Complex Systems

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    barzellette.

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    Mind is a complex

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    Vuoto. Lo sentiva, dentro di lui, famelico seppur tranquillo. Dilagava nel suo petto, sordo, inamovibile ed impossibile da cancellare. Era nel suo nome, nel suo passato, tra i calanti occhi orientali sul proprio viso.
    Aku lo ascoltava, silenzioso, muovendosi lungo le strade di New York City, avvolto in abiti neri come l'ebano dei suoi capelli, mani chiuse in pugni lasciati in veglia lungo il soprabito scuro. Tornava a casa, come di consueto, dopo una giornata passata di fronte ad uno schermo di computer. Il suo lavoro non lo metteva in contatto con persone reali, era una professione da topo di laboratorio, la sua: si sedeva alla scrivania, accendeva il portatile di ultima generazione e digitava per ore, senza lasciarsi andare né ad una smorfia né ad un sorriso, forse solo a qualche strizzata d'occhi quando la luce del display iniziava a dargli noia. Lavorava a contatto con dati impalpabili, mentali, con realtà virtuali che non esistevano fisicamente. Ma ad Aku andava bene così, quello in fondo era un lavoro come un altro, a lui non importava granché: la verità era che quel posto semplicemente gli serviva per integrarsi nella società. E nascondere ciò che realmente era.
    Vuoto.
    Giunto allo svincolo della metropolitana, si fermò osservando per qualche istante l'insegna luminosa vibrare nella sera; un contatto di troppo e questa si spense, come se si fosse difettato qualche circuito. Nessuno sembrò accorgersene tranne lui, l'uomo che osservava e taceva; perché in fondo nulla era più in grado di fargli provare qualcosa. Qualcosa di buono.
    Brutto segno - pensò, osservando un'ultima volta l'insegna ora spenta prima di tuffarsi lungo le scale sotterranee a passo svelto - non mi piace per niente. Ma Aku non era un uomo superstizioso, le sensazioni lo pervadevano qualche istante e poi, come erano giunte, se ne andavano, lasciandolo lì: come se non fosse mai stato toccato. Come se nulla oramai potesse cambiare il corso della sua vita.
    In fondo alle scalinate colse i vagoni della metropolitana stridere, vide gli ultimi pendolari stringersi all'interno mentre le porte automatizzate si chiudevano. Non fu abbastanza veloce dal raggiungere il veicolo, questo si allontanò rapido ed efficiente lungo gallerie buie, lasciandolo solo sulla banchina improvvisamente deserta.
    Un'aria fredda e innaturale gli pizzicò la nuca, indisponendolo. Aku alzò il colletto del soprabito con l'intento di ripararsi. Devo avere lavorato troppo... Si disse, guardando il lato opposto del binario. Anch'esso era deserto, se non per una giovane donna alta dai capelli scuri e gli occhi grigi. Un che di innaturale pareva emanare dalla sua figura, qualcosa che al mutante hawaiano non piacque per nulla; come se si trovasse vittima dell'illusione di un'altra mente. Sciocchezze, cercò di convincersi chiudendo gli occhi e respirando lentamente, trova la tua pace interiore, Aku. Concentrati sul tuo vuoto...
    Riaprì gli occhi, e nell'esatto istante in cui la coda del suo sguardo mise a fuoco il corpo lui vicino, ogni centimetro della sua pelle rabbrividì: della donna alta, ora, nella banchina opposta alla sua non c'era alcuna traccia.
    Ma lei non era sparita.

    Era accanto a lui
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    Allora, spero vada bene, anche la sezione DD:
    Ho pensato che Intrigo potesse essersi "preparata il campo" creando l'illusione della metro vuota, di modo da mettere già con "le spalle al muro" il mio pg, prima ancora di approcciarlo.
    Mi piaceva un inizio inquietante, in linea con lei. Spero non sia un problema ^^
     
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  2. vadel
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    Erano settimane che lo osservavo. Non avevo detto nulla ai miei compagni, ero certa che non avrebbero approvato questa mia scelta di proporre l'ingresso nel nostro gruppo a questo strano mutante. Ogni giorno faceva le stesse identiche cose e nello stesso modo, quasi non fosse reale, quasi non vivesse e non gli importasse affatto di questo. Gli camminavo dietro da quando era uscito da lavoro celandomi alla sua vista, solo alla sua però, sarebbe stato difficile e veramente troppo stancante stare attenta a tutte le persone che ci circondavano. Concentrarmi solo su di lui mi veniva meglio. Ero riuscita a rallentarlo per dare il tempo alla metro di ripartire dopo aver fatto salire alcune persone. Mi ero fermata di fianco a lui, precisamente alla sua destra. I miei occhi si tingevano per intero di nero ma mi preoccupavo di farli sembrare normali mentre mi sforzavo per far sparire tutti e oscurare le loro voci e gli odori - Ti piace? - Dissi guardando con soddisfazione il mio operato - E' il futuro.. lo sai perché? - Domandai con voce calma mentre rivolgevo i miei occhi grigi verso lui. Era attraente e sapevo che questo sarebbe stato un punto in più a suo favore. Un'altra me apparve alla sinistra di Aku continuando a parlare al mio posto - Sei rimasto solo - Sussurrò la mia copia e l'eco rimbombava nelle orecchie dell'uomo - Passi la vita a nasconderti - Era vero, era un uomo che come tutti gli altri mutanti si celava dietro un'altra identità, che tirava avanti e cercava di passare inosservato. E ci riusciva troppo bene. Se non avessi trovato il suo nome in uno dei registri che avevamo preso alla scuola per ragazzi dotati del Professor X, non lo avrei mai notato. La cosa mi piace. Sorrisi, anzi sorridemmo entrambe, ferme ai suoi fianchi a guardarlo in silenzio. Avrei tanto voluto poter leggere nella mente delle persone e apprendere le loro paure e debolezze senza dover andare per tentativi.
     
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    barzellette.

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    Il gelo si impossessò di ogni fibra muscolare appartenente al corpo allenato di Aku. L'uomo sentì la pelle accapponirsi, seguendo un rifiuto naturale che la sua mente aveva maturato anno dopo anno da quando June se n'era andata: quello per i suoi simili, la cui vicinanza gli aveva solamente strappato ogni cosa, spogliandolo di tutto ciò che non era il suo nome. Era una vicinanza pericolosa, se ne rendeva amaramente conto.
    Domina le emozioni... Si ripeté, continuando a guardare dritto davanti a sè la parete opposta al binario, nonostante con la coda degli occhi tenesse sotto controllo la donna - anzi, le due donne. Il muro era color bianco lucido, costituito di regolari mattoni rettangolari. Aku si focalizzò sulla malta scura tra di essi, e si accorse di come nessuno di questi apparisse sbeccato o intaccato dalla normale sporcizia delle stazioni sotterranee. È un'illusione, tutto questo è frutto della sua mente. Constatò.
    Lo avevano trovato. Non sapeva come ci fossero riusciti, il mutante dai capelli ebano, ma alla fine eccoli: erano arrivati a reclamare il suo potere. Non importa il come, oramai. Doveva trovare il modo di svincolarsi da quell'inquietante presenza femminile, insidiosa sentiva i suoi occhi grigi pungere lungo tutta la propria figura. Quanto potere serve per creare un'illusione simile? Cercò di calcolare, anche se aveva già compreso che non sarebbe stato con la forza che avrebbe riconquistato il suo libero arbitrio, l'unica opzione rimastagli era la fuga. Levò lo sguardo verso il tabellone che segnava i minuti di attesa per il prossimo treno, impassibile all'esterno, eppure inquieto nell'animo.
    Non dette segno di aver udito il primo provocatorio dire della mutante, ma chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di attingere alla propria forza senza intaccare la stessa coerenza spirituale da cui essa fluiva.
    Una delle due figure deve essere finta... Ma quale? Non aveva modo di percepirlo, se non con l'istinto. Ed in una mossa repentina brandì un colpo di karate alla sua sinistra, piegando agile le ginocchia per attutire l'urto... Ma questo non avvenne, e nient'altro che aria frustò il suo palmo aperto. La donna mancina era scomparsa, lo stesso però non si poteva dire di quella alla sua destra. Reale ed opprimente.
    Lentamente, Aku si voltò verso di lei, non tradendo alcuna emozione. E in realtà, scoprì in quel momento, di emozioni non ne possedeva: nemmeno la paura di essere stato scoperto riusciva a scalfire l'assordante ed aspro lutto del suo animo.

    Non so di cosa tu stia parlando - le disse infine, pacatamente - Per caso ti conosco?

    Forse l'arma migliore che possedeva era quella dell'indifferenza, del bluff portato all'estremo. Si era allenato un'intera vita a fingere di essere una persona normale, un umano comune a milioni di altri. Non avrebbe abbandonato la sua copertura tanto facilmente, qualunque cosa volesse da lui quella mutante, Aku era ben intenzionato a non collaborare.
    Nonostante quello sguardo avesse tentato - non ne dubitava - molteplici uomini con il suo taglio affusolato ed attraente; Aku non avrebbe ceduto.
    Lui non era mai stato un guerriero, lui non aveva mai lottato per un ideale. Lui non era nessuno.
    Che lo lasciassero in pace.


    Edited by Lato-Tibby - 21/6/2016, 11:45
     
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  4. vadel
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    Avrei dovuto provare rabbia in una situazione del genere. Avrei dovuto infuriarmi nel vederlo colpire la mia copia alla sua sinistra. Era bravo, e aveva una mente forte oltre ad essere molto intelligente. Talento sprecato, assurdo quanto in tutta la sua intelligenza l'unica cosa che il suo cervello riusciva a suggerirgli era di nascondersi. Avrei dovuto arrabbiarmi anche per questo. Ma non lo feci. No anzi. Sorrisi a quell'uomo come se fossi fiera di lui. Solo in pochi erano riusciti a rendersi conto immediatamente che quello che stavano osservando non era reale - Dovresti - risposti alla sua domanda. Se volevo evitare che attaccasse la vera me avevo bisogno di maggiore concentrazione. Oscurare tutte quelle persone era impegnativo, quindi lasciai che potesse sentire gli odori dei passanti, che percepisse il tremito della terra che annunciava l'arrivo della metro alla banchina opposta. In quel momento avevo accumulato abbastanza energia per dedicarmi a far sparire la mia figura reale e creare un'altra mia copia alle sue spalle che allunga un braccio per toccargli la spalla. Avevo dovuto rinunciare a parte del mio scenario per convincere la mente del Mutante, che la proiezione di me stessa lo stesse toccando. Speravo di esserci riuscita. - Sì. Dovresti. Dovresti anche smettere di nasconderti. Fingi di essere come loro, li imiti, vorresti che la società ti accetti - Era la mia copia alle sue spalle a parlare - La stessa società che vuole rinchiuderti.. rinchiuderti in una cella più piccola di questo mondo in cui tu hai scelto di vivere - Alzavo la voce, volevo scuoterlo e farlo reagire - Che senso ha questa vita? Dimmelo Aku Walker - Intanto il pavimento tremava sempre di più e le rotaie stridevano accogliendo alla fermata il treno della banchina opposta. All'interno apparentemente vuoto... le porte si aprirono ma nessuno sembrava salire. Continuavano a rimanere soli, nella testa dell'uomo in quell'opprimente illusione.
     
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    barzellette.

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    Eccoli, i rumori, tornati nuovamente a scalfire i suoi sensi, come se non se ne fossero mai andati: i ticchettii di scarpette di una signora, il mormorio indistinto di uno o due passanti. La stazione era ancora vuota, lucida e asettica agli occhi di Aku: come l'aveva creata nel suo mondo la mutante così era rimasta, ma se prima era stata innaturalmente silente, al punto dal fargli accapponire la pelle, ora i rumori erano tornati a rassicurare, in parte, quella sensazione di anormale inquietudine che pervadeva la figura dell'uomo. La donna sparì nuovamente alla sua destra, per ricomparire insidiosa con una mano poggiata alle sue spalle dietro di lui, abbastanza lontana dallo sfuggire ad una qualsiasi mossa marziale, ma vicina quel poco che le bastava per toccarlo.
    Si sta forse concentrando su di me? È per questo che ha rinunciato ad attutire i rumori dell'ambiente? O si prende solamente gioco dei miei sensi? Ciò che lo stava toccando era reale o finzione? Non aveva mezzi per comprenderlo, Aku, il mutante che deviava la realtà fisica degli oggetti, deviato a sua volta da chi possedeva un potere di illusione molto più insidioso.

    Loro? - ripetè, laconico - Sono esseri umani. Come tutti, anche tu ed io.

    Chinò di lato il capo, ruotando lentamente il busto verso la donna dagli occhi grigi, dando le ritte spalle alle rotaie scure. Un sorriso ironico apparve, per brevi istanti, sulle labbra di Aku.
    Gli esseri umani gli avevano tolto ogni cosa: la propria famiglia, una casa in cui vivere al sicuro, June... Ma l'hawaiano non li odiava: sebbene in lui, oltre al vuoto dell'animo, frustasse materica una rabbia antica, l'uomo non indirizzava tale impulso contro le altrui vite. Riusciva a distinguere chiaramente le proprie emozioni, la personale esperienza del suo corpo, dalla fisica che governava il mondo. Sapeva bene, Aku, che non tutti gli uomini erano malvagi, che lui stesso era uno di loro; non una creatura che, in virtù dei suoi poteri, poteva vantare presunte superiorità razziali.
    C'era del buono sulla Terra, questo il Professore lo diceva sempre. E sebbene Aku non credesse piu, oramai, alla bella favola degli x-men, ciò non significava che fosse un guerrafondaio. C'era del bene nell'umanità, così come in essa si annidava il male. E l'unico modo per raggiungere la tranquillità di una mente empia era vivere nella più assoluta anonimia, rifuggendo entrambi. Proprio come Aku faceva.
    La verità era che, anche se lo avessero rinchiuso nella più piccola cella mai costruita, ad Aku non sarebbe importato nulla: il suo equilibrio era qualcosa che nessuno, dall'esterno, poteva intaccare.
    Osservò attentamente la donna attraente, chiedendosi se quello fosse realmente il suo aspetto o solo l'ennesima illusione. Potrebbe essere una vecchia, per quanto ne sappia... Potrebbe essere persino un uomo che sfrutta l'attrazione fisica per stanare quelli di noi che non vogliono essere trovati... Non rispose al suo ultimo dire, se non con un'altra, pacata seppur ferma, domanda.

    Come sai il mio nome?

     
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  6. vadel
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    INTRIGO


    "Sono esseri umani. Come tutti, anche tu ed io."

    Tu ed io Pensavo e ripensavo Tu ed io.. Le sue parole mi rimbombavano nella testa ed infine sbottai - Tu ed Io? - Mi veniva naturale aumentare il volume della voce e far sembrare che la terra tremi sotto i nostri piedi quando ero arrabbiata - Loro, ci costringono a nascondere ciò che siamo davvero… Loro, hanno rinchiuso i nostri fratelli e le nostre sorelle.. Loro hanno distrutto famiglie strappando i giovani dalle braccia delle proprie madri solo perché mutanti.. - Nell'impeto delle mie parole, il vagone del treno alla banchina opposta appariva pieno di gente, ma non me ero accorta subito. Abbassai lo sguardo, o meglio, la copia di me lo fece. Riflettevo su ciò che stavo facendo, costringere un mutante a prendere parte ad una lotta che non sembra interessargli affatto. Uno che probabilmente avrebbe preferito essere un umano che un mutante. Gli umani d'altro canto avevano provato a convivere con noi, ad accettarci ma, non è mai stato facile. Facile invece era denigrarci, esiliarci.. rinchiuderci. Alzai gli occhi su di lui…Non potevo credere che fosse davvero così, non poteva rimanere estraneo a tutto questo.
    Il rumore del treno che ripartiva mi fece riprendere dai miei pensieri. Diedi una rinfrescata all'illusione che avevo creato, la scala mobile scendeva senza portare mai nessuno, i tornelli non si muovevano di un millimetro e lo schermo che annunciava l'arrivo del prossimo treno si fermò a cinque minuti. Decisi di rispondere alla sua ultima domanda - Non è importante Signor Walker - Feci fare un paio di passi alla figura che imita il mio aspetto, non vorrei usare le maniere forti per farlo aderire alla causa ma temo di doverlo minacciare.. almeno velatamente. - Io ti conosco, non bene come vorrei, ma credo di sapere ciò che mi serve su di te - Sul viso della mia copia apparve un sorriso tutt'altro che rassicurante che svanì piuttosto velocemente. Avrei voluto ci fosse Robert a scrollarlo un po' per scacciare via l'ignavo che si trova in Aku
     
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    barzellette.

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    Il signor Walker era diventato bravo a nascondere i propri pensieri, ad esiliarli dalle espressioni con cui avrebbero potuto contaminare il suo volto. O forse non dovrei propriamente parlare di bravura: l'informatico non era un uomo che, come molti altri, si preoccupava di celare i propri istinti per non rivelarli all'esterno, terrorizzato dall'idea di esporre pericolosamente il suo vero Io, perché...
    Aku, fondamentalmente, non provava.
    Dunque ancora una volta gli occhi scuri e profondi, a mandorla sulla liscia pelle del suo viso, non risposero con alcuna luce o tremito alla lieve perdita di controllo della mutante.
    Indizio prezioso, quello che la giovane Intrigo si era lasciata sfuggire: l'essere passionale, avventata forse alzando la voce e dimenticandosi, anche se fugacemente, della vera metropolitana erano tutti punti che giocavano a favore per il più adulto, arido forse, ma al contempo paziente, uomo. La forza sta nella quiete... Devo solo attendere, dunque? Si chiese, rivolgendo lo sguardo alla tremante banchina, in attesa del successivo treno che preannunciava, stridente come la voce di lei, il suo arrivo.
    Se è la corsa di direzione opposta, è troppo lontano... Calcolò, sfiduciato quando le porte automatiche della metro non si aprirono verso di lui, ma a qualche opposto metro di distanza. Qualcosa, però, nella rapida vista del reale veicolo e nella percezione di suoni ed odori materici lo illuse, forse, di poter realmente sfuggire alle grinfie dell'attraente - o almeno apparentemente tale - sconosciuta.

    Chi ti dice che io sia uguale a te? - indagò, sempre giocando sulla difensiva - Per quanto si può dedurre in questo nostro primo incontro, qui di mutanti io ne vedo solo uno.

    Gesticolò con la mano, levando un palmo al soffitto e porgendolo alla sagoma femminile - che non aveva modo di comprendere se fosse finzione o verità -, come se la stesse gentilmente invitando ad una danza orientale. Non potè evitare di stirare le labbra in un sorriso più evidente e secco, che non ne contagiava gli occhi così come nessuna gioia contagiava esso stesso; pareva più un ghigno dorato, quello di Aku, ma l'uomo era sufficientemente sicuro che sarebbe bastato ad innervosire ulteriormente l'Entità - donna o uomo, anziana od infante che fosse - lui di fronte. Dopotutto era stata la mutante stessa a rivelare la propria inclinazione all'impazienza facendo tremare la terra.

    Erano umani o mutanti i tuoi genitori? Ti hanno protetta dalle pattuglie od esiliata per i tuoi poteri? - domandò, distogliendo nuovamente lo sguardo dall'interlocutrice ed intascando le mani nel lungo soprabito scuro - Una rabbia tanto radicata deve avere radici profonde... Ma dimmi, quanti giovani mutanti conosci per cui genitori umani si sono sacrificati? Quante donne umane hanno rischiato la vita per difendere i loro amanti mutanti? Bianco e nero non esistono: Tutto è Uno, ragazza impaziente. Non odio, non amore. Nessuna storia si divide in buoni e cattivi; questa è una visione troppo semplicistica di Sistemi molto più complessi.

    Un profondo silenzio accompagnò le ultime parole di Aku. Ripensò al lontano giorno in cui trovò, tornando dalla scuola elementare, i suoi genitori assassinati nella piccola cucina della loro casa. Sua madre era stata come lui, una mutante, capace di rendere malleabile gli oggetti più rigidi ed elastico ciò che era indurito per definizione fisica. Ma il padre di Aku... Solo un umano come un altro. Lo avevano comunque ucciso, però, per la sola colpa di voler difendere ciò che si ama. Doveva forse odiarlo per la sua differente natura? Non era stato, il signor Walker, un mutante; non era mai riuscito a comprendere fino in fondo la meraviglia di sua moglie e del piccolo figlio. Eppure, per loro, era comunque stato ammazzato.

    Conosci il mio nome ed ora l'aspetto del mio viso, il suono della mia voce, vero - concluse - Ma più di questo non ho da offrirti.


     
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  8. vadel
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    INTRIGO


    Guardavo da circa quattro metri di distanza, la mia figura di profilo, parlare con Aku. Non avevo bisogno di muovere le labbra per farla parlare, conoscevo così bene i movimenti del corpo, le espressioni ed il suono della mia voce da riprodurli fedelmente, a confronto, nessuno sarebbe riuscito a trovare qualche differenza. Entrambe guardammo quella mano tesa senza però far nulla. Lo lasciai parlare, volevo proprio vedere dove voleva andare a parare, quanto riusciva ad arrampicarsi sugli specchi e quanto poteva ingiustamente sottovalutarmi. Volevo interromperlo, tutte le sue parole erano solo fumo per me. Mi trovavo da troppo tempo nella resistenza da aver ascoltato fin troppe persone fare discorsi simili. Non ci volevo credere. Mi stava davvero sottovalutando
    - So il tuo nome, conosco il tuo viso. Ho visto il posto in cui lavori ed il luogo in cui vivi. Parliamo da pari perlomeno Signor Walker.. Preferisco quando cerchi di resistermi che quando tenti di farmi giochetti psicologici -
    L'espressione sul volto della mia copia non si smuoveva, aveva le labbra tese e gli occhi fissi sull'obiettivo.. a malapena sbatteva le palpebre. Non potevo dire che le sue parole non mi avevano fatto effetto, forse non lo avrei dovuto mostrare - Ho visto più di quanto avrei voluto sui miei amici mutanti. Tu dici di non fare dell'erba un fascio ma lo stanno facendo loro con noi e la nostra superiorità dovrebbe indurci a sottometterci al loro egoistico volere?
    Mi girai di scatto, solo io, sentii la metro avvicinarsi di nuovo, questa volta era quello che doveva prendere Aku. Non la oscurai, lasciai che ne ascolti il rumore. Ferro su ferro che sfreccia e stride contro i freni. Lo lasciai godere della luce dei fari e della vista del mezzo che si avvicinava per farlo salire. All'interno comunque non poteva vedere nessuno. Mi concentrai sulla mia copia facendole incrociare le braccia - E' arrivato il tuo treno.. vai pure - Volevo che andasse per dormirci sopra. Doveva riflettere e prendere una decisione prima di me. O con noi.. o contro di noi.
    La mia copia rimaneva immobile sulla banchina osservando Aku, probabilmente in attesa di dirgli altro prima di vederlo sparire
     
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    barzellette.

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    keanu-gestureGiochetti psicologici? Si chiese l'uomo silenzioso, stringendosi nel lungo soprabito che indossava da quella mattina e si era tolto a mala pena in ufficio, quasi riluttante di un gesto che, per molti altri, sarebbe apparso unicamente routinario, ma non per lui.
    Aku rimase perplesso da quella definizione, lui per primo era un uomo semplice, introverso, ma allo stesso tempo concreto come un albero dal tronco robusto. Non amava le illusioni, né fisiche né mentali, non conosceva adeguatamente la psicologia degli altri per volere, intenzionalmente, architettare qualche tipo di "giochetto". Si era limitato solamente a mostrare la sua visione del mondo e delle cose, poca importanza aveva per uno come lui che le sue parole fossero già state ripetute da altri individui. Ciò che è banale od ovvio, non per questo tende and essere meno vero.
    Ciò che è certo è che Aku mai si era permesso, sin dall'inizio dell'inquietante incontro, di sottovalutare la mutante dagli occhi grigi. Non avrebbe giocato sulla difensiva, restio alla collaborazione eppure cauto per non accendere conflitti, se avesse ritenuto Alaska Jones più debole di lui.
    Anzi, la sua mente matematica si era focalizzata a più riprese sul calcolo delle abilità illusorie di lei, cercando un modo per neutralizzarle, cercando un minimo di quantificare il suo potere X che gli sembrava pericolosamente vicino ad un livello omega, qualcosa che un mutante come Aku non avrebbe mai raggiunto. Tuttavia, a quanto pareva, Aku aveva indispettito la donna al punto dal farle credere di essersene preso gioco.
    Ciò non corrispondeva, come già detto, a verità. Ma Aku non era certo così sciocco dall'infrangere un'illusione che sembrava essersi creata l'Illusionista stessa.
    Dopotutto, da una situazione di simile svantaggio, l'hawaiano doveva trarre ogni condizione dalla sua parte, sperando così di poter sfuggire alla misteriosa entità nella sera di una New York sempre più spenta ed inquietante.

    Non è prudente parlare di "amici mutanti" in un luogo pubblico - la avvisò, con gentilezza - per quanto mi riguarda, affermare la superiorità delle proprie capacità non è poi molto diverso dall'erigere un'etnia a razza superiore delle altre. Pensieri tanto estremisti, personalmente, non ottengono i miei favori.

    La metropolitana arrivò, sferragliante e, con sorpresa di Aku, la mutante stessa lo lasciò andare senza alcun attacco od alcuna minaccia a lui rivolta. Strano... Così potrò evitare di usare il mio potere, almeno. Si disse, mentre le porte di un vagone deserto si aprirono proprio lui di fronte. Aku aveva il sospetto che anche quella corsa fosse un'illusione, ma decise di entrare nel veivolo ugualmente: in fondo, come già intuito, non aveva modo di eludere la mutante, ma forse poteva, con la pazienza, attendere che l'entità si stancasse abbastanza dal dover per forza terminare l'illusione in cui lo catapultava.

    Addio

    Le disse, anche se non era sicuro non si sarebbero più rivisti. Ciò era comunque quello che la mutante da lui si aspettava in risposta, dunque Aku, calmo come un soldato orientale nella meditazione che precede la battaglia, si limitò ad assecondarla.
    Una volta che si chiuse la porta automatica, l'uomo dai neri e lisci capelli si accomodò su un sedile arancione, riflettendo.
    Un'abilità in grado di farti interagire con il mondo esterno, celandoti sempre dietro ad illusioni. Mi chiedo se questo mutante abbia mai mostrato a qualcuno il suo vero io. Mi chiedo se sia mai stato sfiorato da colpi, carezze o fendenti d'arma Reali o se, invece, abbia vissuto tutto questo da uno schermo. Quale uomo può desiderare una vita in cui nessuno può toccarti?
    Forse Aku, ora, avrebbe volentieri dato l'anima al diavolo pur di possedere un simile potere X. Ma non era sempre stato così, l'ignavo di questo mondo. C'erano stati anni in cui persino il suo Vuoto si era lasciato colmare da sorrisi amici e capelli rossi su un viso di lentiggini. Quelli erano stati gli anni più belli della sua vita, nonostante ora, vecchio e inaridito eremita, lui per primo li rinnegasse.
     
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  10. vadel
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    Alaska Jones - INTRIGO
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    « I'm not in danger. I am the danger »



    Cosa è successo a questo uomo? Cosa può rendere una persona così indifferente alla nostra realtà?
    Lo ascoltai parlare ma, come le altre persone che popolavano la metro, io non potevo ascoltarlo. Estremista e fiera avrei aggiunto alle sue parole. Sebbene io pensi davvero che siamo superiori agli umani, non era quello che intendevo quando avevo usato quella parola. Non avevo più voglia di controbattere. Mi stavo stancando sia fisicamente che di quella situazione. Entrai nella metro proprio poco prima di lui appoggiandomi alle porte opposte a quelle aperte. Avevo lasciato la mia copia sulla banchina a salutarlo con la mano quando poi sparì in mezzo a tutta quella gente che era improvvisamente riapparsa. I rumori, le voci, gli odori e le persone erano tornate al loro posto ma io non avevo mai smesso di nascondermi dalla loro vista.

    Decisi che valeva la pena tentare. Provavo rabbia verso quelli come lui. Quelli che si rifiutavano di aiutare i propri simili.

    Non appena la metro aveva ripreso a muoversi, il vagone cominciò a tremare più del solito. I colpi di scena mi piacevano ma non quanto amavo creare scompiglio tra la gente annunciando l'arrivo di qualcosa di grande alimentando la loro ansia. Guardavo ogni persona in quel vagone, molti non si accorsero di nulla mentre alcuni si stavano preoccupando guardando timidamente fuori dai finestrini. Mi sentivo buona, per questo avevo reso, per gli altri passeggeri, i lineamenti del viso di Aku diversi, mascherando il suo aspetto senza che lui lo capisse. Ed in quel momento iniziai a divertirmi davvero.

    Una sbarra alla sua destra sembrava staccarsi da sopra per piegarsi su se stessa e le pareti cominciarono a presentare delle ammaccature interne come se il vagone fosse compresso da qualcosa all'esterno. Una sbarra dove un ragazzo dai capelli rossi si stava tenendo si piegava e in un istante era riuscita a circondare ( senza stringere) la vita del giovane che urlava spaventato. Avevo altro per cui concentrarmi e venni meno al mio impegno nel modificare il suo viso finendo per rendere la sua figura opaca e sfocata. Questa mancanza però mi stava dando ottimi risultati dato che aveva cominciato ad attirare l'attenzione di tutti i passeggeri completamente spaventati - Basta poco per farci finire al Saint Stan non credi? - la mia voce raggiungeva solo le sue orecchie cercando di confondere i suoi pensieri - Ti hanno scoperto Aku. Ti stanno giudicando perché tu sei diverso - Un signore prese ad indicarlo con gli occhi sgranati e la voce impaurita - Mutante - Disse con voce strozzata mentre tutti si allontanavano da lui e il ragazzino dai capelli rossi si liberava con facilità

    Osservavo la mia illusione dal mio confortevole posto nascosto. Mi dispiace Aku.. o con noi o contro di noi..
    Era quasi tutto finto, le urla, il vociare.. la paura. L'unica cosa vera era che quasi tutti lo stavano guardando per via del suo aspetto parzialmente celato. Lo avevo fatto perché non avevo tempo per creare tutti i loro volti con solo la mia immaginazione, questo mi semplificava le cose e di molto. - Quanto ancora riuscirai a nasconderti? -





    Edited by INTRIGO - 11/7/2016, 20:43
     
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    Proprio come ipotizzato, avrei dovuto agire con più cautela. Fu questo ciò che l'uomo dagli occhi di mandorla pensò quando ciò che gli era apparso normale e funzionante sino ad un istante prima si trasformò in un incubo di lamiere distorte e ammaccature.
    Aku si raddrizzò sul suo posto a sedere, il battito del cuore che accelerava mentre la sua mente si sforzava di mantenere il respiro regolare e la lucidità intatta sotto la sua alta e liscia fronte. Mani poggiate sulle lunghe gambe, rinchiuse in freddi pugni, il suo sguardo oscillò a più riprese dal giovane coi capelli rossi al resto dei pendolari, molti dei quali prendevano ad osservarlo con diffidenza, forse per il fatto che mantenesse una calma sospetta in un vagone dove il panico sembrava dilagare in ogni dove.
    Eppure... c'è qualcosa di indefinito, come una sfocatura del mio visus, c'è qualcosa... di irreale in tutto questo, intuì non solo per via della sagoma del ragazzino che pareva a tratti sbiadire, ma anche per la misteriosa sbarra metallica che si avvinghiava su di lui senza, tuttavia, nuocerlo al punto da richiedere il suo intervento. Perché stritolarlo senza ferirlo?
    In ogni caso non potrei comunque salvarti, ragazzo. Non sono io il pericolo su questa metro. Gli disse mentalmente, quasi che il giovane pel di carota potesse leggere i suoi pensieri. Come doveva comportarsi? Le persone che lo indicavano... Gli apparivano sbiadite perché erano illusioni? O ad apparire sbiadito era semplicemente il vagone immaginario, e di conseguenza chiunque si trovasse davvero costretto nel suo interno ad assistere alla scena?
    Sospettano realmente di me o tutto questo è l'ennesima finzione? Non sapeva trovare una risposta a quelle domande, eppure dall'esterno manteneva la sua calma empirica, un distacco quasi spietato, come se non gli interessasse della sorte di nessun altro oltre alla propria. Forse, sotto sotto, era davvero quel tipo di persona o forse si era semplicemente Stancato dei conflitti, delle guerre, dello "scegli da che parte stare" urlato ovunque in quegli ultimi tempi: sui cartelli, nelle locandine dei teatri, tra i giornaletti che ti consegnavano all'imbocco di una stazione della metropolitana... Persino lì Aku sentiva quella pretesa violenta gridargli addosso.
    Lì, lungo la Quarantaduesima Strada.
    Con calma razionale, sotto gli occhi che mai lo abbandonavano degli altri passeggeri, Aku estrasse dalla propria valigetta un auricolare. Lo accese ed agganciò al suo orecchio destro. Un istante dopo finse di digitare un numero sul proprio blackberry e solo allora, proprio mentre l'uomo di mezza età lo indicava sputando tra le labbra secche la sentenza "mutante", si concesse di rispondere ad Alaska Jones.

    L'unica cosa che vedono è un uomo al telefono che non si lascia prendere dal panico. Non hanno alcuna prova - le rispose, tranquillo - Chi è colui che si nasconde tra noi due?
    Hai creato tutto questo, sin da quando mi hai approcciato. Non ho visto il tuo vero volto, non ti ho nemmeno sfiorato. Mi chiedo, chi è il vero codardo?

    Le sue parole erano state sferzanti ed eccessivamente severe. Aku voleva provocare l'Entità mutante, affrontarla a viso scoperto, senza allusioni, ologrammi o doppioni immaginari. Se desideravano portarlo a combattere, secondo l'informatico vestito di nero, dovevano come minimo dimostrare di valerne la pena. Basta illusioni e ricatti, Aku voleva che le carte in gioco venissero scoperte. Aveva bussato al tavolo per tutte le precedenti manche, ma ora voleva vedere.
    Ruotò il capo alla sua sinistra, direzione da cui era giunta la voce della donna e prese un lungo respiro, come se con quel gesto potesse captarne almeno l'odore. I suoi occhi neri si piazzarono lungo il corridoio ammaccato, come se desiderassero agganciarsi ad uno sguardo la cui posizione gli era ignota. Chissà se stava guardando Intrigo negli occhi o aveva sbagliato totalmente direzione in cui volgersi.

    Che ne dici di porre fine a tutto questo? Io e te, niente civili in mezzo né giochi di persuasione. Voglio guardarti in volto mentre mi dici cosa vuoi da me.

     
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    Mi staccai dalle porte della metro, a breve saremmo giunti ad un'altra fermata e la mia tentazione di scendere e lasciar perdere Aku non era abbastanza. Ormai dovevo concludere in qualche modo. Lo lasciai parlare e mi avvicinai a lui continuando a nascondermi dietro le mie illusioni. Una signora con un giacchettino rosa ed in testa un cappello con un fiore fin troppo grande si girò in sua direzione parlando meccanicamente. Avrebbe capito che era solo un'illusione facendole assumere un tono piatto ed un viso privo di espressioni? Mi chiedi perché mi sforzavo tanto a tenere al sicuro quegli umani, dopotutto se lui l'avesse colpita a me non avrebbe importato nulla.
    - Dove andiamo? a casa tua o a casa mia? - Io sorrisi ma lui non poté vederlo. Quello che poteva vedere era solo la vecchia insipida e la stazione che si stava avvicinando.

    Se avesse scelto di venire a casa mia, difficilmente ne sarebbe uscito… o comunque non da "neutrale". Non gli avrei mai mostrato il luogo dove si rifugia la Resistenza senza accettare l'idea di doverlo rinchiuderlo o addirittura ucciderlo. La lotta contro il governo era più grande di lui e se avessi dovuto sacrificare un mutante per il bene della Resistenza beh..

    Sentivo la stanchezza. Se per lui quella era stata una giornata di lavoro, per me era il culmine di una settimana di inferno senza prendere sonno. Eppure lui, con tutto quello che avevo creato, non batteva ciglio. Pensai che si sentiva superiore, a me come a tutti gli altri, che non temeva nulla e che si sentiva fin troppo sicuro di se. Ma la cosa non quadrava. Mi morsi il labbro così forte che ne sentii il dolore ed immaginai il ferroso sapore di sangue scorrermi sula lingua. No la cosa non mi quadrava. Pensai infine che aveva un buon autocontrollo o che credeva davvero che non gli avrei fatto del male. Un uomo che si nasconde non è un uomo che non teme nulla.


    Era quasi come se non lo controllassi io. Era in grado di farmi scivolare via parte dello stress e farmi calmare con la sua dolcezza. Mio padre si era appena materializzato dietro di me sussurrandomi all'orecchio parole gentili. Mi chiese di lasciar andare Aku incolume perché non sarei riuscita a controllarlo.
    - non posso - dissi a lui senza neanche voltarmi a guardarlo - e poi lo sto facendo anche per il suo bene - Mio padre, o quello che spacciavo per mio padre, non rispose. Non approvava, non era sicuro di quello che stavo dicendo e facendo. Probabilmente lui rappresentava la parte più sincera e forse razionale di me


     
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    "A casa tua o a casa mia?" Aku inarcò scettico un sopracciglio scuro e lineare, ricambiando le occhiate della vecchia che gli parlava. Strano, fino ad un momento prima non gli pareva nemmeno fosse presente nel vagone, ma non poteva dire se questo dipendesse dalla sua distrazione o dal fatto che l'anziana fosse stata creata in un secondo momento dall'Entità mutante che lo inseguiva. Di certo non era reale, questo gli parve piuttosto ovvio dal tono meccanico ed inespressivo con cui si beffava di lui.

    Capisco, vuoi continuare a nasconderti

    Rispose. Non si credeva superiore agli altri Aku e, come ogni essere umano, anche lui temeva. Provava emozioni, ansie e paure. Il kung fu lo aveva però aiutato anche in questo: nell'autocontrollo di se stessi, nel reprimere l'istinto del terrore. Nel cercare sempre di trovare l'equilibrio e razionalizzare, specialmente quando la situazione era in proprio svantaggio.
    Si alzò allora dal sedile, notando la prossimità della sua fermata e finse di guardare dritto davanti a sè, ma nella mente rifletteva: si nasconde dalla mia vista e cerca di distrarmi con delle illusioni. Ciò mi fa ipotizzare che si trovi esattamente in posizione opposta ad esse. Non ne aveva certezza alcuna, Aku, ma scelse di proposito le porte scorrevoli che si stanziavano proprio in contrapposizione alla vecchia gracchiante. Allungò una mano verso una sbarra e incurvò leggermente il capo verso il basso. Ebbe la sensazione di essere all'entità vicino, molto vicino. Ma poteva benissimo essere anche quella un'illusione, non sapeva nulla della realtà di quel vagone imbrattato all'esterno da graffiti e cartelloni pubblicitari sbiaditi.
    Eppure, se solo fosse riuscito a stabilire un contatto vero, anche solo per un secondo... Le porte si aprirono, Aku indugiò un istante all'interno del vagone dando l'eventuale possibilità alla mutante di precederlo sulla banchina. Poi, sempre mantenendo la sua calma matematica, scese a sua volta.

    Solo un uomo armato di fucile sceglie volontariamente di andare nella tana del mostro - mormorò quasi in un sussurro - Ed io non sono un cacciatore. Ma dammi un motivo per cui crederti reale, affrontami per ciò che sei e forse in me avrai trovato un alleato al posto che un nemico.

    Quello era il prezzo per la contrattazione: Vedere con chi aveva a che fare, permettere ai propri neri ed intelligenti occhi di percorrere la figura del ricattatore, sia che fosse stato il profilo acre di fumo di un uomo dalla barba rubiconda, sia che si trattassero di più sinuose curve femminili. Aku si era stufato di parlare con menzogne ed illusioni, lui stesso era capace di modificare la realtà intrinseca degli oggetti per deviarne traiettorie od elasticità. Quei giochetti non lo deliziavano, anzi, lo riportavano dolorosamente alla sua natura di mutante.
    Ed il signor Walker, dopotutto, era solo un uomo che aveva scelto l'eremo per non dover più soffrire.
    Questo post è stato un parto D:
    Aku desidera un contatto, qualcosa di vero che lo spinga ad ascoltare/fidarsi di Intrigo. Altrimenti rimarrà lì come un sasso inutile AHAH
     
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