanto diverso, se rientra in un certo genere di azione, condiziona allo stesso modo i possessori. Sai Charles viveva gli stessi problei, paure e disagi, man mano che lo conoscevo me ne resi conto. Ma lui divenne un grande uomo perchè cercava di utilizzarli a beneficio degli altri, per questo ho deciso di fare lo stesso> confessa serio.


    Edited by Shaxmire - 6/7/2016, 22:24
     
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  13. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    Ascoltai attentamente i consigli che mi elargì Bryce. Non mi ero mai veramente preoccupata di quanto irritante potesse risultare la mia intromissione nelle menti che mi apprestavo ad indagare ma, solitamente, la gente che mi circondava non era neanche cosciente del fatto che stava involontariamente condividendo i propri pensieri con una perfetta sconosciuta.
    "Non sono così altruista." confessai, stringendomi nelle spalle. Il mondo non mi aveva mai mostrato quella gentilezza che Shaxmire mi esortava ad usare a mia volta e, d'altronde, ero troppo abituata ai miei poteri di telepate per riuscire a sentirmi veramente colpevole delle frequenti violazioni della privacy che commettevo derubando gli altri delle loro riflessioni. Mi risultava naturale.
    "Ti senti indiscreto se osservi una vecchia coppia al parco studiandone i gesti? O se passeggiando carpisci qualche parola di un discorso di due uomini d'affari? Per me questo" e mi sfiorai nuovamente la fronte con la mano, " è normale come vedere le persone che mi sfilano davanti mentre cammino per le vie della città."
    Terminai il mio panino in un boccone mentre l'uomo mi parlava di Charles, riportando a galla vecchi ricordi. Mi mancava, mi mancava terribilmente. Era stato l'unica famiglia che avessi mai avuto. Rivedevo il suo inguaribile ottimismo negli occhi di Bryce, che bruciavano di determinazione: era saldo nei suoi propositi, riuscivo a percepirlo. Ma temevo che ciò lo avrebbe portato a fare la medesima fine del nostro preside.
    "Senti ..." sorrisi imbarazzata e abbassai gli occhi, "io non sono come il Professore. Non sono come te. Io l'ho conosciuto il mondo là fuori e ... mi risulta difficile nutrire la sua stessa speranza. È molto nobile il tuo intento di ricalcare le sue orme ... ma credimi, non riceverai gratitudine da nessuno. Il bene difficilmente viene ripagato con il bene e rimarranno in pochi a ricordarti come il grande uomo che cerchi di essere."
    Sospirai.
    "Non fraintendermi. Ho ammirato Charles e l'ho amato con tutto il mio cuore. Ma è stato ingenuo: non commettere lo stesso errore. Non pensare di poter cambiare il mondo. Non si può o, perlomeno, non lo si può fare attendendo pazientemente che esso ritrovi il lume della ragione. Resteremo sempre ai margini della società, in un modo o nell'altro, reietti reclusi in un istituto, nascosti in una casa, tremanti sul ciglio di una strada. È così che funzionano le cose."
    Era stato probabilmente il discorso più lungo che avessi mai pronunciato.



     
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  14. Shaxmire
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    Bryce Greyson - SHAXMIRE

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    STANANDO E AGGREDENDO LA BESTIA CHE MI LACERA L'ANIMO.





    Quello era solo un ragionamento, perchè era ovvio che nessuno avrebbe potuto convincere un muntante a usare i propri poteri in maniera diversa da quella a cui era abituato. Probabile che come gli era stato sempre ripetuto da tutti, Bryce si dovesse abituare al fatto che l'unico modo per far cambiare uso dei propri poteri in uno più sano e ponderato, solitamente era quello di subire un trauma irreversibile.

    Abbassò semplicemente lo sguardo quando lei rispondeva a quel modo, quasi a scacciare ogni pensiero affinchè non capisse cosa gli passava per la testa. <non la vedo propriamente nello stesso modo, però credo che col tempo potrai capire meglio cosa intendo. Se non fosse così comunque sarà sempre una tua scelta> rassegnato quasi, ma in realtà convinto in ciò che dice.

    <in quel caso no, perchè comunque potrei sentirmi indiscreto se ascolto frammenti di una conversazione di cui non sò nemmeno le basi? Tu credo che ascolti più di qualche parola frammentaria, ma sai esattamente cosa pensano entrambi e dove porta quella conversazione, quindi permettimi di dissentire, non è la stessa cosa> sincero anche se deve darle torto purtroppo.

    A quel punto ascoltai, intrecciando le braccia sotto al petto, ma andando a tormentare le labbra con la sinistra, mentre con uno sguardo attento e assottigliato dalla calma che mi dedicai in quell'ascolto, guardavo lei. Uno sbuffo di un sorriso quasi sarcastico si aprì a forza tra i denti, ma la continuai ad ascoltare comunque. <vedi è triste che una ragazza tanto giovane pensi di poter catturare l'essenza di una persona soltanto da alcuni suoi pensieri ed atteggiamenti> Negavo col capo, mentre mi avvicinavo a lei, andando a porre le mani di piatto sul tavolo, tendendo le braccia sotto di me.

    <non sono un illuso e non mi aspetto il meglio dalle persone. Tento di dare un contraddittorio alla loro cattiveria. Perchè pensi che finora ho parlato con te?> e le dava il tempo di raccogliere le idee e portarla a capire da sola i motivi che lo spingevano. Poi quello sguardo celestino che la fissava nelle pupille venne accompagnato con un sorriso lieve che si affaccia sulle labbra

    <saphira tu come ti ho detto prima, potrai scegliere e dovrai scegliere da sola che strada intraprendere. Ma qualunque scelta farai non dimostrerà se sei un'illusa o una rapace dei tanti in questo mondo. a metterà a nudo quel che hai nel cuore. Io non desidero la pace tra mutanti e umani, nè la guerra tra le due razze, però è importante che in un modo o nell'altro si raggiunga una pace adeguata per tutti. Per far questo forse ci toccherà combatttere i nostri simili o gli umani. Ma la lealtà con cui lo faremo, la ponderatezza con cui lo faremo, potrà salvare delle vite. Tutti soffriamo, ma non per questo possiamo permetterci il lusso di riversare sugli altri le conseguenze del nostro passato>

    e ad un tratto respirava più rapidamente e dando un forte respiro col naso, quasi come un animale che stava per perdere il controllo si era ripreso, fermandosi prima di lasciar il sopravvento a quel lato animalesco, istintivo e brutale che alberga in lui più che in altri. <non morirò come un illuso, ma spero di vivere attorniato da persone che si sono date il tempo di essere migliori di quelli lì fuori, pronti a guerreggiare> era ovvio che intendesse dirle che avrebbe voluto anche lei dalla sua parte, ma era chiaro anche che se così non fosse stato lui avrebbe comunque combattuto.
     
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  15. Giulia96
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    Cecilia Hammond - Saphira

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    « Non esistono limiti alle possibilità della mente. »


    Mi strinsi nelle spalle di fronte alle parole di Bryce: quella conversazione cominciava a mettermi a disagio. Ero abituata a leggere le persone, non ad espormi a mia volta al loro sguardo indagatore.
    Alzandomi dalla sedia sulla quale mi ero precedentemente accomodata mossi qualche passo incerto in direzione dell'ingresso della cucina: davo le spalle al mio interlocutore quando trovai la forza di biascicare una risposta.
    "Senti ... non me ne andrò, in ogni caso. Charles mi ha portata qui ... almeno questo glielo devo. Per il resto ... beh, non biasimarmi troppo. Non so essere migliore di questo. La mediocrità, in effetti, non mi disturba: è un buon modo per passare inosservati."
    Sospirai, dopodichè mi voltai verso di lui mentre con una mano mi grattavo la nuca e mi scompigliavo i capelli. Era un gesto che ripetevo spesso quando mi sentivo in imbarazzo.
    "Forse ... ecco, credo che dovrei andare a dormire."
    Non osavo guardarlo negli occhi: non avevo sonno, in realtà. Ma ero più che mai decisa a sottrarmi alla discussione che avevamo avviato. Apprezzavo sinceramente la compagnia di Shaxmire, ma solo ad un uomo avevo concesso di scrutare i segreti del mio cuore. E quell'uomo era scomparso.
    "È stato un piacere chiacchierare con te. Mh ... Buonanotte, Bryce."


     
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