Complex Systems

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  1. Lato-Tibby
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    Il gelo si impossessò di ogni fibra muscolare appartenente al corpo allenato di Aku. L'uomo sentì la pelle accapponirsi, seguendo un rifiuto naturale che la sua mente aveva maturato anno dopo anno da quando June se n'era andata: quello per i suoi simili, la cui vicinanza gli aveva solamente strappato ogni cosa, spogliandolo di tutto ciò che non era il suo nome. Era una vicinanza pericolosa, se ne rendeva amaramente conto.
    Domina le emozioni... Si ripeté, continuando a guardare dritto davanti a sè la parete opposta al binario, nonostante con la coda degli occhi tenesse sotto controllo la donna - anzi, le due donne. Il muro era color bianco lucido, costituito di regolari mattoni rettangolari. Aku si focalizzò sulla malta scura tra di essi, e si accorse di come nessuno di questi apparisse sbeccato o intaccato dalla normale sporcizia delle stazioni sotterranee. È un'illusione, tutto questo è frutto della sua mente. Constatò.
    Lo avevano trovato. Non sapeva come ci fossero riusciti, il mutante dai capelli ebano, ma alla fine eccoli: erano arrivati a reclamare il suo potere. Non importa il come, oramai. Doveva trovare il modo di svincolarsi da quell'inquietante presenza femminile, insidiosa sentiva i suoi occhi grigi pungere lungo tutta la propria figura. Quanto potere serve per creare un'illusione simile? Cercò di calcolare, anche se aveva già compreso che non sarebbe stato con la forza che avrebbe riconquistato il suo libero arbitrio, l'unica opzione rimastagli era la fuga. Levò lo sguardo verso il tabellone che segnava i minuti di attesa per il prossimo treno, impassibile all'esterno, eppure inquieto nell'animo.
    Non dette segno di aver udito il primo provocatorio dire della mutante, ma chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di attingere alla propria forza senza intaccare la stessa coerenza spirituale da cui essa fluiva.
    Una delle due figure deve essere finta... Ma quale? Non aveva modo di percepirlo, se non con l'istinto. Ed in una mossa repentina brandì un colpo di karate alla sua sinistra, piegando agile le ginocchia per attutire l'urto... Ma questo non avvenne, e nient'altro che aria frustò il suo palmo aperto. La donna mancina era scomparsa, lo stesso però non si poteva dire di quella alla sua destra. Reale ed opprimente.
    Lentamente, Aku si voltò verso di lei, non tradendo alcuna emozione. E in realtà, scoprì in quel momento, di emozioni non ne possedeva: nemmeno la paura di essere stato scoperto riusciva a scalfire l'assordante ed aspro lutto del suo animo.

    Non so di cosa tu stia parlando - le disse infine, pacatamente - Per caso ti conosco?

    Forse l'arma migliore che possedeva era quella dell'indifferenza, del bluff portato all'estremo. Si era allenato un'intera vita a fingere di essere una persona normale, un umano comune a milioni di altri. Non avrebbe abbandonato la sua copertura tanto facilmente, qualunque cosa volesse da lui quella mutante, Aku era ben intenzionato a non collaborare.
    Nonostante quello sguardo avesse tentato - non ne dubitava - molteplici uomini con il suo taglio affusolato ed attraente; Aku non avrebbe ceduto.
    Lui non era mai stato un guerriero, lui non aveva mai lottato per un ideale. Lui non era nessuno.
    Che lo lasciassero in pace.


    Edited by Lato-Tibby - 21/6/2016, 11:45
     
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